martedì 22 settembre 2015

Cuba deve uscire liberamente dalla dittatura comunista


L'isola dei Castro, del rum e di Bergoglio

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PAPA CASTRO
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È il terzo pontefice nella storia a visitare Cuba. Francesco è atterrato all'Avana per celebrare messa e poi incontrare il presidente Raùl Castro e suo fratello Fidel. Un nuovo messaggio per la Cuba che vuole cambiare aprendosi maggiormente lasciando però i Castro al potere, ma con la consapevolezza di tanti dollari americani per tirare a campare. Il popolo cubano però non è molto allineato con il cardinale arcivescovo dell'Avana, Jaime Ortega y Alamino.
Francesco apprezza Ortega, che ha già presentato da tre anni le proprie dimissioni da cardinale per raggiunti limiti di età, ma Bergoglio non sembra volerle accettare. Per molti cubani Ortega è troppo accondiscendente verso il regime castrista. Durante i preparativi per la visita di Bergoglio, ha dichiarato alla radio spagnola Cadena Ser che a Cuba non ci sono prigionieri politici, provocando la sollevazione di molti cubani. Il regime di Castro ha divorato l'isola nel tempo.
Cuba sta ora facendo i conti con la prigionia del mito cui l'ha costretta una rivoluzione. I cubani meritano la normalità purché siano loro a costruirsela. Soltanto dopo la morte di Fidel si saprà il destino dell'isola caraibica: se continuerà il castrismo con un nuovo leader o piuttosto ci si avvierà verso una guerra civile. Cuba l'isola di Che Guevara, di Fidel e della guerra del rum.
Una sera nel 1898 un ufficiale yankee, entrando in un bar a ordinare il liquore locale, ebbe l'idea prima di mescolarvi una bevanda da poco inventata in quel di Atlanta e chiamata Coca-Cola, poi di offrire la miscela ai presenti. "¡Cuba libre!", gridò in segno di approvazione un ex soldato dell'esercito indipendentista cubano, che aveva combattuto coi gringos contro i gallegos.
Nacque così il più famoso dei cocktail. Il regime castrista, con un'operazione di riscrittura del passato, cercò di far passare la leggenda che il Cuba Libre fosse stato inventato e imposto alla moda dai barbudos di Fidel nei pochissimi mesi passati tra la fuga di Batista e quella rottura con gli Usa che allontanò dall'isola la Coca-Cola.
Tra l'invenzione del Cuba Libre e i cocktail preferiti di Hemingway, come il Mojito, c'è poi cronologicamente la "via del rum", la rotta degli scafisti, che durante il proibizionismo trasportarono di contrabbando il rum negli Stati Uniti. La storia della grande industria del rum a Cuba è fondamentalmente la storia di Fernando Bacardí: un catalano arrivato nell'isola nel 1830 a soli 14 anni, e che iniziò a occuparsi del distillato di melassa quasi come passatempo.
Costituita formalmente la società nel 1864, già nel 1898 il Bacardi era diventato a tal punto il rum cubano per antonomasia, che proprio con una sua bottiglia fu inventato il Cuba Libre. Nel 2012 è terminato il conflitto tra Bacardi e Havana Club nella cosiddetta guerra del rum. Ora è tempo di dedicarsi al futuro dell'isola che ha bisogno di un progetto nazionale e geopolitico scevro dai dettami rivoluzionari.

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