Slow Food e Confédération Paysanne: insieme per il futuro dell’agricoltura
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Oggi a Cheese – la manifestazione internazionale dedicata al settore caseario di qualità organizzata da Slow Food Italia e Città di Bra – Carlo Petrini e Laurent Pinatel, in rappresentanza di Slow Food eConfédération Paysanne, hanno firmato un documento congiunto sul futuro dell’agricoltura:
L’agricoltura europea sta attraversando forse la peggiore crisi della sua storia: è in gioco il futuro di decine di migliaia di agricoltori europei, il cui destino è saldamente legato alla sopravvivenza dei territori, alla qualità dell’alimentazione, alla vitalità dell’economia rurale e agroalimentare.
L’occidente sta vivendo un periodo di transizione che rischia di sfociare in un momento di rottura per la nostra civiltà dove si sta imponendo un’agricoltura che rischia di trasformare le cascine in vere e proprie aziende, cancellando quell’agricoltura buona che è alla base di ogni cultura. Parliamo di un’agricoltura radicata nei territori, in cui l’uomo, in osmosi con il suo ambiente naturale e il suo ritmo di vita, potrebbe trarre dalla natura la quintessenza del suo lavoro, per nutrire se stesso e i suoi concittadini. Noi siamo chiamati a una scelta ben precisa e consapevole.
Al punto in cui ci troviamo non possiamo far altro che constatare come le politiche messe in atto da oltre 40 anni favoriscano la distruzione esponenziale dell’agricoltura e di tutto il suo patrimonio culturale. La crisi non è piovuta dal cielo ma è il risultato delle riforme della PAC, in particolare l’inglobamento dell’agricoltura e dell’alimentazione nell’arena spietata del commercio mondiale, oltre alla gestione delle quote latte. Nonostante con le nostre reti siamo comunque riusciti ad arginare alcune offensive ultraliberali, siamo oggi fortemente minacciati dagli accordi di libero scambio tra Europa, Canada e Stati Uniti, conosciuti come TAFTA (Transatlantic Free Trade Area) e CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), che finiranno per dare il colpo di grazia al mondo contadino.
Ma sia ben chiaro, per noi la conservazione non significa mettere sotto vetro i ricordi del passato. Non intendiamo opporre resistenza a un progresso inevitabile a cui non vogliamo adattarci. Noi rappresentiamo quel progresso di fronte al quale resiste la civiltà industriale, siamo portatori di soluzioni coerenti dal punto di vista politico, economico, sociale, ambientale, territoriale, energetico, sanitario, climatico, geopolitico, culturale e addirittura filosofico. Quel settore, spesso in modo dispregiativo chiamato “primario” fin dalla nascita della nostra società industriale, deve diventare “il primo tra i settori” se davvero abbiamo l’ambizione di assicurare un futuro alle prossime generazioni.
L’industrializzazione dell’agricoltura e dell’alimentazione è responsabile del 50% delle emissioni di gas a effetto serra. Inoltre l’aumento delle temperature oltre i fatidici 2°C metterebbe a serio rischio il lavoro dei contadini e la loro capacità di nutrire il pianeta. La questione ambientale non ci lascia alcuna alternativa: dobbiamo urgentemente cambiare il sistema della produzione e distribuzione del cibo.
Ecco perché chiediamo a gran voce un cambiamento di rotta per le politiche agricole e alimentari per aprire la strada a questi orizzonti ideati e proposti da Slow Food e Confédération Paysanne, che da anni stanno cercando strade alternative a quelle imposte dall’industrializzazione.
Le soluzioni esistono, sono le lanterne che dobbiamo seguire per rivedere nel profondo il nostro modello agricolo e alimentare. Non dobbiamo inventare nulla, serve solo mettere in pratica ciò che già conosciamo!
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