ATTUALITÀ | domenica 22 febbraio 2015, 08:00
Piaggio di Finale Ligure, la fabbrica che non c’è più: ora il rischio è il degrado
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Reportage di Savonanews nelle aree esterne dell'industria, dove si notano i primi segni dell'incuria con immondizia, graffiti e vetri rotti
La Piaggio è il passato, il presente ed il futuro di Finale Ligure. Nata nel 1906, quando Rinaldo Piaggio e Nicolò Sacconi, allora sindaco di Finalmarina, sottoscrissero un accordo, all’inizio la fabbrica si occupava di riparazione e costruzioni dei vagoni per i treni. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l’industria iniziò a produrre e riparare aerei militari, acquisendo quindi la sua attuale vocazione aeronautica.
Se ad Alba c’era la Ferrero, a Finale Ligure c’era la Piaggio. Generazioni di finalesi hanno “faticato” nello stabilimento collocato ai piedi della Caprazoppa, perché lavorare lì, al di là del posto sicuro, voleva dire fare parte della storia più intima e profonda di Finale Ligure. Perché la storia non sempre la scrivono gli uomini, ma come in questo caso le fabbriche.
Per anni centinaia di persone hanno varcato i cancelli al suono della sirena, che rimane uno dei ricordi più forti ed indelebili nelle orecchie dei finalesi che ancora sperano alle 7 di mattina e alle 17 di udire l’eco antiaereo risuonare per le valli e le vie. Il passato ed il presente di Finale Ligure, che si è fermato il 31 dicembre 2014 quando l’ultimo operaio ha lasciato la fabbrica, destinazione lo stabilimento di Villanova d’Albenga.
La vera sfida ora è il futuro, la riconversione delle ex aree. In questi ultimi giorni si è discusso molto della riconversione, della bozza di progetto che prevede la realizzazione di tre grattacieli, la conservazione dell’hangar e lo spostamento a monte dell’Aurelia. Al di là del piano il sindaco e tutta l’amministrazione sono chiamati ad una grande sfida, perché la Piaggio non c’è più ed il rischio più concreto è il degrado della zona.
Come si vede dalle foto scattate dal lato mare, il suo volto nascosto, la fabbrica porta su di sé tutti i segni del tempo e già qualcuno dell’incuria. Graffiti sui muri, vetri rotti, immondizia accumulata a terra, cataste di legna l’industria porta già addosso i segni dell’abbandono. Ed il luogo del cuore di moltissimi finalesi rischia di trasformarsi nel simbolo del degrado.
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