giovedì 30 aprile 2015

amianto:un dramma italiano

Oggi è la decima Giornata mondiale che ricorda le vittime della “fibra killer”

Amianto, in Italia ancora 32 milioni di tonnellate e una scomoda verità

Bonifiche per metterlo dove? Legambiente: da noi mancano gli impianti per lo smaltimento
[28 aprile 2015]
amianto eternit
Secondo le ultime stime (per difetto) messe nero su bianco da CNR-Inail, in Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate d’amianto, nonostante il materiale sia stato messo al bando ormai da quasi un quarto di secolo. Il Programma nazionale di bonifica del Ministero dell’Ambiente conta 75mila ettari di territorio in cui è accertata la presenza di materiale in cemento amianto, ma quello nascosto all’occhio delle autorità è certamente molto di più; basti pensare che la mappatura dell’amianto presente sul territorio è stata conclusa solo da metà delle Regioni (Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta), mentre è in fase di ultimazione nelle province autonome di Bolzano e Trento. Sul resto del territorio, buio e stime.
Noti o meno, i numeri dell’amianto continuano inesorabilmente a mietere le loro vittime. Nel Registro nazionale dell’Inail sono oltre 15mila i casi di mesotelioma maligno diagnosticati dal 1993 al 2008, e le vittime italiane per malattie asbesto correlate arrivano a 4mila l’anno, più di 10 al giorno in media.
Dalla messa al bando di 23 anni fa, cos’è stato fatto in Italia per contrastare questa crudele eredità? Nel suo nuovo dossier Liberi dall’amianto, Legambiente oggi ricorda come nonostante la Legge 257 prevedesse Piani Regionali Amianto redatti entro 180 giorni dalla sua pubblicazione, ad oggi Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sardegna non li hanno ancora approvati. Ma i problemi sono estesi su tutto il Paese.
«Fino ad oggi, purtroppo, i risultati ottenuti sono molto scarsi – commenta Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente e membro del think tank di greenreport – E’ urgente intervenire tanto sui grandi siti industriali quanto sugli edifici pubblici e privati; bisogna completare il censimento e gestire con attenzione i sistemi e gli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei materiali contenenti amianto. E’ poi necessario promuovere una corretta informazione sul problema amianto, su come comportarsi per eseguire interventi corretti e sui rischi derivanti dall’esposizione alle fibre dovuta al deterioramento delle strutture ma anche allo smaltimento illegale dei materiali. Facciamo appello al Governo affinché si impegni concretamente nel dare risposte e giustizia alle vittime dell’amianto, come promesso all’indomani dell’assurda sentenza di assoluzione che ha messo la parola fine al processo Eternit nel novembre scorso. Per far questo occorre consentire al più presto l’avvio delle bonifiche dei siti industriali e la rimozione dell’amianto dagli edifici ancora contaminati, attraverso l’attuazione di quanto previsto nel piano nazionale stesso. Un primo passo utile sarebbe lo stanziamento di circa 20 milioni di euro, da attuare con il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, che porterebbe alla bonifica di oltre 10 milioni di metri quadri di coperture in cemento amianto».
Ma tutto rimarrebbe inutile senza la volontà di affrontare il problema con la dovuta maturità da parte di istituzioni e cittadini. Se un pericoloso immobilismo aleggia ancora lungo tutto lo Stivale, in parte i motivi vanno rintracciati anche nell’ostilità di molti territori ad ospitare impianti e moduli per lo smaltimento dell’amianto (che è un minerale, e se trattato di conseguenza con le dovute cautele torna innocuo). Semplicemente – come greenreport ricorda da sempre – se tutto l’amianto presente oggi in Italia finalmente venisse bonificato, non ci sarebbero gli impianti pronti ad accoglierlo; questo, indirettamente, favorisce il proliferare delle attività illecite per la “gestione” del problema.
«Le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l’amianto – si legge nel dossier Legambiente – sono 11 per un totale di 24 impianti: in Sardegna 5, in Piemonte e Toscana ce ne sono 4, Emilia, Lombardia e Basilicata 2, Abruzzo, Friuli, Liguria, Puglia e la provincia autonoma di Bolzano 1. Le volumetrie comunicate sono pari a 4,1 milioni di metri cubi (1,5 milioni nella sola Sardegna) mentre l’unico impianto di inertizzazione comunicato è quello in Friuli Venezia Giulia». Da dati Inail (ormai di due anni fa) emerge che le volumetrie residue di questi impianti ammontano a circa 2,4 milioni di metri cubi, mentre quelle previste dai nuovi piani realisticamente fruibili nel breve termine si concretizzano in altri circa 228mila metri cubi.
«Numeri che da soli non bastano a reggere il carico dei rifiuti contenenti amianto prodotti annualmente nel nostro Paese. E questa carenza – sottolinea Legambiente – comporta che circa il 75% dei rifiuti viaggino verso gli impianti esteri. Questo genera anche un prezzo medio di smaltimento superiore alle altre realtà europee. Per uscire da questo stallo occorre attuare un’adeguata pianificazione per la realizzazione di una impiantistica di trattamento e smaltimento a supporto delle operazioni di bonifica».
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