mercoledì 10 giugno 2015

dare una possibilità a Marino per ricostruire la politica


Mafia Capitale. Non è una soluzione sparare contro la politica, cominciamo a ricostruire

Pubblicato: Aggiornato: 
MARINO
La più grande si chiama Roma. È una delle 32.000 stazioni appaltanti dell'Italia (un numero a cui noi Giovani Imprenditori toglieremmo volentieri 3 zeri). Proprio a Roma stanno per arrivare 25 milioni di visitatori per il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco. Dovremmo stare tutti attaccati a discutere di come creare migliaia di start-up nel turismo, attrarre gli investitori internazionali sul business del trasporto pubblico della Capitale, organizzare musei e monumenti per trasformare un patrimonio di 2000 anni di storia in industria vera, che produce.
E invece i 25 milioni di cui Roma discute oggi sono quelli di mazzette e corruttele che hanno fatto della città eterna la città dello scandalo eterno. Sono le "mucche da mungere", i migranti trasformati in smercio, le cooperative che cooperano soprattutto con la malavita. Una piaga che ha spinto Confindustria a costituirsi parte civile nel processo avviato dalla procura di Roma con l'inchiesta su Mafia capitale. E che soprattutto sta facendo svanire il sogno olimpico del 2024 in favore dell'incubo dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose e l'inizio di un lungo commissariamento.
Come per l'impresa vale il principio della proprietà privata - che garantisce continuità e produttività - e il commissariamento rappresenta una pericolosa intromissione che spesso non è la soluzione, così per un Comune vale il principio della proprietà collettiva, quella della cittadinanza. E il commissariamento, oltre che essere una forma di esproprio, non è soprattutto la soluzione.
Non è una soluzione sparare contro la politica, l'eterno "Piove, governo ladro". Anzi, rischia di essere solo un avvitamento pericoloso, perché mette la polvere sotto il tappeto, blocca il lavoro di chi sta provando a cambiare le cose e impedisce alla società, ai giovani, ai cittadini e a noi imprenditori, di partecipare a ricostruire quegli anticorpi economici e civili che sono la base del capitale su cui può rialzarsi questo Paese.
Per questo a Roma, come in tanti Comuni d'Italia, è inutile prendersela con la politica se poi i sindaci non possono incidere sui ranghi dell'Amministrazione, come ha spiegato l'Assessore alla legalità di Roma raccontando che sono ancora in Comune i dirigenti corrotti: quelli che hanno provato anche solo a spostare fanno il ricorso al solito Tar che li reintegra.
È giusto dare a chi viene eletto responsabilità e strumenti per decidere e mettere in pratica programmi, strategie, idee. È giusto che 5 anni dopo i cittadini possano valutare i risultati. Questa è un'amministrazione non più contro, ma a favore di cittadini e imprese, dove i comportamenti virtuosi vengono premiati e quelli illeciti puniti, dove le imprese che rispettano le regole riescono a partecipare allo sviluppo economico del territorio e non vengono sorpassate da quelle "degli amici degli amici" che vivono di corruzione.
Se la merita il Paese, e se la merita soprattutto Roma, che - anche se oggi forse lo ha scordato - non solo ha una lunga storia da raccontare, ma soprattutto ha una lunga storia davanti da ricostruire.
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1 di 6 
 
Agf
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