mercoledì 10 giugno 2015

la lotta della scuola

La lotta della scuola

by JLC
Il movimento della scuola ha dimostrato di non essere una corporazione e ha fatto crescere le ragioni di una protesta con cui in realtà si respinge l'aziendalizzazione della vita di ogni di giorno. Il risultato più importante di questa lotta non è aver messo in difficoltà il governo, obiettivo comunque impensabile qualche settimana fa, ma aver cominciato a trasformare la scuola in una grande Agorà pedagogica, culturale e politica che produce analisi, progetti e idee per rifondare il sistema formativo ma anche l'intera società
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Sciopero della fame contro la Buona scuola a Bologna

di Alain Goussot*
Il governo è in difficoltà sul disegno di legge della Buona scuola nonostante la sua maggioranza e il modo autoritario di guidare la discussione da parte dell'esecutivo. È il risultato della pressione partita dal basso da parte degli insegnanti, ma anche degli studenti e dei genitori.
La scuola si è mobilitata non per difendere un interesse puramente corporativo ma per porre la questione centrale: la difesa di un bene comune per la nostra società, il futuro dei nostri figli e anche la natura della nostra democrazia, la scuola pubblica e democratica di tutti aperta a tutti. Il progetto di aziendalizzare, privatizzare, precarizzare e piegare la scuola agli interessi dei mercati e dell'impresa, di fare della scuola una azienda gerarchizzata con al commando un supermanager che decide assunzioni, licenziamenti, modalità contrattuale e valutazione, è stato respinto dalla maggioranza degli insegnanti che hanno collettivamente preso coscienza.
La lotta diffusa degli insegnanti ha già trasformata la scuola in una grande Agorà pedagogica, culturale e politica che produce riflessioni, progettualità e idee per rifondare per davvero la scuola nei suoi fondamenti come luogo di formazione del cittadino e della personalità democratica, autonoma, capace di pensare con la propria testa, quindi un luogo che non forma dei "liberi servi" come ha scritto recentemente Gustavo Zagrebelski oppure dei sudditi, ma dei cittadini capace di comprendere e di partecipare in modo critico alla gestione della polis.
La lotta può e deve proseguire e la partecipazione deve fare della scuola il nuovo laboratorio culturale per il futuro non solo di tutto il sistema formativo ma anche di tutta la società. Care insegnanti e cari insegnanti continuate e non fermatevi! Andati avanti uniti. Viva la scuola pubblica, democratica, laica, pluralista e repubblicana.

*Alain Goussot è docente di pedagogia speciale presso l’Università di Bologna. Pedagogista, educatore, filosofo e storico, collaboratore di diverse riviste, attento alle problematiche dell’educazione e del suo rapporto con la dimensione etico-politica, privilegia un approccio interdisciplinare (pedagogia, sociologia, antropologia, psicologia e storia). Ha pubblicato: La scuola nella vita. Il pensiero pedagogico di Ovide Decroly (Erickson); Epistemologia, tappe costitutive e metodi della pedagogia speciale (Aracneeditrice); L’approccio transculturale di Georges Devereux (Aracneeditrice); Bambini «stranieri» con bisogni speciali (Aracneeditrice); Pedagogie dell’uguaglianza (Edizioni del Rosone). Il suo ultimo libro è L’Educazione Nuova per una scuola inclusiva (Edizioni del Rosone)

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