Ci sono diversi Paesi in cui la crisi della rappresentanza politica, ormai evidente in tutto il pianeta, assume i contorni sanguinosi della tragedia. Uno dei casi più eclatanti è quello del Messico, uno Stato che l'opinione pubblica mondiale che conta, quella occidentale, non è abituata a considerare in mano alle dittature o luogo di sistematiche torture. Nello scorso week-end, molto meno del 50 per cento dei messicani è andato alle urne, circondate da spiegamenti repressivi inauditi e in un clima di violenza surreale: nel solo mese di aprile, secondo una polizia corrotta e indistinguibile ad ogni livello dalla criminalità organizzata, ci sono stati ben 1374 omicidi. Almeno sette candidati sono stati uccisi dai cartelli dei narcotrafficanti. Il partito-stato, quello al governo da sempre, il volto politico più impresentabile di quella criminalità, incassa un'altra vittoria farsesca. Tra le molte forze della società sana che hanno invocato a disertare le urne, c'erano i famigliari degli studenti desaparecidos di Ayotzinapa, protagonisti di una campagna che ha varcato i continenti dopo il massacro e il sequestro da parte degli apparati dello Stato di 43 ragazzi. Questo articolo è scritto da uno dei ragazzi sopravvissuti all'episodio più tragico della storia recente di quella che è stata la democrazia messicana
I nostri nonni ed i nostri padri dicevano, e così ci hanno insegnato, che “non ci si può fidare dei ladri”. Nonostante ciò, i ladri vengono alla porta delle nostre case e dei nostri villaggi con auto di lusso, abiti eleganti, svariata propaganda. Arrivano con uniformi lussuose, innovativi carri armati, scudi, manganelli, ecc., ed ogni tre, quattro, sei anni, riescono a far sì che “il popolo” gli accordi nuovamente fiducia.
Non è quindi di fiducia che si tratta, quanto piuttosto di coercizione. A cosa risponderebbe altrimenti lo spiegamento di forze militari, di polizia e quant’altro in vari stati della Repubblica? Per il messicano “telenovelero” e plasmato dalla cultura dominante, VOTARE E MILITARIZZARE le elezioni fa parte delle “buone maniere” di comportarsi e per far sì che anche gli altri si sappiano comportare adeguatamente; una forma elegante di partecipare alle decisioni del Paese. Ci sono poi altri invece che affermano che NON VOTARE significhi beneficiare sempre i soliti. Così il “telenovelero”, come colui che ad ogni costo difende le ragioni per le quali bisognerebbe VOTARE, sono “amanti patologici di ciò che è legale”. Ne conseguirebbe perciò che noi siamo “amanti patologici di ciò che è illegale”. Rispondiamo di no. Affermiamo che ciò che noi auspichiamo è di alterare l’attuale legalità, rifondarla basandola sull’interesse della maggioranza della popolazione, perché è innegabile che l’attuale legalità serva solo gli interessi di particolari gruppi e dello Stato. Forti del consenso dei “telenoveleros”, ed in modo velato, anche il consenso di impresari, ecclesiastici, generali, narcos ecc., i signori della legge affermano che è corretto che le forze di polizia, militari e gruppi di scontro dei partiti monitorino, presenzino e garantiscano le elezioni del 7 giugno 2015. Nel pomeriggio di ieri, alle 16 circa del 7 giugno, elicotteri della Marina da guerra messicana sorvolavano la nostra scuola. Sappiamo da informazioni ricevute che i partiti politici e i gruppi di potere economico del municipio di Tixtla hanno pronti gruppi d’attacco per agire come hanno fatto a Tlapa de Comonfor ieri; come hanno fatto a Veracruz, dove commando armati di machete sostenuti dal governo hanno aggredito degli studenti; come a Puebla, dove senza nemmeno un’ordinanza di cattura hanno arrestato vari studenti. Alle 21 di ieri ci hanno staccato la corrente per più di un’ora. Alle 23:00 l’hanno fatto nuovamente lasciandoci nell’oscurità, esposti alle aggressioni. Ci chiediamo se seguiranno altri blackout.
Di fronte a questi fatti ci chiediamo: è legale e legittimo?
Ora, alle 00:45 del 7 giugno, la nostra guardia ci riporta parte alta della scuola l’avvistamento di una lunga fila di quelli che sembrano essere autobus, sulla strada che ci collega con la comunità del Troncòn. È da aggiungere che nei giorni passati le forze militari e dell’ordine erano state spostate tramite grandi convogli di mezzi militari e autobus. Il nostro posizionamento rimane fermo: LE ELEZIONI NON SONO TUTTO PER CAMBIARE LE SORTI DEL PAESE. Le cose non devono solo essere LEGALI: devono essere innanzitutto LEGITTIME. L’attuale regime si basa esattamente su quella LEGALITÀ fatta su misura, non essendo però legittimo. Noi crediamo che con o senza elezioni abbiamo già TRIONFATO, perché ciò che è certo è che oggi molte persone sanno cose che prima del 26/9/14 non avrebbero ammesso per nessun motivo. Pertanto, diciamo a Peña Nieto che faccia del suo meglio, perché faccia ciò che faccia, il nostro movimento continuerà: noi non riposeremo finché non li avremo incontrati!
PERCHÉ VIVI LI HANNO PRESI,
VIVI LI RIVOGLIAMO! ¡PORQUE VIVOS SE LOS LLEVARON! ¡VIVOS LOS QUEREMOS!
(Tradotto da Bologna per Ayotzinapa)
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martedì 9 giugno 2015
la tragedia messicana e la farsa elettorale
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