La sovranità alimentare è un progetto politico
La sovranità alimentare è un progetto politico. Questo il messaggio di Expo dei Popoli, forum internazionale della società civile e dei movimenti contadini appena svoltosi a Milano.
I 150 delegati dai cinque continenti, alcuni dei quali della rete di Terra Madre, si sono riuniti per rispondere alla sfida di Nutrire il Pianeta, tema di Expo2015, con una visione alternativa, quella dei veri contadini. La parola dovrebbe indicare infatti quanti nel mondo coltivano la terra per venderne i frutti, ma non sono grandi imprenditori o proprietari terrieri dediti alla monocoltura e implicati nei grandi processi di produzione a livello globale. Per contadini si intende gli agricoltori su piccola scala, i quali spesso, attraverso raccolti e attività diversificate, mantengono vivo il tessuto sociale di una comunità.
Come evidenziato dalla coordinatrice internazionale della Via Campesina Elizabeth Mpofu dallo Zimbabwe in un colloquio con Carlo Petrini, gli small-scale farmers (è la parola inglese che li definisce meglio) sono tenuti ai margini dei processi decisionali, mentre si tiene conto degli interessi di grandi gruppi economici. Eppure, secondo la Fao, le aziende agricole familiari producono l’80% del cibo a disposizione nel mondo e sono l’ossatura dell’agricoltura.
Il problema è che i Paesi in cui i contadini sono ancora più del 50% della popolazione sono quelli a più basso Pil mondiale, poco o niente ascoltati nei consessi dove si discutono le economie globali, mentre nei Paesi ricchi le percentuali si aggirano intorno al 4%: troppo pochi per poter influenzare le scelte della classe politica, sensibile al peso elettorale delle varie categorie sociali. Ecco perché da Expo dei Popoli il messaggio è stato: sovranità alimentare, cioè rafforzamento delle produzioni tradizionali attraverso i circuiti locali, e alleanza tra contadini e cittadini-consumatori per un cibo che risponda davvero all’interesse collettivo: obiettivo quest’ultimo che dovrebbe guidare l’azione politica, almeno in teoria.
Paola Nano
p.nano@slowfood.it
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