martedì 2 giugno 2015

una passione tutta ligure:reinterrare i siti archeologici

Lo Strillone: tesori archeologici scoperti e reinterrati sul Corriere della Sera. E poi la bolla del mercato dell’arte, privati al Teatro alla Scala


Alexander Pereira
Alexander Pereira
Reinterrare un bene archeologico? Succede spesso. E ha senso quando non si può conservare, valorizzare, comunicare come sarebbe giusto”. Sul Corriere della Sera Paolo Conti affronta l’annoso problema tutto italiano: la sovrabbondanza dei ritrovamenti rispetto alle risorse disponibili per recuperarli e valorizzarli. “Ma nel caso delle ultime scoperte dell’Arco di Tito al Circo Massimo diventa difficile capire il perché del reinterro. Si parla di mancanza di fondi. Sono pronto a scommettere che tanti mecenati, per esempio americani, sarebbero disponibili subito a finanziare i lavori per gli scavi e il recupero dell’Arco”. Ma è un problema solo romano? “Un’altra storia di reinterro è quella del Villaggio Preistorico di Nola, scoperto nel 2001 e ricoperto nell’estate scorsa. Il complesso che risale a quattromila anni fa (l’hanno chiamato la Pompei dell’Età del Bronzo) era minacciato da una falda acquifera che rischiava di far letteralmente scomparire i delicati reperti. Troppo scarsi i fondi a disposizione, diciamo inesistenti. Allora meglio riseppellire tutto. Sperando in un futuro migliore”.

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