mercoledì 19 novembre 2014

AMIU Genova verso la privatizzazione.Il parere del Forum dei Beni Comuni

Il Piano Industriale ha effettivamente un'impostazione impensabile con le precedenti dirigenze.
Tuttavia AMIU è ancora in mezzo al guado. Su un crinale sottile, tra una vera svolta e invece scelte che vanifichino tutto il buono che c'è in questo piano industriale.
I punti che potrebbero far svoltare il tutto in senso negativo: la rinuncia al PaP, la questione CSS, l'apertura (molto di più) verso la privatizzazione. Ossia, far uscire AMIU, e con essa la gestione dei rifiuti, dal perimetro pubblico.
Questo e non altro è il significato della cessione di una quota del capitale. Il punto non è la qualità degli azionisti, il punto è se la gestione è effettuata con modalità privatistiche o con modalità pubbliche, ossia sotto la piena responsabilità di un ente elettivo, rispetto al quale i cittadini elettori possano avanzare delle pretese.

Solari ha chiarito molto bene che è possibile effettuare gli investimenti necessari per l'impiantistica senza cedere quote di capitale, e senza contrarre debiti.
E' assodato che non è necessario vendere AMIU, la privatizzazione è una decisione politica, non c'entra niente con la situazione economica dell'azienda.
Un eventuale socio privato condizionerebbe tutto l'orientamento dell'azienda, ma non c'è nemmeno bisogno di dirlo, è il segreto di Pulcinella. Altro che economia circolare e tutto il resto! Si lavorerebbe per garantire quei dividendi con cui il socio privato pagherebbe l'acquisto della quota di capitale, sicché si impadronirebbe di fatto di AMIU a costo zero, anzi realizzando un guadagno.
A costo di intaccare il patrimonio proprio di AMIU.
Dite che non può accadere? E che nel caso l'altro azionista, il Comune di Genova, lo impedirebbe?
Ebbene, questo succede con Mediterranea delle Acque, dove F2iRete Idrica Italiana, veicolo del fondo di investimenti F2i, ha comprato il 40% di MdA senza metterci un centesimo, ma costringendo, d'accordo con l'altro azionista (Iren), MdA a distribuire, dal 2010 al 2013, 81,5 milioni di dividendi, a fronte di utili per 62 milioni. Ossia prelevando oltre 20 milioni dalle riserve.
Eppure sentiamo ripetere la favola che il privato porterebbe i capitali per gli investimenti.

La cosa che più colpisce è che, anche tralasciando il SII e MdA, le esperienze sono già state fatte.
Si parla come se fossimo all'anno zero delle privatizzazioni, sembra che ora si debba fare una scelta innovativa che schiuderà prospettive nuove, inedite. Mentre è 20 anni che ci viene detto che con le privatizzazioni saremmo entrati nel bengodi della competitività, del progresso, della crescita... abbiamo (s)venduto tutto l'immenso patrimonio pubblico, a differenza di Francia e Germania che se ne sono ben guardati.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: deindustrializzazione, sottocapitalizzazione generale di tutto il sistema economico, inarrestabile ascesa del debito pubblico, nonostante l'avanzo primario conseguito sempre negli ultimi 15 anni.
In quest'aula, parlando di socio privato di AMIU, aleggia un fantasma, quello di Iren.
Una holding pura (si autodefinisce holding industriale: cosa produce Iren spa?), che non è né pubblica, né privata. Intanto il 40% di Iren è in mano a soci privati, che sono in buona parte investitori istituzionali: il maggiore è Intesa Sanpaolo.
Verrebbe da chiedersi chi sono i proprietari di Iren.
Quando una società ha debiti verso terzi che superano ampiamente il suo patrimonio proprio, ossia 2,5 miliardi contro meno di 2 miliardi, si può ancora dire che i suoi proprietari reali sono gli azionisti?
Da dove vengono questi prestiti? Dalla CDP, società di proprietà pubblica, il cui presidente è un tal Bassanini, ex ministro espresso dall'allora DS o come si chiamava; da Intesa Sanpaolo, il cui azionista di riferimento è la Compagnia di Sanpaolo, presieduto fino a poco tempo fa da Chiamparino, che non ha bisogno di presentazioni, e così via.
Iren è pubblica o privata? E' un interrogativo che non ha senso.
Questo per dire che la nostra posizione come Forum non è dovuta a una preferenza pregiudiziale, né a un'ostilità pregiudiziale verso il privato, ma deriva da un'analisi concreta di queste privatizzazioni e dei loro risultati.
Sentir dire nel Pano Industriale, come indirizzo strategico di AMIU, di candidarsi a gestore unico in Liguria fa a pugni con l'idea di un'economia circolare ancorata al territorio.
Mentre è esattamente quello che ci aspetteremmo da una piramide di società facenti capo a una holding, e che ha lo scopo di spremere risorse da un territorio e dai suoi abitanti per convogliarle nei circuiti della finanza casinò.

Ormai da anni tutte le leggi che riguardano certe materie hanno almeno un articolo sulla partecipazione. Che ovviamente resta lettera morta.
Uno dei più importanti a mia conoscenza è il DLgs 23/06/2011 n. 118 "Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi" emanato in attuazione della legge 5/5/2009 n. 42 "Delega al Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell'art. 119 della Costituzione". L'allegato 1 del dlgs ha una sezione intitolata Principi generali o postulati
punto 14:
"14. Principio della pubblicità
Il sistema di bilancio assolve una funzione informativa nei confronti degli utilizzatori dei documenti contabili. È compito dell'amministrazione pubblica rendere effettiva tale funzione assicurando ai cittadini ed ai diversi organismi sociali e di partecipazione la conoscenza dei contenuti significativi e caratteristici del bilancio di previsione, del rendiconto e del bilancio d'esercizio, comprensivi dei rispettivi allegati, anche integrando le pubblicazioni obbligatorie.
......................................
Il rispetto del principio della pubblicità presuppone un ruolo attivo dell'amministrazione pubblica nel contesto della comunità amministrata, garantendo trasparenza e divulgazione alle scelte di programmazione contenute nei documenti previsionali ed ai risultati della gestione descritti in modo veritiero e corretto nei documenti di rendicontazione; ciò è fondamentale per la fruibilità delle informazioni finanziarie, economiche e patrimoniali del sistema di bilancio".

Ciò è riferito alla contabilità degli ee. territoriali "e dei loro organismi". Ma l'intenzione del legislatore è quella di attribuire agli ee. tt. una missione, si vede dal "ruolo attivo dell'a. p. "
"nel contesto della comunità amministrata", e da "integrando le comunicazioni obbligatorie".
Come dire: non statevene su una posizione formalistica, ponetevi l'obiettivo di una partecipazione informata della cittadinanza, anche al di là della lettera della legge.
Questo provvedimento legislativo è stato confezionato sotto il governo Berlusconi.

[Noi Forum abbiamo presentato, siamo stati i primi e gli unici a utilizzare questo strumento, una petizione a questo consiglio comunale su "trasparenza, partecipazione, no alle privatizzazioni". Stiamo parlando dell'aprile 2013, oltre un anno e mezzo fa. C'è stata una discussione in commissione sul metodo, con l'accordo che ne sarebbe seguita un'altra sul merito. Stiamo ancora aspettando.
Voi capite che la partecipazione dentro le procedure istituzionali, non nelle piazze, è costantemente deludente.
Abbiamo torto se pensiamo che i proclami sulla partecipazione siano pura retorica, e le forme partecipative come questa siano riti puramente formali, ma che non ci sia in realtà nessuna volontà di dialogo, perché da parte dei partiti politici non c'è nessuna intenzione di praticare la partecipazione? Non mi riferisco solo a quanto proposto dal Forum, ma a molte altre situazioni.
Come si fa allora a non giungere alla conclusione a cui sono già giunti tantissimi italiani, ossia che le decisioni siano prese fuori di qui, e questo sia solo il luogo dove avviene la ratifica formale di decisioni già prese, dettate da gruppi e interessi che nulla hanno a che vedere con il bene comune?] QUESTA PARTE NON L'HO DETTA PER MANCANZA DI TEMPO

Ma davanti a scelte così importanti, i cui effetti condizioneranno le nostre vite per decenni e decenni futuri, come la cessione di aziende che garantiscono diritti fondamentali dei cittadini (e dico cessione perché di questo si tratta: gli interessi di Iren per l'attuale ammnistrazione comunale vengono davanti a ogni altra cosiderazione), credo dovreste essere coscienti che la legittimazione di cui godete pro tempore non è sufficiente.
E' una considerazione politica, non giuridica.

Allora vi invitiamo caldamente, se decideste, nonostante tutti gli argomenti contrari, a proseguire sulla strada della cessione di AMIU, a sentire prima l'opinione dei genovesi.
Noi come Forum abbiamo fatto una piccola inchiesta sul trasporto pubblico locale.
In circa un mese abbiamo fatto 11 banchetti a Dinegro (mattina) e in Via S. Vincenzo, chiedendo ai passanti di rispondere a un questionario. Abbiamo raccolto così 621 questionari, che consegneremo al sindaco o all'assessore competente.
Alla domanda n. 7, "Secondo te la privatizzazione di AMT potrebbe migliorare il servizio e la mobilità nella nostra città?", 402 (64,7%) NO, 142 (22,9%) hanno risposto SI' (77 pari al 12% nessuna risposta/non so). Preciso che si chiedeva anche di motivare le risposte, e anche queste sono state classificate, contate e percentualizzate.
Noi vi diciamo che i genovesi sono in maggioranza contrari alla cessione di AMIU a soggetti di natura privatistica.
Non ci credete? Bene, fate la verifica!
L'articolo 23 dello Statuto, e il Regolamento attuativo, dicono come fare a convocare referendum comunali propositivi consultivi. Diffondete informazioni chiare, complete, oneste, veritiere, e poi andiamo al voto.

Vedremo allora veramente qual è la volontà del sovrano, che per ora, sulla carta, risulta ancora essere il popolo.

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