Il Piano Industriale ha effettivamente
un'impostazione impensabile con le precedenti dirigenze.
Tuttavia AMIU è ancora in mezzo al
guado. Su un crinale sottile, tra una vera svolta e invece scelte che
vanifichino tutto il buono che c'è in questo piano industriale.
I punti che potrebbero far svoltare il
tutto in senso negativo: la rinuncia al PaP, la questione CSS,
l'apertura (molto di più) verso la privatizzazione. Ossia, far
uscire AMIU, e con essa la gestione dei rifiuti, dal perimetro
pubblico.
Questo e non altro è il significato
della cessione di una quota del capitale. Il punto non è la qualità
degli azionisti, il punto è se la gestione è effettuata con
modalità privatistiche o con modalità pubbliche, ossia sotto la
piena responsabilità di un ente elettivo, rispetto al quale i
cittadini elettori possano avanzare delle pretese.
Solari ha chiarito molto bene che è
possibile effettuare gli investimenti necessari per l'impiantistica
senza cedere quote di capitale, e senza contrarre debiti.
E' assodato che non è necessario
vendere AMIU, la privatizzazione è una decisione politica, non
c'entra niente con la situazione economica dell'azienda.
Un eventuale socio privato
condizionerebbe tutto l'orientamento dell'azienda, ma non c'è
nemmeno bisogno di dirlo, è il segreto di Pulcinella. Altro che
economia circolare e tutto il resto! Si lavorerebbe per garantire
quei dividendi con cui il socio privato pagherebbe l'acquisto della
quota di capitale, sicché si impadronirebbe di fatto di AMIU a costo
zero, anzi realizzando un guadagno.
A costo di intaccare il patrimonio
proprio di AMIU.
Dite che non può accadere? E che nel
caso l'altro azionista, il Comune di Genova, lo impedirebbe?
Ebbene, questo succede con Mediterranea
delle Acque, dove F2iRete Idrica Italiana, veicolo del fondo di
investimenti F2i, ha comprato il 40% di MdA senza metterci un
centesimo, ma costringendo, d'accordo con l'altro azionista (Iren),
MdA a distribuire, dal 2010 al 2013, 81,5 milioni di dividendi, a
fronte di utili per 62 milioni. Ossia prelevando oltre 20 milioni
dalle riserve.
Eppure sentiamo ripetere la favola che
il privato porterebbe i capitali per gli investimenti.
La cosa che più colpisce è che, anche
tralasciando il SII e MdA, le esperienze sono già state fatte.
Si parla come se fossimo all'anno zero
delle privatizzazioni, sembra che ora si debba fare una scelta
innovativa che schiuderà prospettive nuove, inedite. Mentre è 20
anni che ci viene detto che con le privatizzazioni saremmo entrati
nel bengodi della competitività, del progresso, della crescita...
abbiamo (s)venduto tutto l'immenso patrimonio pubblico, a differenza
di Francia e Germania che se ne sono ben guardati.
Il risultato è sotto gli occhi di
tutti: deindustrializzazione, sottocapitalizzazione generale di tutto
il sistema economico, inarrestabile ascesa del debito pubblico,
nonostante l'avanzo primario conseguito sempre negli ultimi 15 anni.
In quest'aula, parlando di socio
privato di AMIU, aleggia un fantasma, quello di Iren.
Una holding pura (si autodefinisce
holding industriale: cosa produce Iren spa?), che non è né
pubblica, né privata. Intanto il 40% di Iren è in mano a soci
privati, che sono in buona parte investitori istituzionali: il
maggiore è Intesa Sanpaolo.
Verrebbe da chiedersi chi sono i
proprietari di Iren.
Quando una società ha debiti verso
terzi che superano ampiamente il suo patrimonio proprio, ossia 2,5
miliardi contro meno di 2 miliardi, si può ancora dire che i suoi
proprietari reali sono gli azionisti?
Da dove vengono questi prestiti? Dalla
CDP, società di proprietà pubblica, il cui presidente è un tal
Bassanini, ex ministro espresso dall'allora DS o come si chiamava; da
Intesa Sanpaolo, il cui azionista di riferimento è la Compagnia di
Sanpaolo, presieduto fino a poco tempo fa da Chiamparino, che non ha
bisogno di presentazioni, e così via.
Iren è pubblica o privata? E' un
interrogativo che non ha senso.
Questo per dire che la nostra posizione
come Forum non è dovuta a una preferenza pregiudiziale, né a
un'ostilità pregiudiziale verso il privato, ma deriva da un'analisi
concreta di queste privatizzazioni e dei loro risultati.
Sentir dire nel Pano Industriale, come
indirizzo strategico di AMIU, di candidarsi a gestore unico in
Liguria fa a pugni con l'idea di un'economia circolare ancorata al
territorio.
Mentre è esattamente quello che ci
aspetteremmo da una piramide di società facenti capo a una holding,
e che ha lo scopo di spremere risorse da un territorio e dai suoi
abitanti per convogliarle nei circuiti della finanza casinò.
Ormai da anni tutte le leggi che
riguardano certe materie hanno almeno un articolo sulla
partecipazione. Che ovviamente resta lettera morta.
Uno dei più importanti a mia
conoscenza è il DLgs 23/06/2011 n. 118 "Disposizioni in materia
di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio
delle Regioni, degli enti locali e dei
loro organismi" emanato in attuazione della legge
5/5/2009 n. 42 "Delega al Governo in materia di federalismo
fiscale in attuazione dell'art. 119 della Costituzione".
L'allegato 1 del dlgs ha una sezione intitolata Principi
generali o postulati
punto 14:
"14.
Principio della pubblicità
Il
sistema di bilancio assolve una funzione informativa nei confronti
degli utilizzatori dei documenti contabili. È compito
dell'amministrazione pubblica rendere effettiva tale funzione
assicurando
ai cittadini ed ai diversi organismi sociali e di partecipazione
la conoscenza dei contenuti significativi
e caratteristici
del bilancio di previsione, del rendiconto e del bilancio
d'esercizio, comprensivi dei rispettivi allegati, anche
integrando
le pubblicazioni obbligatorie.
......................................
Il
rispetto del principio della pubblicità presuppone un ruolo
attivo dell'amministrazione pubblica
nel
contesto della comunità amministrata,
garantendo trasparenza e divulgazione alle scelte di programmazione
contenute nei documenti previsionali ed ai risultati della gestione
descritti in modo veritiero e corretto nei documenti di
rendicontazione; ciò è fondamentale per la fruibilità delle
informazioni finanziarie, economiche e patrimoniali del sistema di
bilancio".
Ciò
è riferito alla contabilità degli ee. territoriali "e dei loro
organismi". Ma l'intenzione del legislatore è quella di
attribuire agli ee. tt. una missione, si vede dal "ruolo attivo
dell'a. p. "
"nel
contesto della comunità amministrata", e da "integrando le
comunicazioni obbligatorie".
Come
dire: non statevene su una posizione formalistica, ponetevi
l'obiettivo di una partecipazione informata della cittadinanza, anche
al di là della lettera della legge.
Questo
provvedimento legislativo è stato confezionato sotto il governo
Berlusconi.
[Noi
Forum abbiamo presentato, siamo stati i primi e gli unici a
utilizzare questo strumento, una petizione a questo consiglio
comunale su "trasparenza, partecipazione, no alle
privatizzazioni". Stiamo parlando dell'aprile 2013, oltre un
anno e mezzo fa. C'è stata una discussione in commissione sul
metodo, con l'accordo che ne sarebbe seguita un'altra sul merito.
Stiamo ancora aspettando.
Voi
capite che la partecipazione dentro le procedure istituzionali, non
nelle piazze, è costantemente deludente.
Abbiamo
torto se pensiamo che i proclami sulla partecipazione siano pura
retorica, e le forme partecipative come questa siano riti puramente
formali, ma che non ci sia in realtà nessuna volontà di dialogo,
perché da parte dei partiti politici non c'è nessuna intenzione di
praticare la partecipazione? Non mi riferisco solo a quanto proposto
dal Forum, ma a molte altre situazioni.
Come
si fa allora a non giungere alla conclusione a cui sono già giunti
tantissimi italiani, ossia che le decisioni siano prese fuori di qui,
e questo sia solo il luogo dove avviene la ratifica formale di
decisioni già prese, dettate da gruppi e interessi che nulla hanno a
che vedere con il bene comune?] QUESTA
PARTE NON L'HO DETTA PER MANCANZA DI TEMPO
Ma
davanti a scelte così importanti, i cui effetti condizioneranno le
nostre vite per decenni e decenni futuri, come la cessione di aziende
che garantiscono diritti fondamentali dei cittadini (e dico cessione
perché di questo si tratta: gli interessi di Iren per l'attuale
ammnistrazione comunale vengono davanti a ogni altra cosiderazione),
credo dovreste essere coscienti che la legittimazione di cui godete
pro tempore non è sufficiente.
E'
una considerazione politica, non giuridica.
Allora
vi invitiamo caldamente, se decideste, nonostante tutti gli argomenti
contrari, a proseguire sulla strada della cessione di AMIU, a sentire
prima l'opinione dei genovesi.
Noi
come Forum abbiamo fatto una piccola inchiesta sul trasporto pubblico
locale.
In
circa un mese abbiamo fatto 11 banchetti a Dinegro (mattina) e in Via
S. Vincenzo, chiedendo ai passanti di rispondere a un questionario.
Abbiamo raccolto così 621 questionari, che consegneremo al sindaco o
all'assessore competente.
Alla
domanda n. 7,
"Secondo te la privatizzazione di AMT potrebbe migliorare il
servizio e la mobilità nella nostra città?", 402 (64,7%) NO,
142 (22,9%) hanno risposto SI' (77 pari al 12% nessuna risposta/non
so). Preciso che si chiedeva anche di motivare le risposte, e anche
queste sono state classificate, contate e percentualizzate.
Noi
vi diciamo che i genovesi sono in maggioranza contrari alla cessione
di AMIU a soggetti di natura privatistica.
Non
ci credete? Bene, fate la verifica!
L'articolo
23 dello Statuto, e il Regolamento attuativo, dicono come fare a
convocare referendum comunali propositivi consultivi. Diffondete
informazioni chiare, complete, oneste, veritiere, e poi andiamo al
voto.
Vedremo
allora veramente qual è la volontà del sovrano, che per ora, sulla
carta, risulta ancora essere il popolo.
Nessun commento:
Posta un commento