mercoledì 19 novembre 2014

L'impatto sociale delle imprese

Misurare l'impatto sociale delle imprese per far ripartire il Paese

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Sono state settimane molto intense ed importanti per chi si occupa di investimenti a impatto. Il 28 e 29 ottobre, Roma ha ospitato la quinta riunione della Social impact investment taskforce, nata in ambito G8 durante la presidenza britannica di David Cameron. La prima occasione di incontro dopo la presentazione, in contemporanea nei paesi membri, del rapporto internazionale Impact investment: the invisible heart of markets - Harnessing the power of entrepreneurship, innovation e capital for public good. Un evento importante per l'Italia (tenutosi grazie all'ospitalità del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e del vice ministro Lapo Pistelli) che ha visto una cospicua partecipazione di esperti e policy maker, nonché di numerosi esponenti del governo: da Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ai ministri Giuliano Poletti e Stefania Giannini ma anche di Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti, e Armando Varricchio, consigliere diplomatico del presidente del Consiglio e sherpa G7/G20.

La ricaduta di questa due giorni è stata duplice: da un parte rilanciare a livello globale la sfida del "primo trilione" di risorse destinate agli investimenti ad impatto, dall'altra parte mettere le basi per il rafforzamento dell'ecosistema italiano della finanza sociale. Questo processo ha bisogno, in primo luogo, di impostare una serie di infrastrutture intangibili, a partire dalla definizione di metriche e modelli per la misurazione dell'impatto sociale. Elementi necessari, come ha ben spiegato il chair della Social impact investment task force del G8, Sir Ronald Cohen (contributor nella versione Uk dell'Huffington Post), per una crescita armonica di questo settore.

Anche oggi, Roma ha ospitato un appuntamento importante: la conferenza "Liberare il potenziale dell'economia sociale per la crescita in Europa", organizzata dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, in collaborazione e con il contributo economico della Commissione europea ed il supporto di Isfol.
Devo ammettere di aver trovato particolarmente incisive le parole del ministro Polettisulla misurazione dell'impatto sociale. Mentre, mi è parsa debole la parte del documento conclusivo della conferenza dedicate al tema della misurazione. L'evento dell'Auditorium Massimo è stato indubbiamente interessante, seguito però da una dichiarazione conclusiva poco coraggiosa su metriche e misurazione. Un passo indietro rispetto a un'urgenza che invece mi è parsa chiara e presente nelle parole di Poletti che ne ha, al contrario, riconosciuto la strategicità per creare il mercato idoneo all'impact investment nel nostro paese.
Non è un tema aggirabile. Per liberare il potenziale dell'economia sociale, la sua capacità di offrire una concreta risposta alla crisi, è necessario al più presto un cambio di paradigma. In tal senso, sono sempre più convinta - in linea con l'Agenda impact per l'Italia - che occorra istituire un fondo per sostenere la sperimentazione proprio negli ambiti potenzialmente più complessi, come quello della misurazione dell'impatto. Attraverso un approccio di totale trasparenza, il fondo potrà avere il mandato di condurre l'attività di impact investing con il fine di sperimentare per capire "cosa funziona" e cosa no. Per affinare la misurazione, è necessario ampliare il corpus di strumenti, metodologie e indicatori, e tale obiettivo si raggiunge solo misurando. Mi pare importante che tale impostazione sia stata condivisa anche daAmaryllis Verhoeven della Commissione europea, nel suo intervento.
Mi auguro davvero che le parole molto nette del ministro Poletti sulla misurazione si possano concretizzare nel processo di riforma della normativa sull'impresa sociale, in discussione alla Camera in questi giorni. Se vogliamo davvero liberare il potenziale delle imprese sociali, dobbiamo aver cura di tracciare un perimetro inclusivo ed aperto, che sappia resistere alle prove severe del tempo e non ceda, come spesso accade, dopo pochi anni. L'impresa sociale può davvero affermarsi come il centro di nuovo modello di sviluppo, che superi la vecchia dicotomia stato-mercato del secolo scorso, un modello che per crescere ed affermarsi deve essere in grado di "rendere conto" alla comunità del valore sociale ed economico prodotto.

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