giovedì 28 maggio 2015

Podemos o non podemos?

E adesso? Non podemos

by JLC
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di Enrico Euli*
Dopo i Cinque Stelle e Syriza ci godiamo ora nel firmamento della politica la nuova stella che albeggia: Podemos. Vengono dalle lotte degli indignados, che - dopo essere stati sgomberati e manganellati in piazza - si ripresentano nelle urne, e prendono molti molti voti. I loro avversari politici perdono molti molti voti, a loro vantaggio. Tanti che si sarebbero astenuti sono andati a votare, e si sono affidati alle speranze di Podemos o di Ciudadanos.
Ma come mai hanno dovuto lasciare le piazze e candidarsi alle elezioni? Perchè, alle prime botte, hanno avuto paura di continuare a prenderle. Perchè questa è l'unica forma di opposizione concessa da chi ci domina. Perchè chi controlla il gioco sa che è molto meglio farli entrare in Parlamento che gestirli fuori. Perchè chi conosce il gioco sa che è più facile neutralizzarli e manipolarli, se entrano.
Guardiamo ai Cinque Stelle e a Syriza: cosa possono fare in fondo? Syriza è al governo della Grecia e non può muovere un passo senza obbedire alla troika (leggi ancheL’umiliazione della Grecia di Bruno Amoroso e Jesper Jespersen, ndr). I grillini sbraitano e si agitano ovunque possano, ma cosa combinano di fatto? Poco o niente. E non è che Monti o Renzi o Berlusconi possano aver (avuto) più potere. Pensare che si possa influire sulle sorti di un paese attraverso le elezioni e i parlamenti si è rivelato ormai assolutamente illusorio. Non lo è mai stato tanto come oggi, e così sarà sempre di più. Si tratta solo di teatro, di uno spettacolo, di un evento sportivo. Ci fa piacere comprare il biglietto, tifare, sperare di vincere, ma poi? Gli unici a guadagnarci qualcosa sono i politici stessi, e i loro sponsor. Per il resto, non può avvenire nulla, solo l'ennesima sceneggiata...
Qualche tempo fa scrivevo che, ad un certo punto, - con la crisi della politica, del lavoro e dei consumi - ci sarebbero rimasti soltanto lo spettacolo e la guerra. E che, alla fine, gli spettacoli sarebbero finiti e che lo spettacolo stesso sarebbe diventato guerra. E che ci sarebbe rimasta solo la guerra come spettacolo. Ci siamo quasi.
Ormai anche gli spettacoli sportivi stanno diventando questioni d'ordine pubblico, luoghi di corruzione e di guerra tra bande, contesti per alleanze violente e distruttive. E la violenza, la guerra stanno occupando permanentemente le nostre televisioni, i cinema, i videogiochi, gli immaginari. Coltiviamo i nostri orticelli di pace, buoni buoni. Ma intorno cresce il delirio, ci assedia, e lo sentiamo...

* Ricercatore universitario e docente di Metodologie e tecniche del gioco, del lavoro di gruppo e dell’animazione, è autore di numerosi articoli e libri. Cura il blog Saturnalia, dal nome delle feste popolari di Roma antica (in onore di Saturno), durante le quali si scambiavano auguri e doni e, soprattutto, era concesso agli schiavi di prendere il posto dei padroni.

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