sabato 27 giugno 2015

il modello toscano e la cooperazione contro il terrorismo

Vado in Tunisia e in Algeria per cooperare. Questa è la strada per sconfiggere il terrore

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Il tempo è scaduto. Un'inarrestabile scia di sangue sta tracciando i nuovi confini mondiali della paura e del terrore e noi europei ne siamo parte. L'Europa è cinta d'assedio e non avrà scampo se non uscirà dall'angolo dell'ipocrisia e del disimpegno diplomatico e militare. Ipocrisia che, nonostante timidi passi avanti, vediamo all'opera nell'accoglienza pigra e disordinata di masse di disperati che fuggono da un continente in fiamme. Disimpegno diplomatico e militare che senza un'inversione di rotta avrà esiti catastrofici; in un ordine globale in cui gli Stati Uniti non sono più il gendarme del mondo e in cui la politica di potenza di Russia e Cina è ispirata a un cinico realismo.
L'Italia ha, per geografia e storia, grandi responsabilità. Siamo stati definiti per molto tempo una "media potenza con interessi globali". Questo è ancora vero. Ma oggi siamo anche uno dei principali avamposti tra democrazia e terrore. Tra guerra e pace. Tocca a noi richiamare la comunità internazionale ai suoi obblighi dinanzi a enormi genocidi e violazioni dei diritti umani. Aiutare la ricomposizione e la ricostruzione della Libia condotta dall'Onu. Sostenere l'accordo nucleare tra Washington e Teheran. Promuovere un intervento militare e di polizia internazionale per fermare i genocidi in corso.
Come ha detto Prodi l'intervento spetta al Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia) con l'appoggio locale di Tunisia, Algeria e Marocco. Quest'impresa diplomatica e militare è l'altro lato dell'accoglienza degli africani che giungono in Europa attraverso l'Italia. Noi italiani abbiamo avuto una Costituzione democratica e una storia di pace e ricchezza perché durante la seconda guerra mondiale non fummo lasciati soli. Perché il nostro popolo insorto contro il nazifascismo fu sostenuto da una coalizione internazionale. Perché dopo la guerra ci fu un piano di ricostruzione durato decenni. La via democratica non è un destino spontaneo. Va organizzata, costruita e difesa con la forza.
Siamo anche al centro di una guerra mediatica che non restituisce la complessità e la variabilità dei processi. L'Isis o il Daesh (suo acronimo arabo) non è una forza invincibile. Mentre divampa il terrore globale, i Curdi dell'Ypg riconquistano Kobane e respingono le milizie oltre il confine, pagando un prezzo alto (150 civili morti in due giorni) ma sfidando il terrore in un eroico corpo a corpo. Loro sono nostri fratelli. Dovremmo aiutarli e sostenerli con ogni mezzo. Ritrovando nei loro volti quelli degli italiani che reagirono alla barbarie nazifascista.
Nelle prossime settimane visiterò la Tunisia e l'Algeria. Con entrambi i paesi abbiamo importanti rapporti di cooperazione e relazioni industriali molto solide. La Toscana è terra di pace e di cooperazione. Nondimeno la Toscana potrà contribuire alla coesione tra Europa e Africa e alle relazioni mediterranee, alimentando i suoi interessi economici e gli scambi commerciali e finanziari; a partire dalle rotte tirreniche e verso le coste del Nord Africa. L'antidoto al terrore è anzitutto un ponte di pace tra le due sponde. Dobbiamo essere consapevoli del nesso inscindibile che lega democrazia e lavoro.
Questo vale anche per la soluzione del confuso e intricato groviglio che caratterizza lo scacchiere arabo. L'esclusione sociale e la povertà sono uno dei principali alimenti del terrore. Lo stesso nesso, sia pure ad un altro livello, spiega in parte la degenerazione politica in casa nostra, dove riemergono egoismi e xenofobia che intaccano la tenuta democratica.
In Tunisia la Toscana è impegnata con un progetto di cooperazione europea assieme alla Francia a sostegno del processo di transizione democratica. Dal 2011 abbiamo investito 1,5 milioni di euro nella regione centro occidentale di Kasserine, quasi al confine con l'Algeria e ai piedi del più alto massiccio montuoso paese. Qui e a Sidi Bouzid ebbero inizio la rivoluzione dei gelsomini e la primavera araba.
Il nostro intervento a Kasserine riguarda: 1) la ricostruzione e il sostegno della sanità pubblica con un preciso piano di interventi nelle strutture ospedaliere e nella formazione del personale medico; 2) la formazione politica ed economica delle nuove classi dirigenti; 3) il sostegno finanziario a progetti di economia locale in grado di sostenere filiere produttive, occupazione e sviluppo di imprese cooperative e infine: 4) l'assistenza al processo costituente. In particolare l'Università di Siena e i suoi docenti e i ricercatori di diritto pubblico hanno svolto ricerche e seminari dedicati al concepimento e alla stesura della carta costituzionale tunisina assieme alle Università di Sousse e Kasserine.
La Costituzione di Tunisi è uno dei punti di equilibrio più alti tra islam e democrazia e rappresenta un laboratorio importante di cui la Toscana si sente parte. In autunno in tutto il paese ci saranno le elezioni amministrative e noi saremo osservatori vigili e partecipi. E' chiaro che il terrore del Bardo e di Hammamet intende colpire e bloccare questo processo di pace e ricostruzione che noi invece dobbiamo portare avanti anche contro il vento del terrore.
Visiterò poi la regione di Cabilia nel Maghreb algerino. Da lì proviene il gruppo Cevital dell'imprenditore algerino Issad Rebrab che ha rilevato le acciaierie di Piombino. Mai come in questo momento la costa tirrenica e le sponde africane sono state così vicine. La Cevital grazie al suo piano d'investimenti si è aggiudicata la proprietà della Lucchini, che era da anni in amministrazione straordinaria. Martedì firmeremo ufficialmente la cessione presso il Ministero dello Sviluppo Economico. L'accordo su Piombino ha visto in primo piano lo Stato. La Regione il Governo hanno investito complessivamente circa 300 milioni di euro. Il gruppo Algerino 400. Il piano industriale di Cevital prevede l'apertura di due nuovi forni elettrici e di un nuovo laminatoio in cui verranno impiegati tutti i 2200 operai del siderurgico, che verranno formati opportunamente anche per le bonifiche e per la costruzione dei nuovi impianti.
Piombino tornerà così a produrre gli acciai speciali, comprese le ben note rotaie di 108 metri. Gli interventi pubblici hanno assicurato le bonifiche e l'ammodernamento del porto, che con una nuova diga foranea, nuove banchine e i suoi 18 metri di fondale rappresenta un vero e proprio 'salto evolutivo' infrastrutturale. Uno dei principali motivi d'attrazione dell'investitore algerino. Rebrab oltre che essere un produttore di acciaio ha da sempre diversificato i suoi interessi industriali, soprattutto nell'edilizia e nell'agroalimentare.
Oggi il porto di Piombino rappresenta uno dei poli di sviluppo principali delle sue attività. Assieme alla soluzione per la crisi del siderurgico arriveranno anche nuovi impianti per la trasformazione alimentare e agricola e le due sponde saranno sempre più legate. Cevital potrà produrre olio alimentare con le olive algerine e potrà avere accesso ai mercati europei entrando nelle filiere del 'made in Italy'. Grazie al progetto industriale di Piombino stiamo costruendo un vero ponte di pace che cammina su rotte commerciali e interessi economici in grado di creare e distribuire ricchezza in entrambi i paesi.
In questo modo la Toscana sta dando e darà il suo contributo di politica industriale e di politica estera. Contribuirà all'ammodernamento della base industriale del paese e alle buone relazioni frontaliere tra Europa del Sud e Africa del Nord. Questo tipo di progetti rappresenta uno dei più importanti antidoti al terrore perché che apre nuove porte per l'Europa.
Tunisia e l'Algeria sono la prova concreta che una via di pace, di stabilità e prosperità è ancora possibile. Anche in un contesto dilaniato dalla violenza e dal terrore. La Toscana è pronta a fare la sua parte e a mostrare al mondo che una politica umanitaria è una politica che si occupa degli interessi dei popoli oppressi che cercano la libertà per via democratica; degli imprenditori che aprono strade al futuro e rischiano con lucidità; dei lavoratori che hanno attraversato il deserto della crisi e che oggi, a partire da Piombino e con lo sguardo rivolto a Cabilia, diventano costruttori di pace, ricchezza e democrazia. La Costituzione italiana ha due articoli bellissimi, come molti altri. L'art. 1 e l'art. 10. Nel legame tra democrazia e lavoro e nell'empatia storica tra noi, che patimmo la guerra e la miseria, e chi oggi fugge da guerra e miseria, ci sono i pilastri e le fondament della nostra civiltà.

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