sabato 29 agosto 2015

guardiamo verso la morte degli immigrati

Il dovere di guardare la morte dei migranti

Pubblicato: Aggiornato: 
MORTI MARE
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La morte è una faccenda privata. Lo è quasi sempre, lo è giustamente. Ma ci sono morti che non possono essere faccende di famiglia, di uomini e donne lontani, velati del nero del lutto. Ci sono morti che sono di tutti anche se a tutti sono sconosciuti. Sono i bambini che annegano nel Mediterraneo, che soffocano in un camion, che saltano in aria come bambolotti di pezza su una mina, che restano dilaniati da una bomba.
Quei morti, quei piccoli corpi di esseri umani straziati dall'ingiustizia, non possono più essere nascosti ai nostri occhi tranquilli. Non meritiamo più il diritto alla tranquillità quando ci sono centinaia di esseri umani che muoiono mentre cercano la vita.
Il Web ce li sbatte davanti al naso, questi poveri morti, e noi abbiamo il dovere di fermarci a guardarli, se non lo facciamo ci rendiamo complici di un massacro. La nostra protetta ignoranza, quella che si fonda sul "sì lo so che la gente muore per mare, ma che bisogno c'è di farmela vedere?", non trova più una sola giustificazione.
Non si tratta di strumentalizzare delle vittime: si tratta di fare in modo che la loro ingiusta morte riesca a salvare un po' di vite.
Siamo talmente abituati a ragionare per immagini che lo scetticismo di San Tommaso è poca cosa a fronte del nostro limite a leggere la realtà quando non ci viene sbattuta sotto al naso sotto forma di una 
foto o di un video. Fa male vedere dei bambini a pancia in giù, coi capelli che gli si allargano attorno alla testa come piccole aureole, le magliette gonfie d'acqua e la pelle irrimediabilmente pallida? 
Deve farcene ancora di più.
Fa male vedere la faccia insanguinata di un bambino che ha ancora gli occhi sbarrati di paura ma incapaci ormai di guardare questo mondo? Non è ancora abbastanza.
Fa male vedere un braccio abbandonato che penzola da una barella, da un lettino? Un braccio che un giorno si era allungato per afferrare il collo di una mamma o di un papà? Deve schiantarci il cuore e la coscienza.
Quanti ne abbiamo visti in questi anni, in questi mesi, negli ultimi giorni? Quanti ne vediamo mentre cerchiamo di rilassare lo stomaco che si contrae davanti a tanto ingiusto scempio?
Eppure tanti bambini continuano a venire seppelliti dall'acqua e dalla sabbia del Mediterraneo. Quelli, è vero, non li vediamo: vediamo però quelli che muoiono a due passi dalla riva, quelli cui il destino ha riservato una bara di compensato e non l'intestino di qualche pesce ingordo.
Li vediamo e ci stringiamo ai nostri di bambini. Come se ci fosse una sola differenza, come se tutti i bambini del mondo non avessero il medesimo diritto alla vita.
No, i nostri ce l'hanno, perché stanno di qua.
"Non vogliamo più vederne i cadaveri" sento dire in giro. E mi viene una voglia infinita di appiccicare ai muri delle nostre città i manifesti di tutti questi minuscoli morti. Davanti ai cinema dove rimpinziamo di popcorn i nostri figlioli mentre assistiamo soddisfatti a film dove vengono sparate più pallottole che nella Prima Guerra Mondiale. Che tanto vincono i buoni e possiamo mettere a letto il nostro futuro, rimboccargli le coperte e stampargli un bacio in fronte, nella sciocca certezza che la giustizia si nutra del sangue dei cattivi.
Davanti ai nostri supermercati dove riempiamo carrelli di surgelati ipervitaminici per bambini smaniosi e mai soddisfatti.
Davanti ai nostri cimiteri dove preghiamo morti che hanno un tomba fiorita.
Davanti alle nostre case. Alla mia e a quella di tutti perché ogni volta che usciamo di corsa per andare al lavoro ci ricordiamo che quei bambini sono figli di gente che è disposta a morire per cercare un lavoro.
Perché pur nelle nostre difficoltà, che conosco e riconosco, noi moriamo di sfiga e natura e abbiamo il privilegio di una tomba. E ancora non ci basta: vogliamo anche il privilegio della cecità. Non vogliamo guardare la morte altrui. Non vogliamo sentircela addosso. Non ci riguarda. Continuiamo a gingillarci nella convinzione che non possiamo salvare tutti i bambini del mondo. Che nel mondo ci sono le guerre e i bambini sono sempre morti.
Ma ci sono morti che potremmo evitare. Ci sono morti che gravano sulle nostre coscienze come se a spingere la loro testa sott'acqua, a stringergli il collo fino a spezzarne il fiato, fossero state le nostre mani.
Sono i cadaveri dei clandestini della speranza. Sono i cadaveri che noi non vogliamo guardare.
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