lunedì 31 agosto 2015

se ne va il direttore di Primo canale ma per fare che?

Cambia la direzione di Primocanale

Io mi fermo qui, grazie a tutti. Sono stati due anni entusiasmanti

di Luigi Leone
lunedì, 31 agosto 2015
"Io mi fermo qui, grazie a tutti. Oggi è il mio ultimo giorno da direttore di Primocanale. Chiudo un’avventura professionalmente e umanamente esaltante, che mi ha permesso di conoscere – io, figlio della carta stampata - una realtà complessa, intrigante, ma anche insidiosa, come la televisione". Così Luigi Leone, ex direttore di Primocanale.
Io mi fermo qui, grazie a tutti. Oggi è il mio ultimo giorno da direttore di Primocanale. Chiudo un’avventura professionalmente e umanamente esaltante, che mi ha permesso di conoscere – io, figlio della carta stampata - una realtà complessa, intrigante, ma anche insidiosa, come la televisione. Nella mia decisione non c’è alcunché di traumatico. Quando arrivai firmai un contratto di due anni, perché già percepivo quali incombenze personali mi si sarebbero parate davanti nel tempo. Doveri familiari che sono andati crescendo e di fronte ai quali ogni altro impegno passa, fatalmente, in second’ordine. Ringrazio l’azienda, che mi avrebbe voluto ancora in sella e che mi ha consentito di svolgere il mio lavoro nella più assoluta indipendenza e autonomia.
A cose fatte posso anche rivelare un retroscena: dopo aver lanciato Primocanale nella battaglia sulle primarie del Pd, sostenendo apertamente la candidatura di Sergio Cofferati contro quella di Raffella Paita, di fronte all’esito del voto ho ritenuto corretto rassegnare le dimissioni. Mi sono state subito respinte e la fiducia rinnovata senza alcuna riserva. Le elezioni regionali vere si sono poi incaricate di stabilire chi avesse visto giusto. Ma il valore delle decisioni si coglie quando vengono prese in anticipo, a posteriori è tutto più facile.
Non è stato il solo passaggio critico di un biennio vissuto anche pericolosamente. Tutti i colleghi – giornalisti, operatori, tecnici, amministrativi – mi hanno accompagnato con grande spirito di collaborazione e di sacrificio lungo fasi delicate come i contratti di solidarietà prima e la cassa integrazione dopo. Nonostante ciò e nonostante tutto, però, posso serenamente dire che il prodotto informativo non ne ha risentito, perché ogni componente della squadra ha fatto quanto necessario, e di più, per non intaccare l’ultratrentennale storia di successi di Primocanale.
Negli occhi, nella mente e nel cuore delle persone sono rimasti i momenti tragici e drammatici delle alluvioni, quelle nottate trascorse in diretta da studio e sui luoghi dei disastri per raccontare quanto stava avvenendo e, soprattutto, per dare notizie utili a impedire che il flagello meteo potesse appesantire il suo già nefasto bilancio. Ma se Primocanale è la tv regionale più vista in Liguria, terza emittente regionale in Italia per ascolti medi giornalieri, e sul versante delle all news il suo primato le consente di lasciarsi alle spalle tutti i colossi mediatici, da Rai a Sky a Mediaset, è perché l’impegno di tutti viene profuso quotidianamente, ora per ora, minuto per minuto. Così come per il sito, secondo solo al Secolo XIX,  con un flusso di contatti in continuo aumento.
Sono dati di fronte ai quali Genova e la Liguria devono interrogarsi, cominciare finalmente a chiedersi se fanno quanto occorrerebbe per difendere un patrimonio chiamato Primocanale. La libera informazione e le aziende che la producono sono un bene prezioso. Ma il disinteresse può uccidere, soprattutto se combinato con la crisi generale del Paese e quella più specifica del settore. Sono ancora aperte le ferite del passaggio del Secolo XIX sotto le insegne torinesi della Stampa e la chiusura del Corriere Mercantile, anticipate ormai anni or sono dalla trasformazione di una testata gloriosa come il Lavoro in un “panino” di Repubblica. Non voglio discutere scelte di altri, dico solo che la comunità ligure può avere davvero voce se liguri sono i suoi mezzi di informazione. Non piegati a interessi di lobby e neppure a proprietà di diversa derivazione territoriale. E oggi il più forte strumento mediatico che rimane tutto in mano ai liguri è Primocanale. Non c’è altro da dire.
Dunque, non ho sgranato il rosario dei successi per rivendicare chissà quali meriti. Ogni direttore porta con sé il bagaglio delle proprie esperienze e della credibilità che si spera abbia saputo costruire in anni di professione giornalistica. Quel richiamo ai risultati declina un avvertimento ed è anche il mio modo di dire grazie a tutto il mondo di Primocanale, che mi ha permesso di fare la sola cosa della quale porto un orgoglio personale: come un allenatore di calcio, ho preso in mano una squadra plurivittoriosa e ho avuto la fortuna, ma anche la capacità – lo dico senza l’infingimento della falsa modestia – di imprimere il mio marchio senza fare danni, senza voler inventare ciò che non occorreva inventare. Per rimanere alla metafora calcistica: avete presente Massimiliano Allegri che si pone alla guida della Juventus dopo i tre scudetti vinti da Antonio Conte e vince ancora, andando pure in finale di Champions? Ecco, è quella “roba” lì, anche se mi rode un po’ ricorrere a questo esempio, essendo io notoriamente interista…
A succedermi viene chiamato il collega Giuseppe Sciortino, un volto già noto di Primocanale. Una scelta interna, che l’azienda compie anche come testimonianza di fiducia e apprezzamento verso l’intera redazione e che rivela pure la nuova frontiera di Primocanale: accanto a quello per la tv, ci sarà un più massiccio impegno sul versante Internet, della cui struttura giornalistica Sciortino non a caso era a capo per mia stessa designazione. La volontà è utilizzare ancor meglio la piattaforma multimediale di cui dispone Primocanale – televisione, web, app, social – al cui sviluppo ho partecipato e che nella nuova fase ancor più spinta avrà in Sciortino il faro, per competenze e capacità.
Ai dietrologi in servizio permanente effettivo, categoria alla quale aderisco per deformazione professionale, dico dunque di non disperdere energie cercando chissà quali recondite cause celino le ragioni personali della mia rinuncia. Difatti, lascio la direzione di Primocanale, non lascio Primocanale. Come editorialista continuerò a dare il mio contributo alla storia di questa testata e offrirò – occupandomi anche della mia bella provincia di Imperia, che ha bisogno di essere un po’ risvegliata… - tutta la collaborazione possibile al nuovo direttore. Il mio non è un addio, è un arrivederci.  

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