lunedì 29 settembre 2014

TARANTO:CHE SCHIFO

Italia. Caos in Puglia in vista delle elezioni regionali

I vertici locali volevano le “larghe intese” col partito di Berlusconi. E dopo che la direzione regionale ha imposto la presentazione di una lista di centrosinistra, tanti delegati hanno “tradito” nel segreto dell’urna, votando alla presidenza della provincia il forzista Tamburrano.
Il nuovo presidente della provincia di Taranto, Martino Tamburrano

29/09/2014
Non solo il clamoroso calo d’affluenza alle primarie in Emilia-Romagna. C’è un altro voto che agita le acque in casa Pd: in Puglia, a Taranto, nel weekend si sceglieva il nuovo presidente della provincia. Ha vinto Martino Tamburrano, candidato di Forza Italia (su cui tra l’altro pende una richiesta di rinvio a giudizio per abuso d’ufficio). Ma la notizia è che a rendere possibile l’elezione sono stati anche e soprattutto i voti dei delegati del Partito Democratico. Un ribaltone che si spiega con quanto accaduto nelle scorse settimane: i vertici locali del partito volevano le larghe intese col partito di Berlusconi. E dopo l’intervento del direttivo regionale, che ha imposto la presentazione di Gianfranco Lopano come candidato della coalizione di centrosinistra, tanti hanno indicato come nuovo presidente l’esponente del centrodestra.  

Tutto comincia a fine agosto, quando Michele Mazzarano (da poco rinviato a giudizio per finanziamento illecito) e Michele Pelillo (deputato Pd e vicepresidente della commissione Finanze alla Camere), entrambi esponenti di spicco del partito a livello locale, lanciano l’idea di un listone unico Pd-Forza Italia per le provinciali, con Tamburrano (sindaco forzista di Massafra) candidato presidente. La proposta viene anche approvata dalla direzione provinciale, dove però c’è chi storce il naso per l’accordo. E così la questione viene portata sul tavolo della segreteria regionale, alla presenza di Michele Emiliano, segretario del partito. Ai vertici regionali l’idea delle larghe intese proprio non sta bene: in Puglia il Pd è molto legato a Sinistra Ecologia e Libertà del governatore Nichi Vendola, e all’orizzonte ci sono anche le elezioni regionali 2015 (dove tra l’altro Emiliano è in corsa per le primarie). Un’alleanza con Forza Italia sarebbe quantomeno inopportuna, insomma. E così si cambia linea: viene candidato Gianfranco Lopane, sindaco “dem” di Laterza, sostenuto da due liste di centrosinistra. E chi aveva promosso l’accordo col centrodestra fa buon viso a cattiva sorte: “Sono un soldato, obbedisco”, dice Pelillo in assemblea. 

Nel segreto dell’urna, però, le cose sono andate diversamente. Si votava col nuovo meccanismo messo a punto dalla riforma Delrio, che ha trasformato la provincia in un ente di secondo livello, con il presidente eletto dagli amministratori locali e non più dai cittadini. E i numeri non mentono: mentre le due liste del centrosinistra hanno raccolto insieme il 54,5% delle preferenze, Lopane si è fermato al 37%. Alcuni delegati, insomma, hanno “tradito”, votando per quello che sarebbe dovuto essere il candidato della lista unica Pd-Fi , e spianando la strada alla vittoria di Tamburrano. 

Le conseguenze del voto non hanno tardato a manifestarsi. La vicenda, di per sé di caratura locale, investe le prossime elezioni regionali, cruciali per il centrosinistra. “Emiliano ha la responsabilità politica di quanto accaduto”, afferma Guglielmo Minervini, altro candidato democratico alle primarie. “L’elezione è sfuggita completamente di mano alla segreteria”, gli fa eco Dario Stefàno, delfino di Nichi Vendola, anch’egli in corsa per raccoglierne l’eredità. La risposta di Emiliano non si è fatta attendere: “Mi sono esposto pubblicamente sulla vicenda, c’è una parte del partito che non risponde ai nostri indirizzi”. E per cui adesso potrebbero anche esserci delle sanzioni: “La direzione si riunirà e prenderà provvedimenti. Mi auguro che chi ha votato Tamburrano si dimetta dal partito”, ha aggiunto Emiliano. Per il momento l’unica certezza è che il Pd pugliese è nel caos per aver eletto, suo malgrado, il candidato di Forza Italia alla provincia di Taranto. Nella città dei due mari qualcuno aveva deciso che dovevano esserci le larghe intese. E larghe intese alla fine sono state, anche senza l’imprimatur del partito. 

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