venerdì 28 agosto 2015

Autogestione e sovranità monetaria

Autogestire la sovranità monetaria

by JLC
TEM
Un mercato autogestito in Grecia, dove è possibile pagare in Tem
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di Paolo Cacciari*
Il problema, affermano molti economisti, non è l’euro, ma il suo essere l’unica moneta in circolazione. Se invece provassimo a immaginare una pluralità di sistemi di scambi a diversa scala e per diverse funzioni, forse, riusciremmo ad accordare gli strumenti monetari e finanziari alle reali esigenze dell’economia e della società. Così, forse, riusciremmo ad addomesticare lo strapotere del denaro.
Le monete locali complementari, parallele, alternative, bioregionali, comunitarie… hanno una lunga storia (tra le più note: il Wirtschaftsring di Zurigo, l’Ithaca Hours negli Stati Uniti, il Brixtonpound a Londra, il Chiemgauer in Baviera). In tempo di crisi e di carenza di liquidità, come dimostrano le esperienze dell’Argentina (i Créditos) e della Grecia (le Tem, leggi La moneta greca che batte l’euro), le monete locali si moltiplicano. Anche in Italia non mancano esperienze e progetti. Le isole dell’Arcipelago Scec contano decine di migliaia di soci (soprattutto in Campania). Il Sardex mette in rete duemila aziende (Non vogliamo denaro, ma Sardex). Il Quinc di Rimini è promosso dalla Camera di commercio, dalla Provincia, dalle coop e da una rete di imprese. Il Susino in Val di Susa è promosso dalla associazione di imprenditori Etinomia. La Mag di Reggio Emilia sta sperimentando il Bus (Buono di uscita solidale). In Valcamonica è nato il Camuno. InRegione Sicilia si discute un progetto di legge per istituire Sicanex.
I modelli di funzionamento presi a riferimento sono molto vari. Alcune monete sono in realtà buoni sconto o punti di risparmio non convertibili in euro, ma usabili nelle reti di esercizi commerciali e servizi professionali convenzionati. Altre non impiegano cartamoneta, ma tramite una gestione elettronica di unità di conto virtuali funzionano da camera di compensazione multilaterale per transizioni tra le imprese del circuito. Molte fanno riferimento al valore delle monete ufficiali e sono convertibili. Altre invece sono crediti misurati in tempo di lavoro, sul modello delle banche del tempo. Rientrano di diritto in quest’ultima categoria le transazioni non monetarie che molti comuni stanno proponendo ai loro abitanti: pagare in tempo di lavoro volontario parte dei tributi locali (articolo 24 del decreto Sblocca Italia). Il cittadino da contribuente diventa erogatore diretto di servizi sociali. In tutti i casi, queste nuove forme di relazioni economiche liberate dalla intermediazione bancaria (e dagli interessi), presentano vantaggi evidenti: creano reti collaborative in cui prevale la solidarietà e la responsabilità, aiutano le aziende locali, restituiscono “sovranità monetaria” direttamente alle cittadine e ai cittadini.
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* Paolo Cacciari è autore di articoli e saggi sulla decrescita e sui temi dei beni comuni. Il suo nuovo libro, Vie di fuga (Marotta&Cafiero) – un saggio splendido su crisi, beni comuni, lavoro e democrazia nella prospettiva della decrescita – è leggibile qui nella versione completa pdf (chiediamo un contributo di 1 euro). Questo articolo è stato inviato anche a Left.
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