domenica 30 novembre 2014

cultura.fermare la distruzione dei teatri

Il Valle e gli indignados, Dio e il teatro

Pubblicato: Aggiornato: 
Quando un teatro chiude, quando un teatro viene occupato, quando un teatro viene liberato, se ne parla tanto... "Fa notizia". 
"Fa notizia" anche per coloro che "a teatro" non ci vanno. 
Dev'essere importante il "teatro" se "fa notizia" anche per chi non ci va mai. 
Pensate al "bailamme" che è successo per il teatro Valle. Probabilmente alcuni degli "indignados"( da una parte e dall' altra) non erano mai entrati al Valle o in un qualsivoglia teatro. 
(Inoltre, nessuno ci dirà mai, con chiarezza, quali lavori di restauro bisognerà fare - veramente! - per rimetterlo a posto. E quanto costeranno, questi lavori ecc... Non lo sapremo mai.) 
Ma è il teatro che conta! E tutti erano indignados per il teatro.

Allora è davvero importante questo teatro. 
Ma che cos'è questo benedetto-maledetto teatro?

Teatro è una parola antichissima. Guarda... caso... greca. 
E la parola teatro è arrivata fino a noi (che siamo gli ultimi uomini dell'occidente greco-giudaico-cristiano). 
La parola teatro non ha mai cambiato, dalla sua origine, il suo significato profondo. 
Ora la dico grossa! Il teatro è il senso dell'occidente. Spiegarlo sarebbe lunghissimo. Pigliatemi pure per matto.
"Stare a guardare, assistere a qualcosa", in Greco, si dice teaomai. Il Teatro è, dunque, un luogo in cui si assiste... si sta a vedere.
Per noi moderni, figli del Dio-uno, educati da Cartesio è difficile "pensare" il guardare come lo pensavano i greci. 
Difficilissimo, perciò, è pensare al teatro che vuol dire proprio luogo dello sguardo.

Per noi "io guardo" è l' azione di un soggetto "io" che guarda un oggetto ( una sedia, un albero, uno spettacolo teatrale, un film... ).
Per i greci, che hanno inventato il teatro così com'è ancora oggi (attore, testo, spettatore), guardare ha un senso profondo molto diverso dal nostro. (Ma non saranno stati i greci ad essere inventati dal teatro? Bella domanda.)
Per capire questo "senso" del guardare bisogna pensare al "pescare". 
Che fa un uomo che tira la lenza in acqua? "Prova" a pescare. Forse pescherà un pesce. Forse no. 
Se pescherà un pesce, quell'uomo "sarà" un "pescatore". 
Se non pescherà nessun pesce, quell'uomo, come pescatore, sarà uno zero. Non sarà un pescatore. Quello suo sarà un non essere pescatore.
Sempre per i greci, colui che guarda non "guarda qualcosa" ma è colto dallo sguardo di qualcosa.
Questo sguardo si dice (è) Dio.
Teao, teaomai, teion, teo... Dio... da cui teatron. Teatro. Luogo dello sguardo. Luogo di Dio.
Teatro è proprio questo: il luogo dove lo spettatore è colto dallo sguardo ( Dio... che poi tea (Dea... al femminile). Ma non affrontiamo quest' altro argomento che ci porterebbe lontano).
Oi teoi, i cosiddetti Dei, sono proprio l' "essenza che guarda" da "dentro" quello che l' uomo "vede". 
Per questo gli dei sono tantissimi. 
Per esempio: io, ora, sto scrivendo al computer. Cosa starebbe accadendo se fossi un greco? 
Io vedo il computer e, scrivendo, sono guardato dal dio-computer e succede che "io" mi riconosco come colui che è colto dallo sguardo (dio) in quanto scrivente. 
Dunque, io sono...scrivente. Dire "io sono" non è uno scherzo. E dire: "io sono stato" è un abisso! 
Cioè: io sono il già stato.
Qui, il passato non è passato per niente!... è prossimo, cioè presso di noi. 
Diciamolo meglio!... Noi siamo il già stato. 
Il teatro si fonda proprio su questo miracolo. Il passato che è presente. In noi. Noi siamo il già stato. 
E allora cosa succede allo spettatore seduto in platea? 
Lo spettatore "vede lo spettacolo" e viene "colto dallo sguardo" (dio) dello spettacolo e dei personaggi. Viene colto "in quanto" quello spettatore che è. Questo "essere colto" è la presa di coscienza di sé o il " riconoscimento di sé stesso" (lo stesso accade nel "mito" a Dioniso davanti allo specchio. Per questo Dioniso è il Dio del teatro.) 
Questo accade solo a teatro. Per questo il teatro è faticoso. Perché è "attivo". Devo riconoscermi ad ogni istante e dire, ad ogni istante, "io sono".
Al cinema, io non sono mai "io". 
Io sono proprio... Marlon Brando e non "come"... il personaggio che interpreta Marlon Brando. 
E sono anche... il "fiume che scorre nella valle o... la nave che salpa dal porto... Sono la nave che affonda e sono anche tutti coloro che annegano nel naufragio... Sono, proprio "sono"... tutto. 
Sono in una sorta di "rapimento dell' Essere". 
Sono come legato al " canto delle sirene" (seyras vuol dire corda. Da cui sirena, che lega la mente). 
Dunque il cinema "lega". E io adoro essere legato! (sirenato).
Il teatro non lega ma " libera". Libera l'Essere a se stesso. Una gran fatica! 
A teatro io non sono... ma sono come se fossi... Edipo, Amleto o qualunque personaggio rappresentato da un "vero" attore.
Il frammento 101 di Eraclito dice: edizesamen emeouton (Ho fatto di me stesso l'oggetto della mia indagine) ed esprime esattamente il senso di andare a teatro.
Per questo Shakespeare dice: " ...Scopo del teatro è reggere lo specchio alla natura...". La natura non sono i monti, i mari, gli alberi e gli animali. Ma la natura umana (laphysis greca). 
E forse Eraclito lo aveva capito proprio nella sua Efeso dove c'era, appunto, un magnifico theatron.
Il Dio-uno non ama il teatro. Non può amarlo. È uno! 
Il teatro è pagano.

Nessun commento:

Posta un commento