mercoledì 26 novembre 2014

Genova:un altro silos in contrasto con la legge



Bosco Pelato residenti all’attacco contro il progetto del nuovo autosilo
Appello al Comune: “Stesse criticità questo vuol dire sbranare la collina e costruire in una zona già cementificata”
MARCO PREVE
DOPOun anno di calma apparente si riaccende la battaglia contro l’autosilos del Bosco Pelato, una delle ultime aree verdi stretta tra via Amarena e piazza Solari. L’addio del gruppo Gavio e la ripresentazione di un nuovo progetto meno impattante non sembrano essere sufficienti al comitato di residenti che, forti anche di una accresciuta sensibilità dovuta ai recenti eventi alluvionali e alla moltiplicazione delle frane, chiede al Comune di fermare una volta per tutta l’operazione.
Il boschetto, attraversato dall’omonima salita, è un terreno di proprietà della Fondazione “Contubernio D’Albertis” che gestisce, proprio a ridosso del bosco, il complesso sede di asilo nido, materna, elementari, medie per 546 alunni e 42 dipendenti. Gianluigi Magaglio, direttore del Contubernio ha sempre spiegato che l’operazione autosilos serve per avere i fondi necessari a costruire una nuova ala e garantire così la sopravvivenza economica dell’istituto in tempi di crisi.
Dopo aver iniziato, nel 2007, a compiere i primi passi per realizzare la struttura, nel 2013 il progetto per cinque piani di silos per complessivi 150 posti stava per partire con lo sbancamento della collinetta.
La sollevazione di molti residenti, che si costituirono in un comitato, bloccò i lavori sostenendo che non si trattava di un parcheggio interrato ma di una costruzione emergente con «numerose illegittimità e criticità geologiche e ambientali (presenza di un rio e di acque sotterranee)».
Nei mesi successivi si è ritirata l’impresa Codelfa del gruppo Gavio che aveva acquistato area e licenza dal Contubernio per 650 mila euro. La Fondazione ha così deciso di portare avanti da sola l’operazione.
«Abbiamo tutte le autorizzazioni come le avevamo già in precedenza — spiega Magaglio — e ora siamo a circa 35 atti che dimostrano che siamo perfettamente in regola sotto tutti gli aspetti, in primis quello geologico. Aspettiamo il permesso e partiremo. Non solo, abbiamo di nostra iniziativa deciso di ridurre di un piano la costruzione scendendo a 123 posti ma mantenendo come oneri l’ascensore di collegamento e il campetto da calcio. Se questo è uno Stato di diritto noi dobbiamo poter realizzare l’opera ».
Ma il Comitato si rivolge al Comune appellandosi a diritti altrettanto importanti, ad esempio il rispetto di un territorio fragile.
«Per noi le criticità restano le stesse — si legge in un comunicato — . Si tratta pur sempre di sbranare una collina di ulivi e di edifi- care un silos in una zona già pesantemente cementificata. La politica dovrebbe difendere i cittadini e l’ambiente impedendo che venga autorizzata un’opera che ha le caratteristiche di una vera e propria speculazione edilizia. Peraltro nella zona ci sono molti box invenduti e fondi palazzi liberi che potrebbero essere convertiti in autorimesse. Basterebbe un’ordinanza comunale che, anche in considerazione dei recenti eventi calamitosi, sospendesse tutti i provvedimenti, specialmente quelli interessati da contenziosi così gravi, imponendo una nuova e più ampia rivalutazione. Senza dimenticare che con il nuovo Puc questo progetto non sarebbe approvato!». Ad oggi il Comune di Genova non ha mai neppure provato a fermare nessun autosilos oggetto di contestazioni, tra questi l’Eden di Pegli, il Fassicomo, via Cadighiara.

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