Tirreno Power, Giuliano e Ferrando: “E’ tema di rilevanza nazionale, se il carbone fa danni non succede solo a Vado”
Vado L. “Questo è un tema di rilevanza nazionale che riguarda tre piani fondamentali: quello sanitario, quello ambientale e quello occupazionale. Visto che l’interesse è di questa portata la questione non può essere ridotta agli enti locali, ma va discussa a livello ministeriale”. Non usano giri di parole Monica Giuliano e Alberto Ferrando, i sindaci di Vado Ligure e di Quiliano, per spiegare la loro posizione rispetto alla questione Tirreno Power.
Alla luce di quanto successo ieri a Roma durante la conferenza dei servizi, i due amministratori hanno voluto precisare la loro posizione invocando un intervento diretto e concreto da parte del Governo: “I ministeri competenti si devono parlare e affrontare il tema. Non ci permettiamo di giudicare il lavoro degli altri, ma siamo davanti ad elementi contraddittori e quindi abbiamo il sacrosanto diritto di sapere qual è la situazione sanitaria del nostro territorio. E’ chiaro però che siamo davanti ad un tema nazionale: se la centrale a carbone provoca danni alla salute non lo fa solo a Vado Ligure”.
I primi cittadini di Vado e Quiliano, in risposta a chi li accusava di immobilismo davanti a certi dati o pareri sulle criticità sanitarie derivate dalla centrale, documenti alla mano, hanno replicato seccamente: “Noi ovviamente non abbiamo una competenza tecnica che ci permetta di elaborare un parere, ma ci siamo rivolti a tutti gli enti che erano tenuti a fornircelo”. Effettivamente dai sindaci Giuliano e Ferrando sono partite diverse richieste (e relativi solleciti) per ottenere un parere sulla situazione sanitaria del territorio e sulle eventuali criticità. Le risposte però, fino a ieri, non erano mai arrivate.
Ed ecco spiegato perché la “frenata” sul parere degli enti locali sul rinnovo dell’Aia è arrivata proprio in conferenza dei servizi: il parere sanitario dell’Asl 2, così come quello del Ministero della Salute, sono arrivati ai sindaci mentre si trovavano a Roma. Alla luce di quanto affermato dall’Azienda Sanitaria Locale (in un documento di tre pagine firmato dal direttore generale Flavio Neirotti) e dal dirigente della direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero, la dottoressa Liliana La Sala, unitamente al direttore generale del Ministero Raniero Guerra, è stato chiesto il rinvio della conferenza.
Entrambi i pareri infatti prendono posizioni ben precise sulla questione: “L’attuale acquisizione di uno studio recente e circostanziato che evidenzia risultati contrapposti a quelli finora posseduti, impedisce chiaramente di poter esprimere un parere sanitario favorevole” scrive l’Asl, mentre il Ministero precisa: “Per quanto riguarda le cause con evidenza limitata di associazione con esposizioni ambientali, caratteristiche di una centrale elettrica, si osserva in entrambi i generi un eccesso di mortalità per malattie del sistema respiratorio nel loro complesso e in particolare per quelle acute”.
Ora Giuliano e Ferrando hanno una settimana di tempo per analizzare le carte e valutare come procedere. Sulle possibili azioni future entrambi si limitano a precisare che “saranno assunti degli atti nei prossimi giorni”. Di più, per ora, non trapela.
Qualche risposta certamente arriverà giovedì prossimo quando la conferenza dei servizi si riunirà ancora: se le parti non troveranno una linea comune non è da escludere che arrivi una sospensione dei lavori che porterebbe la questione del rinnovo dell’Aia davanti al Consiglio dei ministri e quindi, di fatto, direttamente nella mani del Governo. Un’ipotesi che è stata considerata anche dal sottosegretario Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare Silvia Velo durante il suo intervento del 20 novembre scorso alla camera dei deputati quando aveva precisato: “Qualora si ravviseranno posizioni diameltralmente opposte tra le amministrazioni interessate, che allo stato sono escluse, si valuterà il necessario coinvolgimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri”
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