La Guerra (Taciuta) dell’aria che ogni anno ci costa 43 mld e 67mila morti
“67.921 morti invisibili per lo Stato, un costo medio annuo di 43 miliardi di euro e 2,5 punti di Pil ‘in fumo’ a causa dell’inquinamento e 3,5 milioni di giornate lavorative perse ogni anno. Sono queste le cifre agghiaccianti che racconta il dossier “La Guerra (taciuta) dell’Aria” presentato oggi a Roma dal leader dei Verdi Angelo Bonelli e dall’esponente di Green Italia Roberto Della Seta. Dati incredibili e che si stenterebbe a considerare “reali” se non fossero stati resi pubblici da un organismo internazionale come l’AEA, Agenzia europea per l’ambiente
Il dossier ha rielaborato i dati dello studio sulla qualità dell’aria e reso pubblico lo scorso 14 novembre dall’AEA che ha calcolato l’impatto su salute e ambiente includendo le morti premature, i costi per la sanità, i giorni lavorativi persi, la riduzione dei raccolti agricoli. Particolarmente interessante è la classifica degli impianti europei più inquinanti. Secondo lo studio europeo l’Ilva di Taranto risulta nella Top 30 degli impianti Ue più inquinanti con un danno economico provocato, come dato medio, di 2,5 miliardi di euro.
Il dossier ha rielaborato i dati dello studio sulla qualità dell’aria e reso pubblico lo scorso 14 novembre dall’AEA che ha calcolato l’impatto su salute e ambiente includendo le morti premature, i costi per la sanità, i giorni lavorativi persi, la riduzione dei raccolti agricoli. Particolarmente interessante è la classifica degli impianti europei più inquinanti. Secondo lo studio europeo l’Ilva di Taranto risulta nella Top 30 degli impianti Ue più inquinanti con un danno economico provocato, come dato medio, di 2,5 miliardi di euro.
“I dati dell’Aea descrivono una situazione drammatica, un’emergenza dimenticata nei cassetti della politica che produce costi insostenibili sia a livello sanitario che economico. Ormai non è più fantascienza pensare che, presto, avere aria pulita sarà un bene disponibile solo per i ricchi che potranno comprarla o che potranno permettersi di allontanarsi dalle città e dalle aree più industrializzate e inquinate”. dichiara il leader dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: “Investire nella lotta allo smog e ai veleni che ogni giorno i cittadini respirano significa creare posti di lavoro nel settore dei trasporti pubblici, dell’innovazione tecnologica, nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, nell’edilizia e nelle bonifiche che restituiscono ai cittadini il territorio che è stato loro espropriato dall’inquinamento. Per questo proponiamo al governo un “Clean Air Act”, un piano per l’aria pulita per investire nel futuro e affrontare la “guerra dell’aria”: ricordiamo al premier Renzi che ogni anno l’inquinamento ci costa 2,5 punti di Pil.
Per Roberto Della Seta “Lo smog nelle città, così come l’inquinamento delle industri come Eternit e Ilva non è solo un problema astrattamente ambientale ma una drammatica emergenza sanitaria. Colpisce l’Italia più ancora che il resto d’Europa perché nel nostro Paese la violazione delle leggi che tutelano la salute dei cittadini è molto più diffusa e perché tutti gli ultimi governi, compreso quello di Renzi, continuano ad ignorare questo problema e, anzi, a compiere scelte come il via libera alle trivellazioni petrolifere che lo aggravano”.
Focus specifico su Roma. “Nelle zone più inquinate della Capitale, come l’Aurelia, c’è un aumento della mortalità del 7%” si legge nel rapporto che fa riferimento ad uno studio presentato dal dott. Francesco Forastiere del dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario del Lazio. “Le principali malattie rilevate sono quelle cardiovascolari e il tumore al polmone, la cui incidenza è superiore del 9% nelle aree dove gli inquinanti hanno livelli più alti”. Lo studio, pubblicato a marzo 2013, ha preso in esame circa 1.200.000 cittadini romani censiti nel 2001, residenti da più di cinque anni nella Capitale e al di sopra dei 30 anni.
I ricercatori hanno rilevato i livelli di Pm 2,5 e biossido di azoto (NO2) nelle diverse zone di Roma scoprendo che per 10 microgrammi in più per metro cubo di polveri e biossido si registra un aumento medio del rischio di mortalità rispettivamente del 4 e del 6%. I risultati mostrano che le morti dal 2001 al 2010 per cause cardiovascolari sono state oltre 60mila, più di 22mila quelle per malattie ischemiche del cuore, circa 9mila per malattie respiratorie e 12mila per tumore al polmone. Secondo uno studio del 2012, se a Roma venissero rispettati i limiti di Pm 2,5 segnalati dall’Oms l’aspettativa di vita aumenterebbe di oltre 12 mesi e si conterebbero quasi 1.300 morti in meno all’anno, con un risparmio per le famiglie e per lo Stato di oltre 2 miliardi di euro. Lo stesso accadrebbe per gli standard da Pm10: ci sarebbero quasi 600 ricoveri in meno per malattie respiratorie e oltre 400 in meno per problemi cardiovascolari, con risparmi complessivi stimati in 4 milioni di euro.
Le proposte degli ecologisti per vincere la Guerra dell’Aria sono chiare così come le richieste avanzate al governo di Matteo Renzi: 1) Il governo respinga la proposta del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker di tagliare gli obiettivi del pacchetto Aria dell’Europa. L’Italia e l’Europa hanno bisogno di limiti più rigorosi per salvare vite umane ed economia; 2) Serve un piano strutturale di interventi sulle politiche energetiche a favore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per arrivare a lungo termine all’obiettivo 100% rinnovabile; 3) Bisogna sostenere il trasporto pubblico e battersi in Europa per incentivare la produzione di auto ibride ed elettriche da immettere sul mercato; 4) Occorrono interventi sull’edilizia per ottenere il massimo risparmio energetico ed ecologico, nella difesa del suolo, per la riforestazione; 5) Bisogna applicare il principio ‘chi inquina paga’ per i titolari di industrie che si sono resi responsabili di azioni di inquinamento. I costi dell’inquinamento non possono essere scaricati sulla collettivi
Per Roberto Della Seta “Lo smog nelle città, così come l’inquinamento delle industri come Eternit e Ilva non è solo un problema astrattamente ambientale ma una drammatica emergenza sanitaria. Colpisce l’Italia più ancora che il resto d’Europa perché nel nostro Paese la violazione delle leggi che tutelano la salute dei cittadini è molto più diffusa e perché tutti gli ultimi governi, compreso quello di Renzi, continuano ad ignorare questo problema e, anzi, a compiere scelte come il via libera alle trivellazioni petrolifere che lo aggravano”.
Focus specifico su Roma. “Nelle zone più inquinate della Capitale, come l’Aurelia, c’è un aumento della mortalità del 7%” si legge nel rapporto che fa riferimento ad uno studio presentato dal dott. Francesco Forastiere del dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario del Lazio. “Le principali malattie rilevate sono quelle cardiovascolari e il tumore al polmone, la cui incidenza è superiore del 9% nelle aree dove gli inquinanti hanno livelli più alti”. Lo studio, pubblicato a marzo 2013, ha preso in esame circa 1.200.000 cittadini romani censiti nel 2001, residenti da più di cinque anni nella Capitale e al di sopra dei 30 anni.
I ricercatori hanno rilevato i livelli di Pm 2,5 e biossido di azoto (NO2) nelle diverse zone di Roma scoprendo che per 10 microgrammi in più per metro cubo di polveri e biossido si registra un aumento medio del rischio di mortalità rispettivamente del 4 e del 6%. I risultati mostrano che le morti dal 2001 al 2010 per cause cardiovascolari sono state oltre 60mila, più di 22mila quelle per malattie ischemiche del cuore, circa 9mila per malattie respiratorie e 12mila per tumore al polmone. Secondo uno studio del 2012, se a Roma venissero rispettati i limiti di Pm 2,5 segnalati dall’Oms l’aspettativa di vita aumenterebbe di oltre 12 mesi e si conterebbero quasi 1.300 morti in meno all’anno, con un risparmio per le famiglie e per lo Stato di oltre 2 miliardi di euro. Lo stesso accadrebbe per gli standard da Pm10: ci sarebbero quasi 600 ricoveri in meno per malattie respiratorie e oltre 400 in meno per problemi cardiovascolari, con risparmi complessivi stimati in 4 milioni di euro.
Le proposte degli ecologisti per vincere la Guerra dell’Aria sono chiare così come le richieste avanzate al governo di Matteo Renzi: 1) Il governo respinga la proposta del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker di tagliare gli obiettivi del pacchetto Aria dell’Europa. L’Italia e l’Europa hanno bisogno di limiti più rigorosi per salvare vite umane ed economia; 2) Serve un piano strutturale di interventi sulle politiche energetiche a favore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per arrivare a lungo termine all’obiettivo 100% rinnovabile; 3) Bisogna sostenere il trasporto pubblico e battersi in Europa per incentivare la produzione di auto ibride ed elettriche da immettere sul mercato; 4) Occorrono interventi sull’edilizia per ottenere il massimo risparmio energetico ed ecologico, nella difesa del suolo, per la riforestazione; 5) Bisogna applicare il principio ‘chi inquina paga’ per i titolari di industrie che si sono resi responsabili di azioni di inquinamento. I costi dell’inquinamento non possono essere scaricati sulla collettivi
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