domenica 30 novembre 2014

Turchia:liberta' per tutte e per tutti

Papa Francesco in Turchia: libertà religiosa e diritti civili per tutti

Pubblicato: Aggiornato: 
PAPA FRANCESCO
Concepita come pellegrinaggio a Istanbul, la Costantinopoli della chiesa ortodossa orientale, per un incontro con il patriarca Bartolomeo, la visita di papa Francesco ha anche uno spessore politico e pubblico di rilievo. Lo si è visto dai primi atti della visita ad Ankara: l'omaggio al mausoleo di Ataturk, il fondatore della moderna Turchia, e il discorso al mastodontico, nuovo palazzo presidenziale di Erdogan (anch'esso praticamente un mausoleo per il politico più importante della Turchia contemporanea, Erdogan, che se lo è fatto costruire su misura). Francesco, da politico consumato qual è (basti vedere quel che il papa sta facendo di una Curia romana nominata tutta dal suo predecessore) ha toccato i tasti giusti per segnalare l'interesse della Santa Sede per il ruolo della Turchia nel quadro del Medio Oriente: libertà religiosa, libertà di espressione e diritti fondamentali per tutti i cittadini indipendentemente dalla loro religione.
Il papa lo ha fatto in due luoghi e contesti diversi: ha sostato in silenzio orante di fronte alla tomba di Ataturk, il più laicista e illuminista dei leader della Turchia moderna, quello che modernizzò e laicizzò in pochissimo tempo il paese diventato improvvisamente orfano dell'Impero ottomano alla fine della Prima guerra mondiale. Il futuro papa Giovanni XXIII, in Turchia come diplomatico vaticano tra il 1935 e il 1944, dovette rinunciare alla tonaca del vescovo cattolico per vestirsi in borghese, a causa di una legge del governo turco contro gli abiti religiosi, di tutte le religioni. Ma oggi il dogma della "laicità turca" è stato ampiamente ridefinito dall'uomo forte, il presidente della Repubblica di Turchia Recep Tayyip Erdogan, nel senso di una mera tolleranza (e non sempre) accordata dal sistema politico e giuridico turco ai non musulmani. La preghiera di papa Francesco di fronte ad Ataturk equivale a una non polemica, ma chiara rivendicazione del diritto alla libertà religiosa per tutti i cittadini.
Ancora più chiaro è stato nel discorso al palazzo presidenziale, in cui il papa ha parlato chiaramente del nesso tra libertà religiosa e pace in Medio Oriente: "La libertà religiosa e d'espressione stimolano il fiorire dell'amicizia che porta alla pace". Francesco ha parlato in termini non equivoci delle aspettative della Santa Sede nei confronti della Turchia: "A tal fine è fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani - tanto nelle disposizioni di legge, quando nella loro effettiva attuazione - godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri". La risposta di Erdogan (come anche del presidente degli Affari Religiosi turco, poche ore dopo) è stata un richiamo contro l'islamofobia in Occidente, come se la chiesa non fosse già molto attiva contro l'islamofobia e come se il papa fosse il rappresentante dell'Occidente, in un disvelamento del paradigma etno-religioso alla base dell'idea di cittadinanza nella Turchia di Erdogan oggi.
Tra il papa e la leadership turca vi è stato quindi uno scambio diretto e franco, non esclusivamente rituale, sebbene con molti sottintesi (come l'ambiguo ruolo della Turchia nella guerra in Siria, al di là della generosa opera di accoglimento dei profughi). Questo scambio, all'inizio della visita di tre giorni, getta una luce sul valore di questa visita da due punti di vista diversi. Il primo: le diverse esperienze di "libertà religiosa" nel mondo. I vescovi cattolici americani combattono da anni contro Obama, accusato di voler costringere i cattolici a pagare per assicurazioni sanitarie che coprano anche le spese per la contraccezione. I cattolici in Medio Oriente lottano per una molto più elementare diritto alla libertà religiosa che non li escluda dai diritti di cittadinanza. Questo dice molto delle sfide molto diverse che la chiesa cattolica ha davanti quando parla alla politica: né la "laicità" turca, né la "separazione Stato-Chiesa" in America sono sistemi senza problemi per la chiesa più globale di tutte.
Il secondo punto di osservazione parte dalla precedente visita di un papa in Turchia. Il 28 novembre 2006, esattamente otto anni fa, papa Benedetto arrivava in Turchia, dopo la crisi causata con l'Islam mondiale dal discorso tenuto all'Università di Regensburg due mesi prima. Il Vaticano di papa Ratzinger e del cardinale Segretario di Stato Bertone sentì e cedette alla pressione, allora, a pronunciarsi in favore dell'entrata della Turchia nell'Unione Europea. Sono passati solo otto anni, ma molto è cambiato da allora, sia in Medio Oriente sia in Vaticano.

Nessun commento:

Posta un commento