di Tonio Dell'Olio*
Sono almeno tre gli errori sulla guerra in Iraq che Tony Blair ammette dodici annidopo in un’intervista alla Cnn: la non veridicità della presenza delle armi di distruzione di massa, la cattiva pianificazione della guerra e il mancato calcolo delle conseguenze dopo la destituzione di Saddam.
Quanti morti, quanta distruzione, quanta sofferenza hanno provocato quegli errori ammessi oggi con colpevole ritardo? E poi mi chiedo se basti ammettere gli errori e se non sarebbe più giusto davanti alla storia individuare le responsabilità e processare chi ha causato centinaia di migliaia di morti come si fa con chi commette un omicidio o un furto.
Ma è il gioco dei potenti. Oppure forse è che siamo abitati dalla tolleranza verso la guerra che stravolge le regole normali per cui le uccisioni in quel caso non sono definiti omicidi ma perdite umane.
Insomma, il paradosso è che la pubblica confessione di un criminale di guerra qui da noi non crea scandalo e nemmeno scalpore. Nemmeno alla luce delle conseguenze ancora più tragiche che quella guerra ha creato di fatto favorendo l’insorgere e il rafforzarsi di altri criminali sotto la bandiera nera dell’IS. E infine mi chiedo chi ci sta mentendo oggi e quante sono oggi le vittime dei giochi dei potenti?
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* sacerdote, fa parte di Libera e di Pax Christi, è autore di numerosi saggi e articoli (questo articolo è apparso su Mosaico di pace)
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mercoledì 28 ottobre 2015
crimini di guerra
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