giovedì 29 ottobre 2015

cambiamenti climatici e ghiacciai delle Alpi

I ghiacciai delle Alpi condannati all'estinzione?

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Dalla fine dello scorso agosto il più grande ghiacciaio vallivo italiano, quello dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio, si è spaccato in tre ghiacciai più piccoli (uno vallivo e due montani). Il caldo dell’estate appena trascorsa, dunque, ha mietuto una vittima illustre ed è una perdita di non poco conto, considerando che la ricostituzione di un ghiacciaio avviene in tempi molto lenti anche con condizioni climatiche diverse dalle attuali, segnate dal susseguirsi di anni record per il caldo (il 2015 si avvia a essere il 14esimo in fila a battere il record di anno più caldo). E non solo, l’analisi delle variazioni volumetriche avvenute negli ultimi 26 anni – dal 1981 ad oggi - ha evidenziato un rilascio idrico da parte dei nostri ghiacciai, considerando solo quelli delle Alpi Centrali, pari a 2000 miliardi di litri, l’equivalente di 800mila piscine olimpioniche e 4 volte il Lago Trasimeno. Un fenomeno particolarmente preoccupante visto l’importante ruolo dei ghiacciai e della loro intensa fusione nel produrre acqua, soprattutto nel periodo estivo, utile a mitigare i periodi di siccità e cruciale per la produzione di energia idroelettrica.
Sono questi i dati evidenziati dall’aggiornamento al Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani presentati il 28 ottobre alla Camera dei Deputati dall’Intergruppo parlamentare per il clima Globe Italia, al quale hanno preso parte, fra gli altri, Claudio Smiraglia eGuglielmina Diolaiuti, Università degli studi di Milano - Dipartimento di Scienze della Terra (entrambi componenti del Comitato Scientifico Centrale del Club alpino italiano), Umberto Martini, Presidente generale del Cai, Erminio Quartiani, Vicepresidente generale del Cai, Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale di Legambiente.
I dati areali più recenti del Catasto dei ghiacciai italiani, realizzato nell’ambito di un progetto sviluppato e coordinato dall’Università Statale di Milano, con la partnership dell’Associazione EvK2CNR e della società Sanpellegrino Spa e con il contributo scientifico del Comitato Glaciologico Italiano, sostanzialmente confermano una generale tendenza al regresso. Infatti dagli anni Sessanta del XX secolo al primo decennio del XXI secolo è avvenuta una riduzione areale del 30% (da 527 kmq a 370 kmq), cui si è aggiunta un’ulteriore contrazione del 5% dal 2007 al 2012. La superficie glaciale persa è confrontabile con quella del Lago di Como ed è conseguente non solo al rimpicciolimento dei ghiacciai ma anche alla completa estinzione di quasi 200 apparati.
In pratica molti ghiacciai negli ultimi anni si sono frammentati in più tronconi, come il ghiacciaio del Lys, uno dei più grandi della Valle d’Aosta, ormai ridotto in tre-quattro unità minori, il ghiacciaio della Lex Blanche, anch’esso in Valle d’Aosta, ilghiacciaio del Ventina in Lombardia, il ghiacciaio del Careser e quello del Mandrone-Adamello in Trentino, la Vedretta Alta e ilghiacciaio di Vallelunga in Alto Adige, solo per citare i più noti.
Gli scenari futuri del glacialismo italiano, inoltre, basati sull’evoluzione del clima derivante dai modelli climatici, indicano che un’inversione della tendenza in corso è alquanto improbabile e che nell’arco di pochi decenni si potrebbe realizzare un’ulteriore avvicinamento a un paesaggio alpino, più simile ai Pirenei e agli Appennini, ormai quasi totalmente privo di ghiacciai, che sembra il destino inevitabile delle montagne del futuro.
Il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, pubblicato nel 2015, ma in costante e continuo aggiornamento, anche per quanto riguarda la risorsa idrica rappresentata dai ghiacciai, è disponibile on line open access (http://users.unimi.it/glaciol/) e scritto in due lingue in modo semplice per renderlo davvero fruibili a tutti.

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