GreenItaly, i lavori verdi sono la vera chance per far ripartire l’occupazione in Italia
Nel 2014 quasi 3 milioni di occupati sono ascrivibili ai green jobs, e nel 2015 il 14,9% delle assunzioni è verde
[30 ottobre 2015]
Quanti sono i lavori verdi in Italia? Da diversi anni il rapporto GreenItaly – aggiornato oggi all’edizione 2015ed elaborato come sempre da Symbola insieme a Unioncamere – studia il settore dei green job, grazie ad un pionieristico lavoro di individuazione delle professioni “verdi”, suddividendoli in macroaree complementari. Quella dei “green job” (figure professionali il cui lavoro è direttamente finalizzato a produrre beni e servizi eco-sostenibili o a ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi) e quella dei lavori verdi “ibridi”, ovvero quelle figure professionali il cui lavoro non è finalizzato in modo diretto a produrre beni e servizi green o a ridurre l’impatto ambientale dei cicli produttivi, ma possono comunque contribuirvi nel momento in cui sono richieste loro competenze in tema, perché magari inserite in imprese o filiere green oriented.
Ebbene, sulla base dei microdati Istat sulle forze di lavoro, GreenItaly identifica nel 2014 «quasi 3 milioni di occupati (2.942,7 mila) ascrivibili ai green jobs, corrispondenti al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale». Per sapere quali professioni rientrano tra le più richieste in Italia (e dove) è utile dare un’occhiata qui http://goo.gl/xVu2Jf, ma è possibile subito evidenziare come si tratti di un segmento di mercato generalmente dinamico, che include inoltre molte figure professionali qualificate: «Più dei due terzi – il 66,8% – di chi viene assunto nei settori della progettazione e della ricerca e sviluppo è una figura green, a dimostrazione del forte legame fra green economy ed innovazione aziendale».
Soprattutto, quello dei green job si presenta come un mercato in espansione. «Nel 2015 – si legge nel rapporto GreenItaly – il 14,9% delle assunzioni previste dalle imprese riguarda green jobs, e quasi la metà, pari al 43,9%, riguarda le figure ibride. In termini assoluti, si tratta di quasi 74.700 assunzioni di green jobs e di 219.500 assunzioni associate alla richiesta di competenze green; nel loro insieme, raggiungendo quota 294.200 assunzioni, costituiscono ben il 59% della domanda di lavoro».
Sono cifre da tenersi bene a mente ogniqualvolta vengono diffusi dati sul mercato del lavoro italiano. Tirarli per la giacchetta è ormai uno sport nazionale, e con l’aggiornamento odierno dei dati Istat anche il premier Renzi non si è sottratto al comprensibile esercizio di una lettura filogovernativa: «Ancora dati Istat positivi – commenta il primo ministro – Gli occupati a settembre 2015 sono 192mila in più rispetto a settembre 2014 e +378mila dall’inizio del nostro governo, cioè rispetto a febbraio 2014. A settembre il tasso di disoccupazione scende all’11,8%, in particolare per le donne, mentre la disoccupazione giovanile cala al 40,5% e aumentano i contratti stabili. Molto da fare, ancora. Ma non dimentichiamo che eravamo sopra al 13% di disoccupazione a livello generale e oltre il 46% per i giovani. Sono percentuali e numeri, certo, ma sono anche persone, vite, famiglie, destini. Il Jobsact ha restituito credibilità a livello internazionale, ma soprattutto ha creato opportunità e posti di lavoro stabili. È la volta buona, l’Italia riparte».
In realtà ad approfittare della congiuntura economica in miglioramento per fattori esogeni all’attività governativa – l’aiuto della Bce, prezzi del petrolio ai minimi, euro più debole – sono tutti i paesi d’Europa, come sottolinea sempreoggi l’Eurostat. Nonostante nel resto d’Europa non ci sia naturalmente traccia del Jobsact renziano, la performance occupazionale è ancora migliore di quella italiana, con l’Ue a 19 con il tasso di disoccupazione ai livelli più bassi dal 2012 – ovvero al 10,8%, mentre l’Italia è ancora all’11,8%. Di più, l’analisi Istat sottolinea come il tasso di disoccupazione sia sì diminuito, ma in parte perché ad aumentare sono stati gli inattivi, ovvero quanti sono talmente scoraggiati dalla mancanza di lavoro che neanche lo cercano: una platea che nell’ultimo mese in Italia è incrementata di altre 53mila unità. Di questo c’è poco da gioire.
Al contrario, la crescita dei lavori verdi evidenziata da GreenItaly 2015 appare forte e genuina, foriera di un’Italia ancora capace di immaginare uno sviluppo sostenibile. Se i posti di lavoro crescono, molto lo dobbiamo alla green economy; varrebbe la pena che le istituzioni se ne accorgessero, e la sostenessero concretamente anziché ignorarla o peggio osteggiarla.
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