Un piano di razionalizzazione per archivi, biblioteche, musei provinciali
Dopo l’allarme lanciato dalle associazioni ANAI, AIB e ICOM Italia con la campagna “A chi compete la cultura?”, che ha messo in evidenza i rischi per la tutela del patrimonio culturale e per la continuità dei servizi erogati che possono derivare dall’attuazione della Legge Del Rio (L. 56/14) e dalla messa in mobilità dei dipendenti delle Province, un segnale positivo sembra arrivare dalla recente norma prevista all’art. 16, comma 1 -quater della Legge 6 agosto 2015, n. 125 che ha convertito con modifiche il D.L. 19 giugno 2015, n. 78.
In un quadro, che permane variegato e incerto in molte Regioni italiane per la mancata o incompleta definizione da parte delle Regioni di funzioni non fondamentali delle Province (tra le quali la gestione di beni/Istituti culturali) da avocare a sé o trasferire in gestione ai Comuni, (quadro discusso, come si ricorderà, nei Seminari ICOM dedicati a questo tema il 22 novembre 2014 a Bologna e il 22 giugno 2015 a Roma), la prospettiva di un Piano di razionalizzazione degli Istituti di cultura delle Province, che prevede anchel’eventuale versamento agli archivi di Stato di archivi storici delle Province (escluse quelle trasformate in città metropolitane) e il possibile trasferimento di musei e biblioteche provinciali al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, suggerisce un cauto ottimismo. Ci si augura infatti che lo Stato, garante della salvaguardia dei beni culturali e della diffusione della cultura, possa così presidiare un processo che stenta a decollare e intervenire ove si manifesti una fragilità tecnica e organizzativa degli enti locali.
La definizione del Piano, attraverso un decreto ministeriale del MiBACT, di concerto con i Ministri degli Affari regionali e dell’Economia e Finanze, passa per un’Intesa in Conferenza unificata, mentre i singoli trasferimenti potranno essere definiti mediante la stipula di accordi ai sensi dell’art. 112 del Codice. Al momento, nell’ambito dell’Osservatorio nazionale previsto dall’Accordo Stato-Regioni dell’11 settembre 2014, è in corso il censimento di biblioteche, teatri, musei, archivi storici, istituti culturali, artistici e musicali e altri luoghi di cultura di proprietà provinciale, nonché del numero totale di personale impegnato e delle complessive spese di gestione, che sarà alla base delle valutazioni e delle proposte dei soggetti coinvolti.
Malgrado le difficoltà finanziarie e organizzative di tutte le amministrazioni e la ristrettezza dei tempi previsti per l’adozione del Piano (31 ottobre p.v.), si spera si possano trovare soluzioni accettabili e condivise, invertendo una tendenza negativa che ha spesso sottovalutato l’importanza che le istituzioni culturali rivestono per il progresso civile ed economico dei territori.
Un ulteriore elemento positivo (previsto dal comma successivo 1 quinquies dello stesso art. 16) deriva dalla possibilità per il MiBACT di acquisire in mobilità, anche in sovrannumero rispetto alle attuali dotazioni organiche, personale delle Province dei profili di archivista, bibliotecario, storico dell’arte e archeologo. Questo garantisce la continuità d’impiego nel settore di professionisti qualificati, peraltro di numero ridotto, anche se non risolve del tutto la funzionalità dei servizi, finora assicurati in gran parte nei musei del Mezzogiorno, da operatori esterni (cooperative, associazioni, singoli esperti) con forme contrattuali diverse.
Su tutto, inutile dirlo, pesa la spada di Damocle della clausola “senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica”!
Adele Maresca Compagna
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