venerdì 30 ottobre 2015
da Italia Oggi-Legautonomie ragionare sui fondi sulla povertà
Fondi per la lotta alla povertà
Nella manovra 600 mln per il 2016 e 1 mld per il 2017
Loreto Del Cimmuto, direttore Legautonomie
a legge di stabilità per il 2016 contiene misure finalizzate all'adozione, con cadenza triennale, di un
Piano nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale,istituendo a tal fine un fondopresso
il Ministero del lavoro al quale sono assegnati 600 milioni di Euro per il 2016 e 1000 milioni di Euro a
partire dal 2017. Il Piano intende così colmare una lacuna, più volte evidenziata, che fa dell'Italia,
insieme alla Grecia, l'unico paese europeo in cui manchi uno strumento generale e universale di
contrasto alla povertà.
Il piano, si legge nella bozza di articolato (vedremo la versione definitiva) prevede una progressione
graduale di misure, nei limiti delle risorse disponibili, volte alraggiungimento dei livelli essenziali delle
prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale. C'è quindi la consapevolezza
dell’insufficienza delle risorse stanziate e sulla natura parziale e graduale delle misure proposte. Del
resto, come fu evidenziato dallo stesso Governo nella presentazione dell'anteprima del Piano nell'estate
scorsa, una misura che volesse eliminare la povertà (come definita dall’Istat) che oggi riguarda il 10%
della popolazione, costerebbe circa 10 miliardi di Euro (che considerando condizioni cicliche più
favorevolipotrebberoscendere a 7-8 miliardi raggiungendo il 5-6% della popolazione).
Il Piano quindi resta sullo sfondo, la sua introduzione è graduale e le risorse stanziate sono al di sotto del
necessario, ma è sicuramente positivo aver definito un provvedimento che ha il pregio di affrontare il
tema della lotta alla povertà con uno strumento nuovo epiù organicoche però solo in prospettiva sarà in
grado di superare la settorializzazione delle politiche di welfare. Non manca tuttavia qualche ombra: in
primo luogo si ripropone la logica della sperimentazione e quindi dell'allontanamento di misure
effettivamente strutturali e a regime. In secondo luogo permangono i rischi di ricaduta nella
categorizzazione e nella frammentazione degli interventi. Tali sono infatti le previsioni circa la
finalizzazione delle risorse stanziate che, nelle more dell'adozione del Piano, sono infatti così suddivise:
380 milioni per l'estensione, il rafforzamento e il consolidamento della sperimentazione del programma
"carta acquisti". Prioritario e particolare riguardo viene dato in tal senso ai nuclei con figli minori
attraverso l'incremento del Fondo speciale di cui al decreto legge 112 del 2008, destinato al
soddisfacimento delle esigenze di natura alimentare e sanitarie dei cittadini meno abbienti. 220 milioni
sono invece destinati all'integrazione delle risorse per l’Asdi, l'assegno di disoccupazione introdotto con
il Jobs Act per i disoccupati che abbiano esaurito il trattamento di disoccupazione, con minori a carico e
prossimi al pensionamento. A queste vanno comunque aggiunte altre risorse già stanziate per la lotta
alla povertà che ne farannolievitare il monte complessivo disponibile.
Per gli anni successivi al 2016 è invece previsto il finanziamento di uno o più provvedimenti legislativi
anche attraverso il riordino e la razionalizzazione delle normative in materia assistenziale, finalizzati
L
all'introduzione di un'unica misura nazionale di contrasto alla povertà; quindi l’intervento strutturale è
rimandato. Significativa poi è la previsione di un contributo delle fondazioni bancarie all'alimentazione
di un "Fondo per la lotta alla povertà" istituito in via sperimentale, fino al concorso massimo
complessivo di 100 milioni di Euro per ciascuno degli anni 2016 -2017 -2018 e tramite concessione di
un credito d'imposta.
Le disposizioni della legge di stabilità sono già sottoposte a valutazioni ed osservazioni critiche. Già a
suo tempo, prima dell'estate, l' "Alleanza contro la povertà in Italia", circa 30 associazioni (in prima fila
le ACLI) di cui Legautonomie è soggetto pienamente partecipe, sulla scorta delle anticipazioni sopra
richiamate, aveva evidenziato come occorresse procedere senza indugio, pur con la necessaria
gradualità, ma dentro un orizzonte temporale ben definito, alla introduzione di un appropriato Piano
nazionale contro la povertà di natura radicalmente diversa da quello prospettato dall'esecutivo e con
misure strutturali volte a coprire l'intera platea della povertà assoluta nel nostro Paese.Il REIS (Reddito
di inclusione sociale) proposto dall'Alleanza avrebbe carattere strutturale ed entrerebbe a regime
nell’arco di quattro anni,conuno stanziamento addizionale di 6 miliardidi Euro, pari allo 0,34% del Pil.
Questa é all’incirca la distanza, secondo l’Alleanza, esistente tra la spesa pubblica destinata alla lotta
contro la povertà nella media dei paesi europei (0,4% del Pil) e quella italiana (intorno allo 0,1% del Pil).
Non mancherebbe, nella gestione a livello locale del Reis, il protagonismo e l’impegno condiviso dei
Comuni nel ruolo di registi della sua concreta attuazione, insieme ai servizi per la formazione e
l’impiego dei soggetti del Terzo settore. Il Reis ha quelle caratteristiche di universalismo, mix di
prestazioni monetarie e servizi alla persona, diritti accompagnati a doveri, che costituiscono gli
ingredienti migliori per costruire anche una coalizione di attori sociali attorno alla lotta alla povertà.
Quindi luci ed ombre nelle valutazioni sulla proposta del Governo. Quello che è comunque significativo
è che finalmente ci sia qualcosa di concreto attorno a cui ragionare e fare, anche per conquistare misure
più avanzate ed adeguatenella lotta contro la povertà.
Loreto Del Cimmuto, Direttore generale Legautonomie
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento