Migrazione, per il rapporto mondiale Iom è sempre più urbana e sud–sud
Sempre più spesso nelle città dei Paesi in via di sviluppo convergono migrazioni interne e internazionali
[28 ottobre 2015]
L’International Organization for Migration (IOM) ha presentato il a Ginevra il suo The World Migration Report 2015, che ha come tema “Migranti e città: nuove partnership per gestire la mobilità”. L’ottavo rapporto dell’IOM si concentra su come la migrazione e migranti stanno plasmando le città e su come la vita dei migranti traforma le città, le persone, le organizzazioni e le regole.
I due primi capitoli del rapporto espongono le principali evoluzioni delle città e della migrazione, esaminano i diversi ambienti urbani che stanno sperimentando una rapida crescita dei flussi migratori interni e/o internazionali, mettendo in evidenza la diversificazione di questi flussi.
Il capitolo 3 si occupa di alcuni aspetti delle vulnerabilità nell’ambiente urbano – strategie di sussistenza e mobilità, ostacoli all’accesso alle risorse e forme particolari di vulnerabilità – che colpiscono le popolazioni più esposte, in particolare le donne migranti.
Il capitolo 4 analizza il modo in cui l’urbanizzazione ed i nuovi schemi di mobilità possono contribuire alla la riduzione della povertà, alla crescita e allo sviluppo nelle città ed a migliorare il benessere dei migranti.
Il capitolo 5 studia alcune delle condizioni da mettere insieme in materia di governance urbana, per includere i migranti e favorire i partenariati.
L’ultimo capitolo formula delle conclusioni e delle raccomandazioni con la prospettiva di iniziative future miranti ad elaborare una governance urbana che includa i migranti, facendo riferimento all’integrazione della migrazione nel quadro mondiale dello sviluppo sostenibile per il post-2015, cioè gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile recentemente approvati dall’Onu..
Presentando il rapporto, la sua principale redattrice, June Lee, ha sottolineato che «Mentre la maggior parte dell’attuale dibattito internazionale sui trends e le politiche migratorie è a livello nazionale, il rapporto sosta il riferimento del dibattito sulla migrazione verso la città. Il rapporto si concentra su come la migrazione sta plasmando le città e su come la situazione dei migranti in città – come vivono, lavorano e modellano il loro habitat – aiuta a svelare la stretta connessione tra la mobilità umana e lo sviluppo urbano».
Il World Migration Report 2015 rivela che quasi 1 su 5 dei migranti del mondo vivono in sole 20 grandi città e che in molte di queste città immigrati rappresentano un terzo o più della popolazione.
Nel 2014 il 54% della popolazione mondiale viveva nelle arre urbane e l’attuale popolazione urbana di 3,9 miliardi è destinato ad arrivare fino a 6,4 miliardi entro il 2050. «La migrazione e il driving di gran parte l’aumento dell’urbanizzazione – dice l’IOM – facendo delle città luoghi molto più diversificata in cui vivere.
C’è l’idea sbagliata che i migranti tendono a concentrarsi soprattutto nelle città del Nord del mondo e che quindi bisogna guardare a questo fenomeno se si vuole integrare i migranti internazionali, ma Lee ha detto che «Il rapporto assume una prospettiva globale, con particolare attenzione alla situazione dei migranti nelle città del Sud Globale». Quindi, per la prima d quando sono stati pubblicati i WMR, il rapporto 2.015 esamina sia la migrazione interna che quelle internazionali. Ne è venuto fuori che la mobilità umana è in crescita e continuerà ad essere soprattutto urbana. «Allo stesso tempo, in linea con i cambiamenti dell’economia globale, sta cambiando la geografia dei flussi migratori – spiega ancora Lee – Ad esempio, i migranti sono sempre più attratti dalle città dei Paesi che presentano una maggiore crescita economica in Asia orientale, Brasile, Sudafrica e nell’India occidentale».
Sempre più spesso, le città dei Paesi in via di sviluppo diventano luoghi dove convergono entrambe le migrazioni, con una crescente migrazione Sud-Sud e movimenti di popolazione tra i Paesi a basso e medio reddito. Basterebbe questo per far crollare la propaganda sull’invasione dell’Europa, ma bisognerebbe che fascisti, leghisti e populisti xenofobi avessero la voglia e la capacità di leggere qualcosa di più complesso di un comodo slogan razzista o di una bufala su Facebook.
Un altro dato chiave che emerge dal rapporto è che «L’aumento della migrazione verso le città comporta rischi e opportunità per i migranti, le comunità e governi interessati». Lee evidenzia che «La super-diversità comporta sfide, quando la segregazione residenziale di certe etnie, nazionalità o uno status socio-economico si concentrano, in particolare nei quartieri di una città o di un’area metropolitana. Anche se ci sono alcuni effetti positivi nel raggruppamento etnico, i politici cercano di evitare che la segregazione residenziale diventi generazionale». Insomma bisogna evitare di formare e di costruire banlieue come quelle francesi dove gli immigrati si ammassano per “tribù etniche” e/o fede religiosa. “
Il World Migration Report 2015 sottolinea che ormai la multietnicità è la condizione normale di molte città in tutto il mondo meno sviluppato e che queste città spesso si trovano ad affrontare flussi migratori misti, «con una particolare concentrazione di sfollati interni e migranti in transito rimasti bloccati».
Ma l’IOM non si nasconde che molte città non hanno risorse sufficienti e non sono motivate a diventare realmente inclusive, per questo il rapporto chiede «una piattaforma per la migrazione e l’urbanizzazione per discutere di come bilanciare conoscenze, le capacità e gli impegni verso una buone decisioni politiche e pratiche per una governance urbana inclusiva nei vari Paesi».
Prendendo atto delle profonde differenze tra le diverse situazione della migrazione internazionale e interna, così come delle notevoli differenze nella capacità dei diversi Paesi di affrontarle, il rapporto sottolinea però «i potenziali vantaggi che rappresentano tutte le forme di migrazione e di mobilità per la crescita e lo sviluppo delle città» e mette in evidenza . dei metodi innovative che permettono di migliorare l’elaborazione delle politiche migratorie e dell’urbanizzazione, nell’interesse dei migranti e delle città.
La Lee conclude: «Dobbiamo prendere in considerazione quali ruoli svolgono le comunità e le organizzazioni internazionali, tenendo conto che le buone pratiche dei Paesi più avanzati potrebbero non essere applicabili a livello globale».
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