Bimba ritirata dalla scuola per un progetto genderby JLC |
di Alex Corlazzoli*
Sono bastate due favole, etichettate con la parole “gender”, per far scoppiare un caos all’istituto comprensivo terzo di Massa. Da una parte i genitori di una bambina che hanno ritirato la figlia dalla scuola primaria con tanto di plauso del vescovo della diocesi di Massa Carrara, monsignor Giovanni Santucci; dall’altra l’ufficio scolastico provinciale e Irene Biemmi la direttrice della collana “Giralangolo” che conosce i due testi incriminati: “Una bambola per Alberto” e “Salverò la principessa”.
Se finora non si era registrata una presa di posizione netta da parte della professoressa Biemmi, che è anche docente del corso di formazione per insegnanti e autore dei laboratori per i ragazzi del progetto “Liber* Tutt*”, a ventiquattr’ore dalla denuncia fatta dall’associazione Pro Vita e dalle dichiarazioni politiche e curiali, la critica non manca: “Questi genitori e il vescovo non hanno mai letto queste storie. C’è stata una distorsione totale dei contenuti dei libri. È l’ennesimo pretesto per bloccare un progetto ben riuscito. È stato costruito un caso per nascondere la realtà. Questo progetto è stato proposto dalla Provincia di Massa dallo scorso anno, ha coinvolto migliaia di ragazzi e docenti: la polemica di queste ore occulta tutto il lavoro fatto”.
Irene Biemmi non ha dubbi sulla questione: “C’è stata una mala-interpretazione su un progetto che si basa su presupposti pedagogici che hanno a che fare con l’uguaglianza e la non discriminazione: se qualcuno ha qualcosa da ridire su questo, parliamone.L’educazione sessuale e l’educazione di genere sono due cose diverse. Sono state messe insieme volutamente per creare paura. Insinuare il timore che al proprio figlio a scuola fanno leggere delle favole che spingono i maschi a diventare omosessuali, è un metodo per fare propaganda”. A schierarsi con la mamma che ha portato via la figlia dalla scuola è, invece, l’associazione Pro Vita: “Questo è solo il primo caso – spiega il presidente Toni Brandi – ma diventerà sempre più necessario che i genitori affermino i loro diritti costituzionalmente garantiti riguardo all’educazione dei loro figli, attraverso azioni forti come questa”.
A difendere il progetto, finanziato dalla Regione Toscana e proposto dalla Provincia di Massa, è l’ufficio scolastico provinciale che punta il dito contro i genitori della bambina ritirata: “Quei genitori da qui non sono passati. Ogni scuola – spiegano dall’ufficio di staff del dirigente – ha presentato l’offerta formativa alle famiglie che hanno aderito. Se questo genitore vuole andare a mettere il naso su ciò che si insegna a scuola, allora è finita. La scuola nella piena autonomia ha presentato questo progetto, com’è suo compito. Forse c’erano altri motivi per trasferire quella bambina. La dirigente dell’istituto interverrà ma i genitori sapevano tutto: se non volevano aderire potevano chiedere delle ore alternative. Non era obbligatoria l’adesione a questo laboratorio. Siamo nel 2015, andremo su Marte, son finiti i tempi di dire ai nostri figlioli che nasciamo sotto i cavoli”. Intanto all’istituto Massa Terzo, la preside, Giovanna D’Amico (contattata dailfattoquotidiano.it), non ha voluto parlare con la stampa ma ha annunciato un comunicato sulla vicenda.
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Fonte: ilfattoquotidiano.it. L'articolo è qui pubblicato con l'autorizzazione dell'autore
4 DICEMBRE: TUTTI E TUTTE... A SCUOLA
L'associazione pro-family La Manif Pour Tous Italia - in prima fila nell'organizzazione della manifestazione del 20 giugno in piazza San Giovanni a Roma contro le unioni civili (su quella giornata hanno scritto Maria G. Di Rienzo, Gender. Ecco il nuovo mostro, e Laura Fano, Quella folla in piazza San Giovanni) - ha ora cambiato nome in Generazione Famiglia. La prima iniziativa di GF è la promozione per il 4 dicembre la Giornata nazionale per il Diritto di Priorità educativa della Famiglia, un giorno in cui alcune famiglie non mandaranno i figli a scuola per protestare contro il diffondersi della "teoria gender".
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