mercoledì 29 luglio 2015

cambiamenti climatici e migrazioni

Ecco come i cambiamenti climatici provocano le grandi migrazioni


29/07/2015
Caro Professor Mercalli, la mia ignoranza in materia cerca di capire come potrebbero funzionari dello Stato, che fino a ieri erano impiegati per tutt’altri problemi, all’improvviso fronteggiare l’emergenza immigrati; emergenza che non è scattata solo ieri, ma si vorrebbe che i prefetti mettessero a posto dall’oggi al domani una situazione che è sfuggita di mano sia ai centri di accoglienza sia ai ministri che hanno sempre procrastinato i problemi inerenti gli sbarchi fino alla situazione insostenibile che vediamo tutti i giorni, anche a furor di popolo.  
Non ho notizia di quali siano gli strumenti messi a disposizione delle prefetture, né i compiti e le responsabilità inerenti. Se un Comune o una Provincia dimostra che non è più in grado di sopperire alle esigenze di immigrati che arrivano all’improvviso o per mancanza di strutture o finanziamenti, a che santo il prefetto deve rivolgersi? 
Giulio Mantovani  

Questa lettera esula dalle mie competenze, infatti non saprei dare suggerimenti sulle modalità di gestione degli immigrati. Ma ho deciso comunque di rispondere in quanto i cambiamenti climatici hanno molto a che vedere con le cause delle migrazioni di persone e talora di interi popoli.  
I fattori fondamentali sono due. Primo: maggior frequenza di eventi estremi come uragani, alluvioni, siccità, che incidono sulla sicurezza individuale e sulla produzione agricola, fino a determinare carestie e conflitti. L’organizzazione norvegese Internal Displacement Monitoring Centre (internal-displacement.org) ha valutato in 19,3 milioni il numero dei profughi da disastro naturale nel 2014.  
Uno studio di Colin Kelley dell’Università della California e colleghi, mette perfino in relazione il conflitto siriano con la grave siccità del periodo 2007-2010 che ha provocato restrizioni alimentari e migrazioni di massa dalle zone rurali ai centri urbani. Secondo: l’aumento del livello dei mari che obbliga all’evacuazione – lenta ma inesorabile - di interi territori, come sta già ora succedendo su alcuni atolli del Pacifico (Isole Tuvalu, Carteret, Marshall).  
Il problema è che siamo appena all’inizio: i cambiamenti climatici dei prossimi decenni spingeranno sempre più persone ad abbandonare le loro terre come ribadiscono sia l’International Organization for Migration sia l’Office of the United Nations High Commissioner for Refugees. Clima e migrazioni è dunque un nesso inequivocabile, tema di un recente convegno europeo tenutosi Durham University (UK): Human Migration and the Environment: Futures, Politics, Invention(www.durhamconference.eu). 

Luca Mercalli, climatologo e docente di sostenibilità e comunicazione ambientale, presiede la Società meteorologica italiana e dirige la rivista «Nimbus», occupandosi di divulgazione per «La Stampa» e «RAI3», dove conduce «ScalaMercalli». Tra i suoi libri: «Che tempo che farà» (Rizzoli) e «Prepariamoci» (Chiarelettere).  

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