Mario Calabresi contro Adriano Sofri consulente per la riforma carceri: "Non comprendo la scelta, Orlando spieghi".
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"Sentire pareri diversi è sempre giusto ma non comprendo la scelta di far sedere Sofri al tavolo della riforma. Spero che Orlando lo spieghi". Così Mario Calabresi commenta su Twitter la decisione del ministro Orlando di scegliere l'ex leader di lotta continua tra i consulenti per la riforma delle carceri. Decisione che ha già scatenato le ire del sindacato di polizia penitenziaria.
Calabresi, direttore de La Stampa, è figlio di Luigi, il commissario ucciso nel 1972. Per l'omicidio Sofri è stato condannato a 22 anni e scarcerato nel gennaio del 2012 per decorrenza della pena. Sulla questione interviene anche la vedova del commissario, Gemma Calabresi: "Non ne sapevo nulla: mi sembra una scelta incomprensibile".
Sofri rinuncia all'incarico. "Si è sollevato un piccolo chiasso attorno alla mia 'nomina' da parte del ministro della Giustizia come 'esperto' di carcere. Il mio contributo si era limitato a una conversazione telefonica con un autorevole giurista, e all'adesione a una eventuale riunione futura. Alla quale invece non andrò, scusandomene coi promotori, perché ne ho abbastanza delle fesserie in genere e delle fesserie promozionali in particolare". Lo scrive Adriano Sofri sul Foglio in risposta alla sua nomina a consulente del ministro della Giustizia per la riforma del sistema penitenziario.
Coordinatore comitato: "Nessuna consulenza a Sofri". "In nessun modo può la partecipazione a quella procedura considerarsi un incarico di consulenza, trattandosi della promozione di un dibattito pubblico intorno ai temi del carcere". Così in una nota diramata dal ministero della Giustizia, Glauco Giostra, Coordinatore del Comitato Scientifico degli Stati Generali dell'esecuzione penale, in merito al caso Sofri.
Giostra è intervenuto "in relazione alle polemiche generate dalla notizia della partecipazione di Adriano Sofri al tavolo di discussione su 'Cultura, istruzione e sport nel carcere' organizzato nell'ambito degli Stati generali sull'esecuzione della pena", si legge nel comunicato. "Gli Stati generali sull'esecuzione della pena appena avviati dal Ministero della Giustizia - afferma quindi Giostra - costituiscono una innovativa procedura di consultazione pubblica - da sviluppare essenzialmente attraverso il dibattito telematico - sui temi collegati alla pena e alla sua percezione sociale, cui partecipano magistrati, dirigenti penitenziari, educatori penitenziari, garanti dei detenuti, professori e ricercatori universitari, avvocati, rappresentanti del volontariato e dell'associazionismo civile, ma come tale aperta ad ogni contributo di idee e di esperienze, anche delle persone detenute o che sono state tali perché definitivamente condannate. Con tutta evidenza - conclude - in nessun modo può la partecipazione a quella procedura considerarsi come un incarico di consulenza, trattandosi unicamente della promozione di un dibattito pubblico intorno ai temi del carcere, della pena e della condizione delle vittime dei reati finalizzato all'elaborazione delle proposte invece richieste dal Ministro ad un apposito Comitato Scientifico, composto da eminenti personalità accademiche e della società civile".
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