martedì 23 giugno 2015

Marco Palillo propone un ragionamento

Io, gay, ho visto la mia amica manifestare contro i miei diritti al Family Day". Il blog di Marco Palillo vi farà riflettere

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FAMILY DAY
A due giorni dalla piazza del "Family Day", dalla manifestazione di Roma che, sabato pomeriggio, ha voluto difendere e celebrare la famiglia tradizionale contro il ddl Cirinnà e contro l'insegnamento nelle scuole italiane della teoria del gender, ecco un post che vi farà riflettere.
A scriverlo nel suo blog, Liberté Fraternité Beyoncé, Marco Palillo. Il suo è il racconto di una scoperta amara e dolorosa: l'amica di sempre, l'amica di una vita era in Piazza San Giovanni con i paladini della famiglia classica e contro i diritti delle coppie omosessuali. Per questo, dopo una vita spesa alla ricerca della propria identità, dopo un percorso non facile per affermare se stesso contro i pregiudizi e le etichette, Marco, giovane, omosessuale e ora residente a Londra, racconta che "scoprirla in quella piazza è stato peggio di scoprire un tradimento".
Tra le righe, le tracce di due Italie diverse. E, secondo Marco, i segni dell'ignoranza e della frustrazione "di chi per essere realizzato ha bisogno di combattere una guerra contro qualcun altro".
Ho un’amica che ieri è andata al Family Day a manifestare contro i miei diritti. Sì, un’amica vera, una di quelle che conosci da sempre, che ha dormito a casa tua, a cui hai confidato le tue paure e i tuoi sogni, che hai sostenuto quando era in difficolta. Un’amica con cui hai condiviso un pezzo importante della tua vita, a cui ti legano mille ricordi felici. Scoprirla in quella piazza è stato peggio di scoprire un tradimento. Come può una persona che ti è vicina manifestare contro quello che sei? Giudicare il tuo desiderio di famiglia?
Mi sono sentito colpito allo stomaco, come un pugno. Tradito. Qualche giorno fa quella stessa amica aveva scritto su FB che i figli delle persone gay erano contro la volontà di Dio. In quell’occasione, ho reagito male, l’ho insultata pesantemente, ma era rabbia, rabbia nera di quella che ti sgorga dal più profondo del cuore. In quella rabbia c’erano sedimentate troppe cose che forse quell’amica un po’ ingenua non può comprendere: gli insulti degli altri ragazzini, le risatine dietro le spalle, crescere in un mondo in cui ti fanno sentire sbagliato. No, non è vittimismo. E’ la mia storia e quella di molti altri, di un ragazzo gay nato ventisei anni fa in Sicilia che ha dovuto conquistarsi con fatica la propria libertà.
Oggi vivo e lavoro a Londra, in un paese in cui ho gli stessi diritti della mia amica e mi sembra tutto così facile, ma a sedici anni non lo era. Ero da solo a fare i conti con la mia identità. C’è voluto del tempo, ma alla fine sono riuscito ad essere felice di quello che ero. Queste cose la mia amica le sa, eppure non l’hanno trattenuta dall’andare in una piazza in cui si urlava che i miei figli sono violentati dalla mia scelta di essere padre.
La cosa che mi fa più rabbia è che io a quell’amica ho voluto bene. L’ho difesa quando tutti gli altri l’attaccavano. L’ho accolta in casa mia quando aveva bisogno. L’ho anche aiutata dal punto di vista lavorativo. Sono stato un amico leale e sincero, io.
Sì, mi sento tradito perché non capisco come un’amica possa giudicare le mie stesse e non comprendere il mio desiderio di famiglia. Se quell’amica un giorno fosse sterile, io non la giudicherei se dovesse ricorrere alla fecondazione assistita, ma le sarei vicino e l’aiuterei, perché questo fa un amico sincero. Non vuole camminare di fronte a te, ma accanto per darti la mano. Se un giorno lei dovesse avere bisogno di un trapianto di organo, io non direi che la tecnologia scientifica è contro il volere di Dio o contro natura. E se fosse possibile, quell’organo glielo donerei io. Perché è questo che fanno gli amici.
Invece lei si permette di giudicare le mie scelte quando io non ho mai giudicato le sue. Ipocrisia? Cattiveria? Probabilmente profonda ignoranza e frustrazione di chi per essere realizzato ha bisogno di combattere una guerra contro qualcun altro. Non conosco le ragioni di quest’amica, e francamente oggi non mi interessano. Fortunatamente io, non so lei, sono pieno di amiche e amici che mi amano e che vogliono la mia felicità. Però conosco le mie ragioni. E per quelle ragioni, voglio dirle: cara amica, anche se amica non sei più o forse non lo sei stata mai, la differenza tra me e te è che io ti auguro di essere felice. Buona vita

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