giovedì 8 ottobre 2015

appuntamenti ambientali a Savona


Venerdì 9 ottobre  ore 18  libreria Ubik:
“Savona: un futuro nero di bitume”
Perché hanno approvato in gran silenzio un progetto pericoloso per la città?

Incontro informativo per la cittadinanza sul progetto recentemente approvato.
Partecipano ANGELO ZOIA referente dell’associazione Savona porto elettrico, e alcuni esponenti delle associazioni ambientaliste


Prima lo volevano tutti (Comune, Provincia, Regione, Sovrintendenza, ecc.), adesso non lo vuole più nessuno, ma ormai è stato approvato. Stiamo parlando di un deposito di bitume (uno dei più grandi in Italia, e soprattutto il più vicino a un centro abitato) da realizzarsi nel porto di Savona. Questo problema si prospetta per la Città come uno dei più gravi degli ultimi anni.
Passato sotto silenzio per molto tempo (l’iter per la costruzione dell’impianto è partito nel 2011), un’interpellanza in Consiglio comunale dell’aprile di quest’anno lo ha portato all’attenzione dei Cittadini e dei media.
Si tratta di un deposito per lo stoccaggio (39.000 tonnellate) e la movimentazione di bitume: progettato in una zona del porto a trecento metri dalla Darsena e dal Priamàr, a 700 m. dalla Piazza del Duomo: praticamente in Centro. In altre Città depositi di questo genere, nei rari casi in cui vengono autorizzati, per la tutela dei cittadini viene prescritta una distanza di almeno 1 km. dall’abitato.
Il bitume deve essere tenuto allo stato fuso (145°-165°centigradi) e in quella condizione emette H2S, altamente tossico, e altre sostanze altrettanto pericolose.  Se si pensa poi che, per raggiungere le autostrade dal porto, i camion e i treni  blindati devono attraversare la città, si capiscono le serie preoccupazioni della cittadinanza che in modo compatto si oppone al progetto. Inoltre, la Regione stessa ha dichiarato probabile un “disturbo olfattivo” nel raggio di 3 Km. dal deposito, e questo significa probabile puzza di uova marce fino a Lavagnola, alla Natarella, ad Albissola.
Il progetto aveva ottenuto tutti i pareri necessari per la  realizzazione, ma, dopo una vera sollevazione popolare (più di 10.000 firme raccolte a luglio e agosto), e dopo prese di posizioni politiche a livello comunale, anche il Sindaco ha dichiarato che Savona non è adatta a un’attività di tal genere, perché avviata a diventare una smart city.
Tante le criticità e tante le domande. Perché nell’ex zona industriale del porto si è investito su aree residenziali e turistiche, e adesso si autorizza un insediamento  che comporta molti rischi per la salute (per soli 6 posti di lavoro)? Ma soprattutto: perché il Comune non ha presentato all’Autorità portuale e alla BIT, al momento opportuno, prescrizioni rigorose per la sicurezza e la salute dei Cittadini?












Sabato doppio appuntamento sui temi ambientali, a cura delle Rete fermiamo il carbone…
                        


Sabato 10 ottobre  ore 10,30  Sala consiliare del Comune:
“Le associazioni francesi si mobilitano sul caso della centrale a carbone di Vado”
 incontro aperto alla cittadinanza
 con MALIKA PEYRAUT (di Les Amis de la Terre),
ANTONIO TRICARICO (di Re Common),
CARLO FRECCERO (giornalista).
A cura della Rete fermiamo il carbone

Diverse associazioni francesi si stanno mobilitando sulla questione della centrale a carbone di Vado Ligure,centrale di cui il colosso energetico francese Engie (ex GDF Gaz de France-Suez) è importante azionista.
Questo incontro a Savona con tali esponenti di spicco dell’ambientalismo d’oltremanica è estremamente importante, a significare il sempre più grande interesse delle associazioni e dei cittadini francesi verso i gravi danni sanitari e ambientali che (secondo l’inchiesta della Procura di Savona) la centrale avrebbe provocato.
Questo incontro avviene a poche settimane dal reportage sulla centrale di Vado andato in onda in Francia in prima serata sul canale France 2 (la più importante emittente televisiva pubblica) e a pochi mesi dall'intervento sullo stesso tema dell'avvocato Matteo Ceruti (legale delle associazioni savonesi e nazionali) presso il Parlamento Francese.

Nonostante i gravi fatti emersi dall’inchiesta (dati di mortalità riscontrati, complicità e omissioni di vari organi dello Stato) e il sequestro giudiziario dei due vecchi gruppi 3 e 4, il rischio potenziale per la salute dei savonesi legato alla combustione del carbone a Savona non è affatto terminato. La conferenza di Savona sarà quindi una occasione per porre domande sulla posizione delle società energetiche francesi a partecipazione pubblica e più in generale dello stesso governo d’oltralpe sul futuro del carbone nella produzione di energia elettrica.

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