Elogio della profonditàby JLC |
di Alain Goussot*
La società dello spettacolo, dei media e del consumismo di massa ha concretizzato quello che temeva Jean-Jacques Rousseau nel suo "Discorso sugli spettacoli": l'esibizionismo narcisistico e il dominio dell'apparire sono ormai la condotta più diffusa, la stessa politica è una operazione di marketing da dove è escluso ogni riferimento alla verità, anzi più vendo menzogne più si consumano menzogne mediatiche più il consenso è grande.
Eppure basta riflettere sulle relazioni sociali vere, sui rapporti umani fatti di quotidianità, semplicità e anche contraddizioni che sono quelle di quel mondo di emozioni e sentimenti veri che percorrono l'affettività, basta pensare ai legami che siano di amicizia o di amore. Come diceva Blaise Pascal è la nostra fragilità che fa la nostra forza e la nostra profondità, mentre donne e uomini dello spettacolo si mettono la maschera continua del "vincente" nella competizione per l'apparire e l'arricchirsi materialmente.
Søren Kierkegaard c'invitava a recuperare il senso profondo dell'angoscia esistenziale di fronte all'infinito, ed è proprio nel momento in cui accettiamo la nostra finitudine che possiamo toccare l'infinitudine dell'esistenza umana.
Ritrovare la profondità dell'esistere e non solo la superficialità del semplice vivere vuol dire recuperare il senso profondo degli interrogativi sul senso della vita, la morte, lasofferenza, le relazioni, la dignità, l'amicizia, l'amore, la giustizia e la fratellanza. Ritroviamo questa nostra profondità e non lasciamoci abbagliare dall'apparenza luccicante e rumorosa dei media, del sistema dei consumi e del marketing politico. Come diceva Rousseau la società dello spettacolo implica che "ciascuno guarda gli altri e vuol essere guardato dagli altri, ma la valutazione pubblica comporta un prezzo": l'abbandono della dignità umana e la perdita del sentimento di eguaglianza che lega gli esseri umani, permettendo loro di riconoscere le differenze come valore di ogni autentico processo di umanizzazione.
Insomma la superficialità egocentrica e narcisistica dominante nella nostra società ci porta verso un imbarbarimento di cui non siamo ancora in grado di misurare la gravità per il futuro.
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* Alain Goussot è docente di pedagogia speciale presso l’Università di Bologna. Pedagogista, educatore, filosofo e storico, collaboratore di diverse riviste, attento alle problematiche dell’educazione e del suo rapporto con la dimensione etico-politica, privilegia un approccio interdisciplinare (pedagogia, sociologia, antropologia, psicologia e storia). Ha pubblicato: La scuola nella vita. Il pensiero pedagogico di Ovide Decroly (Erickson); Epistemologia, tappe costitutive e metodi della pedagogia speciale (Aracneeditrice); L’approccio transculturale di Georges Devereux (Aracneeditrice); Bambini «stranieri» con bisogni speciali (Aracneeditrice); Pedagogie dell’uguaglianza (Edizioni del Rosone). Il suo ultimo libro è L’Educazione Nuova per una scuola inclusiva (Edizioni del Rosone)
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