sabato 10 ottobre 2015

i martiri di Ankara

Bombe al corteo pacifista ad Ankara: è strage

L’attentato poche ore prima di una manifestazione per chiedere la fine al conflitto con i separatisti curdi del Pkk. Almeno 52 vittime. Erdogan: «Attacco a pace e unità del Paese»
REUTERS
Sangue e feriti dopo l’esplosione davanti alla stazione di Ankara

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10/10/2015
Mattinata di terrore in Turchia, dove una doppia esplosione ha fatto strage tra i manifestanti radunatisi per un corteo pacifista davanti alla stazione ferroviaria di Ankara. Secondo quanto riporta l’agenzia Dogan, ci sarebbero 52 morti e un centinaio di feriti, ma il bilancio potrebbe aggravarsi. L’attentato, che secondo alcune fonti sarebbe stato portato a segno da un kamikaze, è avvenuto poche ore prima della manifestazione per chiedere di mettere fine al conflitto con i separatisti curdi del Pkk. Le immagini postate in rete mostrano diversi corpi senza vita e persone ferite su Hipodrum Street, davanti alla stazione. La manifestazione per la pace è stata annullata e gli organizzatori hanno chiesto ai partecipanti e a quelli che stavano arrivando da altre città di tornare a casa nel timore di nuovi attentati. ulteriori attacchi. 


“ATTACCO ALLA PACE E ALLA DEMOCRAZIA”  
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha condannato «l’attacco terroristico» e ha aggiunto che sono in corso indagini e gli autori delle esplosioni verranno consegnati alla giustizia. «Qualunque sia l’origine» dell’attacco, ha proseguito il presidente turco, è necessario opporsi a tutti i terroristi. In un comunicato scritto diffuso dall’ufficio della presidenza di Ankara, Erdogan ha affermato inoltre che «la solidarietà e la determinazione sono la risposta più forte al terrorismo». I responsabili dell’attentato, ha proseguito, mirano a creare divisioni all’interno della società turca. Si tratta di una minaccia alla pace e all’unità della Turchia, ha concluso Erdogan.  

IL FANTASMA DI SURUC  
La Turchia ripiomba nell’incubo attentati a tre settimane dalle elezioni parlamentari del primo novembre , mentre è ancora nitido il ricordo di Suruc , la cittadina curda vicino al confine con la Siria e di fronte a Kobane, teatro della strage consumatasi il 20 luglio scorso e costata la vita a 30 ragazzi dell’associazione dei giovani socialisti turchi che si stavano organizzando con squadre e mezzi per portare viveri proprio alla cittadina di Kobane, da tempo un vero e proprio simbolo della lotta curda contro Isis.  

IL VOTO TRA TRE SETTIMANE  
Ma le bombe di oggi ricordano anche le due esplosioni a Diyarbakir il 5 giugno scorso, alla fine della campagna elettorale e quando il segretario dell’Hdp, Selahattin Demirtas, doveva tenere il suo comizio finale. In quel caso la manifestazione fu annullata e il dito fu puntato con decisione contro il Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan, accusato, se non di avere addirittura organizzato l’attacco tramite l’intelligence, di non aver fatto nulla per impedirlo. E se si conta che al voto mancano ancora tre settimane, qualcuno potrebbe dire che stavolta chi ha i curdi nel mirino ha preferito giocare di anticipo.  

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