Novembre 2014: Comune di Bari e Prefettura sgomberano decine di migranti dall’ex convento di Santa Chiara. Per loro allestiscono (si fa per dire) una tendopoli nel capannone ex Set, quartiere Libertà. Qui sono oggi costretti vivere in condizioni orrende e a dormire ammassati in otto/dieci persone in tende di venti metri quadri. Nonostante questo scelgono la strada del confronto e dell'autorecupero proponendo di rendere abitabile col loro lavoro un immobile dismesso (ex ospedale o caserma, case sfitte o confiscate). La risposta del Comune? Un bando di gara per la messa in opera di prefabbricati/container metallici utilizzando 1,6 milioni di euro governativi. I migranti, lo dimostrano sempre più vicende, sono per molti soltanto business. In un appello che rimbalza in diverse città della Puglia, quelli dell'assemblea dell'ex Set di Bari fanno sapere: "Semplicemente vogliamo riprenderci la nostra dignità... Per questo vi chiediamo di sostenerci nel convincere le istituzioni competenti a cambiare decisione. Invece di allestire prefabbricati metallici vogliamo che i soldi disponibili siano utilizzati per una soluzione abitativa diversa...". Da Ventimiglia al Baobab di Roma, migranti e non si riappropriano di territori, di diritti e di vita comune
I prefabbricati/container non sono la soluzione alla tendopoli.
Diritto all'abitare qui e ora
Siamo le decine di persone, immigrati, che ormai da quasi un anno stazionano all'interno della tendopoli allestista nel capannone ex set in via Brigata Regina al quartiere Libertà di Bari. Era fine novembre 2014 quando il Comune, in accordo con la Prefettura, ha deciso di sgomberarci dall’ex convento di Santa Chiara, che avevamo occupato qualche mese prima poiché non accettavamo più di dormire per strada dopo aver ricevuto i documenti nel Cara di Bari-Palese. Per convincerci ci avevano rassicurato che per i nuclei familiari e le persone malate si sarebbe immediatamente riaperta Villa Roth, un immobile pubblico in disuso, che invece in fretta e furia è stato reso disponibile solo qualche giorno fa; mentre per tutti gli altri entro due mesi avremmo ricevuto un’abitazione migliore.
È noto che le condizioni di vita all’interno della tendopoli sono diventate sempre più insostenibili e peggiori. Come alloggio il capannone è sicuramente inagibile. Sono venuti giù calcinacci dal soffitto. D'inverno è freddo e sempre più umido; e d'estate è stato impossibile dormirci dentro a causa del calore che ha toccato anche i 50 gradi. Ormai è sempre più infestato da piccioni ed altri volatili che defecano ovunque. Siamo costretti adormire ammassati in otto/dieci persone in tende di 20 metri quadri, col rischio del contagio di malattie. Al momento gli abitanti del quartiere ed alcune associazioni ci hanno dato una mano. Per noi hanno promosso campagne di solidarietà. Una prima pulizia interna al capannone è stata effettuata solo qualche giorno fa dopo dieci mesi di permanenza.
Quando denunciamo questo stato di abbandono non è per ottenere assistenza o carità; bensì per vederci riconosciuto quanto previsto dalle convenzioni e dai trattati internazionali. Non abbiamo lasciato l’Africa, i nostri studi e le nostre famiglie per stazionare in un ghetto, per perdere la nostra dignità in una tendopoli. Siamo stati costretti a farlo. Conosciamo i nostri doveri, ma vogliamo che ci sia riconosciuto un minimo di rispetto, di diritti basilari, che appartengono alle persone in quanto tali a prescindere dalla nazionalità, dal credo religioso, dal colore delle pelle. Non stiamo pretendendo una casa ex novo, semplicemente vogliamo essere messi nelle condizioni di poter vivere e lavorare dignitosamente.
L'ultimo incontro ufficiale col Comune e la Prefettura di Bari risale al 9 gennaio scorso. Anche in quell'occasione, come nelle precedenti, abbiamo presentato e protocollato laproposta per il recupero col nostro lavoro di un immobile dismesso (ex ospedale o caserma, case sfitte o confiscate) per adibirlo ad una casa. La risposta del Comune e della Prefettura invece si è concretizzata con una decisione opposta, unilaterale ed imperativa: l'indizione di un bando di gara per la messa in opera di prefabbricati/container metallici utilizzando 1,6 milioni di euro governativi. Per noi un'ulteriore scelta ghettizzante che continuerà a creare marginalizzazione, come è successo con le tende all'ex set. C’è sempre stata la piena disponibilità al confronto. Ma tutto questo non è servito a niente. Si parla tanto di superare e farla finita con i cosiddetti 'campi' nelle periferie delle città, ed invece si ripropongono soluzioni senza risolvere la questione con scelte inclusive.
Da mesi leggiamo che questa tipologia di politiche sull'immigrazione non fatto altro che creare business, clientele varie e sperpero di denaro, invece di garantire un’accoglienza dignitosa. Gli amministratori locali, in quanto persone di buon senso, dovrebbero sapere che i 'campi per etnie' non fanno altro che discriminare ed esasperare sempre più gli animi tra italiani e migranti. E come ormai succede in tutt'Italia favorisce strumentalizzazioni e dichiarazioni xenofobe e razziste. Non solo: risale a qualche mese fa una sentenza del Tribunale di Roma con la quale si condanna il Comune della capitale per discriminazione etnica per aver allestito un 'villaggio attrezzato', cioè un campo ghetto, come opzione (sottolinea la sentenza) 'priva di caratteri tipici di un'azione positiva'.
Semplicemente vogliamo riprenderci la nostra dignità. Per questo vi chiediamo di sostenerci nel convincere le Istituzioni competenti a cambiare decisione. Invece di allestire prefabbricati metallici vogliamo che i soldi disponibili siano utilizzati per una soluzione abitativa diversa. Sottoscrivendo questo appello vi chiediamo di fare anche vostra la proposta di riqualificazione urbana di un immobile pubblico a scopo sociale. Grazie!
L'assemblea dell'ex Set - Bari
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Basta con i campi ghetto!
Firmatarie e firmatari (per sottoscrivere l'appello: solidariassociazione@gmail.com)
Dario Mr Bogo Divella, musicista, Bari - Ela Francone, fotografa freelance, Bari - Gianpietro Occhiofino, giornalista, Bari - Gabriella Guido, portavoce campagna LasciateCIEntrare - Fortunata Dell'Orzo, giornalista - Marco Filippetti, Communia Roma - Diritti a Sud, Nardò (Le) - Fuori dal Ghetto, Venosa (Pz) - Meticcia Aps, Lecce - Osservatorio Migranti Basilicata - Solidaria, Bari |
mercoledì 7 ottobre 2015
migranti:tendopoli o diritto di abitare
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