martedì 13 ottobre 2015

nonviolenza oggi una riflessione di Enrico Peyretti da ecumenici.it

Enrico Peyretti è il cattolico che guardo con più attenzione nel mondo nonviolento e oggi ha diffuso questo interessante intervento che condivido:

    D - Non è forse necessaria (e doverosa) la guerra all'Isis, come la guerra a Hitler?
    Risposta provvisoria, work in progress:
    - La guerra è un calcolo criminale, oppure uno stolto ritardo.
    - La guerra la fa o il criminale, oppure chi si condanna a farla perché non ha costruito per tempo una cultura, una politica, una legge di di pace, in grado di contrastare con efficacia gli impulsi bellici organizzati, così come la cultura, la politica, la legge di uno stato civile può contrastare con efficacia la criminalità organizzata.
    - Hitler andava prevenuto e contrastato per tempo, da Versailles 1919, agli anni 20,  e almeno subito nel 33, sostenendo la resistenza tedesca nonviolenta, e poi almeno alla fine sostenendo il forte complotto degli ufficiali tedeschi contro di lui, sostegno che Churchill negò. Hitler è l'errore dei nemici di Hitler.
    - La vittoria militare su Hitler è stato un male minore, certo. Ma i vincitori hanno ereditato da Hitler la capacità di sterminismo atomico che Hitler non fu in grado di raggiungere, anche per il boicottaggio degli scienziati tedeschi. Chi ha veramente vinto la 2GM?
    - Gli eserciti strutturati sono strumenti pronti per le menti violente, per le volontà di potenza, sono cerini accesi accanto alla paglia. Poi la casa brucia, ed è troppo tardi.
    - La pace si fa prima della guerra, o non si fa. La pace dopo la guerra è guerra, cioè imposizione della volontà del vincitore al vinto. Diventa pace se è riconciliazione, e non vittoria.
    - Gli eserciti devono scomparire. Le istituzioni armate sono causa di guerra. Produrre armi produce guerra col profittare dei conflitti naturali trasformandoli da pacifici a violenti. Supporre che gli uomini sono necessariamente violenti è dogmatismo attivamente peggiorativo. La pace è felice e difficile ma possibile, la guerra è infelice e facile, ma intollerabile.
    Immanuel Kant, Per la pace perpetua, Progetto filosofico (1795), Sezione Prima, Articoli preliminari, Articolo 3. «Gli eserciti permanenti (miles perpetuus) devono col tempo interamente scomparire». «Essi, infatti, dovendo sempre mostrarsi pronti a combattere, rappresentano per gli altri una continua minaccia di guerra; li invitano a superarsi reciprocamente nella quantità di armamenti, al quale non c'è limite. Dato poi che il costo di una simile pace viene ad essere più opprimente di quello di una breve guerra, tali eserciti permanenti sono essi stessi causa di guerre aggressive intraprese per liberarsi di un tal peso. Inoltre, il fatto di assoldare uomini per uccidere o essere uccisi, pare proprio usarli come semplici macchine o strumenti in mano altrui (lo Stato), e ciò non si concilia per nulla con il diritto dell'umanità insito nella nostra propria persona (1). Ben diverso è il caso degli esercizi militari periodici e volontari dei cittadini, per garantire se stessi e la patria contro aggressioni esterne». (...)
    (1) «L'imperativo pratico sarà dunque il seguente: Agisci in modo da considerare l'umanità, sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche al tempo stesso come fine, e mai come semplice mezzo» (Fondazione della metafisica dei costumi)
    - «La guerra è un male perché fa più malvagi di quanti ne toglie di mezzo».
(Kant, Per la pace perpetua, Primo supplemento). Così sarà anche per la guerra all'Isis. L'Isis si vincerà col togliere le cause che l'hanno prodotto, e con l'alleanza tra civiltà islamica e civiltà occidentale.
Ciao, Enrico

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