martedì 13 ottobre 2015

Palestina:un altro parere

Il terrore a Gerusalemme, il terrore nella mia città

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GERUSALEMME
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Gerusalemme, anni 2000-2003, anni di sangue ed esplosioni per la città, anni in cui studiavo alla Hebrew University, gli stessi della seconda Intifada in cui le sirene delle ambulanze scandivano le giornate di terrore della città.
Mi ricordo chiaramente come parlando con gli amici su i mezzi pubblici eravamo tutti presi a scrutare attentamente ogni singolo passeggero in cerca di qualche elemento sospetto che potesse svelare in anticipo la presenza di un terrorista. Ricordo benissimo come eravamo costretti a cambiare gli autobus, spinti dalla paura di saltare in aria o come difficilmente si andava a cena fuori per il timore di essere trivellati. Tutto queste accortezze però non hanno evitato che un attentatore suicida si facesse esplodere all'interno della caffetteria della mia università nel luglio del 2002, dove uno dei miei colleghi del ministero degli Esteri ha perso la vita a pochi giorni dalla partenza per la prima missione diplomatica.
È passato molto tempo e da allora la città è cresciuta e cambiata molto. Chiunque abbia visitato Gerusalemme negli ultimi dieci anni ha avuto modo di percepire quanto sia complicata, ma allo stesso modo possibile la coesistenza. Chiunque sia passato per i suk, i centri commerciali e i quartieri si è reso conto di quanto la città vecchia sia aperta ad ogni credente e religione quanto mai lo sia stata in passato e magari ha anche preso il tram che attraversa senza alcun problema i quartieri di Gerusalemme, siano questi nuovi o vecchi, arabi o ebraici, della movida o religiosi.
Purtroppo da alcune settimane il suono orrendo delle sirene è tornato nella mia città. Una campagna di odio, incitamento e distorsione della realtà verso Israele e gli ebrei, che in principio ha coinvolto anche i capi dell'Autorità Palestinese e che mano mano si è tradotta in terribile ondata di accoltellamenti, lancio di pietre e violenze da parte di terroristi arabi contro civili innocenti. Le violenze si sono progressivamente diffuse in altre zone di Israele e nel West Bank. Chiunque abbia pensato che sarebbe stato possibile controllare il quotidiano incitamento del sistema educativo palestinese, i sermoni che tutti i giorni vengono pronunciati nelle moschee, la glorificazione e il continuo appello per i nuovi martiri e che questi non avrebbero causato questa nuova ondata di terrore e' un ingenuo, un pazzo, un ipocrita e peggio ancora il responsabile per quanto sta succedendo.
In tutto ciò è ancor più sorprendente osservare come alcuni media, anche qui in Italia, stanno cercando di invertire la sequenza degli eventi e di rappresentare le vittime di questa nuova ondata di terrore, gli israeliani, come gli aggressori mentre coloro che accoltellano, che lanciano pietre sulle macchine in movimento come vittime.
Il primo ministro Cameron una volta ha detto che coloro i quali ritengono ingiustificato il terrorismo a Londra e al contempo considerano gli attentatori suicidi in Israele un fenomeno diverso, sono essi stessi parte del problema.
La leadership palestinese dovrebbe dire la verità alla sua gente: non esiste alcune "ebraicizzazione di Gerusalemme" questo perché nessun altro simbolo al mondo è più ebraico di Gerusalemme. In Israele c'e un profondo rispetto nei confronti dei luoghi sacri per l'Islam, ma allo stesso modo nessuno può negare la storia e raccontare alla propria gente che gli ebrei non hanno profonde radici con il Monte del Tempio.
Il rispetto per le religioni e per le altre fedi si esige anche nei confronti del popolo ebraico e non solo nell'altro senso. Quindi calma, stop con l'incitamento, basta con il terrorizzare tutti i cittadini di Gerusalemme e per favore basta con queste sirene delle ambulanze.
Una bellissima preghiera ebraica recita: 

יהי שלום בחיילך שלווה בארמונותייך 
"Sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi" (Salmo 122,7)

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