lunedì 12 ottobre 2015

Sinodo,Papa e Marino


Papa Francesco, il Sinodo e il caso Marino

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PAPA
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Si è aperto in Vaticano il Sinodo dei Vescovi per trattare di matrimonio e famiglia (e di tutte le questioni collegate: specialmente omosessualità, ruolo delle donne nella Chiesa, e accesso alla comunione per i divorziati risposati). È un momento decisivo per il pontificato di Papa Francesco, che viene alla fine di un anno sinodale - dopo il Sinodo dell'ottobre 2014 sulla medesima questione (per la prima volta si celebrano due sinodi sullo stesso tema in dodici mesi).
Come lo scorso anno, è chiaro che nella Chiesa vi è un dibattito aperto sulle questioni tra vescovi e teologi di opinioni diverse. Non accadeva da circa cinquant'anni. È difficile per ora (dopo la prima delle tre settimane: il Sinodo dura fino al 25 ottobre) dire quali siano le proporzioni tra coloro che vorrebbero introdurre alcuni cambiamenti nella prassi e coloro che vorrebbero limitarsi a riproporre la dottrina tradizionale. I vescovi di lingua francese, tedesca e spagnola (specie latinoamericani) sono aperti alle novità, quelli di lingua inglese sono sospettosi o contrari (specie gli americani e gli africani), mentre gli italiani sono spaccati (eleggere l'ultraconservatore cardinale Piacenza relatore di uno dei circoli di discussione è un segnale chiarissimo inviato a Papa Francesco).
Le differenze tra le culture di provenienza dei membri sono enormi e in una chiesa globale come quella cattolica, una volta perso il latino, è oggi difficile trovare una lingua franca. Ma le lamentele dei vescovi americani che non si fidano delle traduzioni dei testi (dall'italiano, che è la lingua base) sono istruttive del calo del livello intellettuali di molti prelati oggi: fare il vescovo o cardinale senza sapere l'italiano è come voler fare il top manager internazionale e rifiutarsi di imparare l'inglese. Le prossime due settimane daranno indicazioni maggiori per capire come si concluderà il Sinodo e cosa comporterà per papa Francesco.
Ma vi sono già tre dati che sono interessanti, anche per coloro che guardano la Chiesa da lontano. Il primo dato è che al Sinodo stanno emergendo dai vescovi stessi delle questioni che fino a poco tempo fa erano tabù - come ad esempio l'introduzione del diaconato per le donne, una decisione che sarebbe a suo tempo tradizionale (le diaconesse esistevano nel primo millennio) e moderna (risponderebbe alla realtà delle tantissime e cruciali funzioni che le donne già svolgono nella Chiesa e inizierebbe a scompaginare un clericalismo maschile tipico del cattolicesimo).
Il Sinodo non approverà cambiamenti epocali in questo mese, ma è un indizio dell'effetto Francesco sulla Chiesa, anche sui vescovi. Il secondo elemento è che il Sinodo stesso come strumento di dibattito nella Chiesa sta cambiando: il Papa lo può fare (nonostante lo shock di quelli che erano papisti fino a ieri), dato che il Sinodo è per definizione un organo di ausilio al potere del Papa. Rientra nel potere del Papa decidere di farsi aiutare di più, e come, dal Sinodo. Nessuno sa ancora cosa sarà in futuro del Sinodo dei vescovi (creato nel 1965), ma è chiaro che esso è già oggi qualcosa di diverso da quello che fu sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Quelli che gridano al complotto sono i nostalgici dei Sinodi del passato, ridotti a esercizi di obbedienza clericale. Il terzo elemento è appunto quello del complottismo, riemerso prepotentemente in alcuni circoli cattolici (giornalisti cattolici compresi), tanto che il papa stesso è dovuto intervenire all'inizio del Sinodo per invitare i membri a non cadere vittime della cultura del complotto. La cosa che fa riflettere è che quelli che mettono in dubbio la buona fede (e la fede cattolica) di Papa Bergoglio sono gli stessi che fino a poco tempo fa erano i difensori del papato ad ogni costo.
Spesso capita che alle vicende ecclesiali si sovrappongano quelle politiche, specialmente in Italia. Come per il Sinodo del 2014, anche quest'anno è in pieno svolgimento a Roma la vicenda del sindaco Marino. Nell'ottobre 2014 fu la decisione del sindaco di trascrivere i matrimoni omosessuali, quest'anno sono le dimissioni del sindaco a due settimane dall'uscita brusca del papa (durante la conferenza stampa di ritorno dagli Stati Uniti) sull'invito del sindaco a Philadelphia durante la visita del Papa negli Stati Uniti. Non vi è dubbio che qualcuno sarà contento in Vaticano per l'uscita di scena del sindaco (se così è). Ma ci sono alcune questioni che vanno tenute presente. La prima è che parlare de "il Vaticano" è come dire "l'America" o "l'Europa": significa poco o niente.
Esiste il Papa, la CEI, il Vicariato di Roma, la Segreteria di Stato, "L'Osservatore Romano", la diplomazia vaticana - e non è detto che siano tutti giocando la stessa partita. In questa questione particolare, è evidente che il Vicariato per Roma del cardinale Vallini è stato particolarmente assente da parecchie questioni del pontificato di Francesco, e si direbbe anche dalle vicende della città, salvo intervenire con un post mortem dopo le dimissioni del sindaco.
La seconda cosa da tenere presente è che Papa Francesco, al contrario di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, è molto attento a tenere a distanza i politici e reagisce quando i politici (specie quelli che si dicono cattolici) tentano di politicizzarlo e manipolarlo. Il contegno del Papa verso i politici italiani in generale è una chiave tipica di questo pontificato, e la netta reazione del Papa (via portavoce) al caso Kim Davis in America è molto istruttivo.
La terza cosa, infine, è che si può essere d'accordo o meno, apprezzare o meno Papa Francesco e il ruolo che svolge nella chiesa e fuori. Ma interpretare Bergoglio come se fosse Wojtyla o Ratzinger o Ruini (o anche come Montini o Roncalli) non ha senso, ovvero è un riflesso che impedisce di capire - tanto ai clericali quanto agli anticlericali.
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