sabato 10 ottobre 2015

sul PD romano

Dimissioni di Marino sacrosante, ma ora non si interrompa il rinnovamento del Pd romano

Pubblicato: Aggiornato: 
BARCA
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Le (sacrosante) dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma interrompono un processo di rinnovamento, non lo aprono. Da qui deve partire l'impegno di ogni cittadino romano affinché quel processo non sia stroncato da chi ha brindato ieri sera agli errori di un uomo.
Di quale rinnovamento parlo? Presto detto. La svolta nella gestione dei rifiuti della città, prima impetuosa, poi frenata da inefficienze antiche e micidiali reazioni, ora ripresa con il rilancio della giunta e l'introduzione di obiettivi monitorabili per l'azienda responsabile. L'alt al potere dei micro-poteri forti di Roma, che attraverso i Consorzi di auto-recupero volevano speculare sui bisogni della "gente" o per cui l'"estate romana" era occasione per incassare rendite. Il taglio dei rapporti con chi si era insediato nelle istituzioni sociali per estrarre soldi e potere, anche con mezzi criminali. Un nuovo passo nel ricorso ai fondi comunitari. E ancora, anche con lo scatto successivo alla fustigata dell'"Operazione Mondo di Mezzo", lo spostamento di attenzione sul trasporto su ferro, trascurato da anni, il recupero dell'assurdo ritardo maturato da Roma nel governo della scuola per l'infanzia, l'approccio nuovo e concreto al tema delicato della casa e delle politiche sociali.
Certo che abbiamo visto "crescere il degrado" ma noi cittadini svegli sappiamo che questo, come l'acqua che invade (quando non sommerge) le nostre strade a ogni acquazzone, è il frutto di anni di errori, di pessima gestione, di sbriciolamento progressivo dell'amministrazione, di rapporto perverso con le aziende controllate. E ci viene il dubbio che la gragnuola di articoli di questi mesi su Roma, privi di analisi, privi di ricerca delle cause e dei responsabili originari, protesi ad avallare la favola che la "pedonalizzazione dei Fori" sia l'unico risultato della Giunta Marino, rappresenti il segno della paura di "lorsignori" che a questo giro stessero perdendo la partita.
Certo, il processo di rinnovamento non lo abbiamo visto procedere ai ritmi che avremmo voluto. Tutt'altro. Ma dobbiamo forse sorprenderci quando scopriamo che il principale partito della città, il PD, di cui faccio parte, non era in molte sue parti la soluzione ma il problema? Ma come pensiamo che possano lavorare 10, 15 assessori arroccati in Campidoglio, alle prese con una pubblica amministrazione avariata, se non hanno dietro un movimento che li sproni, li inciti, li "costringa" al rinnovamento?
Ecco perché parte della soluzione, sempre sotto la frusta dell'"Operazione Mondo di Mezzo" - ma quando imparerà la politica a muoversi prima di arrivare sull'orlo del baratro ? Prima che si muova la magistratura? - è divenuta da dieci mesi la svolta drastica di rinnovamento del PD romano. Voluta dal vertice del PD, inusuale per durezza nel panorama di ogni altro paese, ha visto un Commissario - il Presidente del PD, non un "tecnico venuto dal freddo" - agire con decisione, chiedere e ottenere, in pochi mesi, una valutazione di quel partito, circolo per circolo - mi onoro di averla coordinata con 30 giovani volontari - e, anche sulla base dei suoi esiti, chiudere 40 circoli della città, creando un sommovimento che ha aperto una breccia per gli associati PD che pensano ancora che si possa cambiare Roma - se non il mondo.
Anche questo processo, difficile, frenato da interessi minuti che ho visto in faccia in questi difficili mesi, ignorato (quando hanno potuto) dai mezzi di comunicazione, è oggi colpito dalle dimissioni - ripeto: sacrosante - di Ignazio Marino.
E allora? Passata la rabbia e poi il dispiacere umano e alla fine la solidarietà con quell'uomo, deve subentrare il sentimento giusto: non darla vinta a chi ha brindato. Proseguire il processo di rinnovamento.
Proseguire il rinnovamento prima di tutto nell'amministrazione. Sono certo, voglio essere certo, che i servitori dello Stato che verranno incaricati del ruolo commissariale sapranno interpretarlo nel modo in cui l'ho visto fare da una figura come Anna Maria Cancellieri quando ebbe l'incarico per Bologna: ordinaria amministrazione a Roma vuol dire proseguire il processo di rinnovamento, non metterlo in pausa, dare attuazione agli atti amministrativi necessari per attuare la volontà politica che la Giunta uscente ha democraticamente interpretato e quant'altro eventi nuovi richiedano.
E proseguire il rinnovamento nel Partito - caro Commissario, caro Segretario - impedendo che il gioco delle poltrone, la ridda dei nomi per il prossimo candidato sindaco, la costruzione di filiere - dal Campidoglio ai Municipi - uccida nella culla il rinnovamento del partito, la costruzione dei nuovi circoli. Impegnate l'intero partito romano a discutere, anche con durezza, su come accelerare il cambiamento sui rifiuti, il ferro, l'infanzia, la scuola, i rom, gli anziani, l'acqua, la casa, e magari anche la cultura. Costruite il "centro campo", dove si disegna il gioco, non lasciate che si ammassino tutti in "area di rigore" a cercare un opportunistico colpo di testa, che non verrà. Se ce la farete, se ce la faremo, la battaglia politica per meritarsi di governare ancora questa città potrà costruire quel movimento di società che alla giunta Marino non abbiamo saputo né voluto dare.
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