giovedì 21 agosto 2014

DUE POPOLI,DUE STATI E NON SAREMO MAI ANTISEMITI

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Perché sono contro l'antisemitismo

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RUSSELL BRAND
È il Pesach, la pasqua ebraica, del 1992. Ho 16 anni. Sono a Frinton On Sea, Essex, a cena con la famiglia Hirsch. Si beve vino, si fanno magie e si legge la Torah, la sorellina del mio amico Matt è bellissima, così come è bellissimo il senso di unità familiare e di tradizione che si respira. Io e Matt, seduti ubbidientemente sotto i nostri kippash, siamo sotto effetto dell'LSD e la situazione di colpo comincia a surriscaldarsi. Il papà di Matt canta qualcosa in ebraico mentre il vecchio vicino di casa che invitano ogni anno sorride con gentilezza nel suo cardigan. La sorella si Matt è sempre bellissima, e poi c'è l'LSD. Nella mia mente vivace, per via dell'acido, iniziano a rimbalzare delle immagini dell'Olocausto e mi faccio prendere dalla malinconia, sentendomi stranamente colpevole; così, davanti a tutti, mi metto a piangere.
Matt, anche lui sotto acidi, che dopo essersi arrischiato - in maniera assai poco saggia - a portare il suo eccentrico amico alla cena di famiglia, si trova nella situazione inaspettata di vederlo piangere davanti a tutti, mi scuote e mi chiede "che ti prende" in un modo che vuole significare, comprensibilmente, "smettila". Ma ormai sono in piena crisi: la mia mente è tormentata dal trip tortuosamente logico che se la Soluzione Finale di Hitler non fosse stata arrestata nessuna di queste persone sarebbe ancora viva e considerato che gli attuatori del genocidio erano delle comuni persone tedesche, se fossi nato 70 anni prima e fossi stato tedesco avrei potuto essere uno di loro.
È la mia prima pasqua ebraica, con una bella famiglia, e io mi sento responsabile per l'Olocausto; penso proprio che si possa parlare di "bad trip".
Ora, spero che quello che ho detto fin ora non finisca per diventare la versione antisemita di "Alcuni dei miei migliori amici sono neri" (li sono), ma dato che ultimamente sono stato più volte accusato di essere antisemita, quel ricordo assume ora un nuovo significato.
Su internet ho supportato una petizione degli attivisti di Avaaz, un gruppo che si è già battuto per il matrimonio tra omosessuali, maggiori controlli sul possesso di armi e leggi più permissive sulle droghe, giusto per far capire di che genere di cose si occupano. In questo caso si trattava di una petizione contro le lobby che lucrano sul conflitto e sulla violenza a Gaza. Aziende come la Barclays Bank che gestisce i conti dell'azienda produttrice di droni El Bit, il fondo pensionistico olandese ABP, la compagnia di sicurezza inglese G4S, la Caterpillar ed altre aziende ancora hanno da che guadagnare da quelle atrocità che nelle ultime settimane ci stanno shoccando. [...] Mi capita spesso di riflettere sulla massima di Albert Maysles e di citarla: "La tirannia è la deliberata rimozione delle sfumature". A prima vista sembra un tipo di tirannia piuttosto pacata; si fa fatica a immaginarsi le persone accalcate nei ghetti in Polonia sotto il Nazismo a lamentarsi per la rimozione delle sfumature. Sicuramente il genocidio, la fame e la propaganda di guerra sono state manifestazioni più incalzanti della tirannia. Vale la pena considerare tuttavia che l'insabbiamento delle sfaccettature scomode di un problema permette a una versione pregiudiziale della realtà di imporsi. Nella sua forma più estrema questa dinamica facilita la tirannia, estrema per natura.
Anche rimuovere le sfumature della lotta per i diritti civili, della schiavitù, dell'uccisione di Trayvon Martin e del fallimento nel catturare il suo assassino, delle diseguaglianze sociali a Ferguson in Missouri, e dell'assassinio del giovane Michael Brown può essere condannato come una violenza inaccettabile. [...] Nei media è dove questo tipo di tirannia è più evidente. Quando il Daily Mail presenta una storia sugli inganni o sulle conseguenze dell'immigrazione "crescente", non si lascia spazio ad alcuna sfumatura che interrompa la marea della lecita indignazione, nessuna via di mezzo, nessuna contestualizzazione, rimane solo un punto saliente che pulsa con dei dati avvelenati.
La petizione contro le aziende europee fornisce proprio questa opportunità. Nulla a che vedere con il boicottaggio di Israele, che significherebbe astenersi dal comprare cose provenienti da Israele. La ragione evidente per cui questa distinzione è importante è che se dovessimo boicottare tutti i paesi che agiscono in maniera violenta contro un avversario più debole, inizieremmo dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti fino ad arrivare a includere tutti gli stati del mondo. Ecco perché, secondo me, la petizione di Avaaz è giusta ed efficace; nessuno ha proposto di boicottare nessuno. Al contrario, è stata creata una petizione contro le aziende che guadagnano dall'orrore a Gaza che ha già raccolto circa 1milione e 700mila firme.
Nel riportare la notizia della mia adesione a questa petizione, sono state rimosse molte sfumature. È stato detto che ho "sollecitato il boicottaggio di Israele". Ma perché si è scelto di utilizzare un linguaggio così incendiario e fuorviante?
Difficile tollerare una critica quando il motivo per cui sei criticato è stato costruito per essere provocatorio. Il mio supporto alla petizione è stato definito antisemita. Credo che l'antisemitismo consista nel disprezzo degli Ebrei, nella negazione del diritto degli Ebrei ad avere una patria, nella negazione degli orrori del secolo scorso e delle sofferenze del popolo ebraico nella storia. Ma questa non è, ovviamente, la mia posizione; al contrario l'antisemitismo, l'islam-fobia e l'omofobia sono tutti pregiudizi che rigetto totalmente, come qualsiasi persona intelligente. Nel contesto dell'accusa che mi è rivolta, l'antisemitismo deve essere letto come un'opposizione a delle aziende che lucrano sulla violenza contro il popolo palestinese.
Non credo che l'intervento militare israeliano a Gaza sia una questione religiosa. Per me si tratta piuttosto di una scelta della destra al governo che ha forti legami economici con le organizzazioni di destra statunitensi. Questi legami sono di natura economica, non religiosa, e sono stati ben definiti da Noam Chomsky. L'attacco che mi è rivolto più frequentemente, al pari delle minacce di morte, è che non ho il diritto di interessarmi a una tematica così complessa. Come indica il link a Chomsky qui sopra, ci sono molte fonti più esperte e preparate a cui rivolgersi per avere informazioni. È importante tuttavia che le persone comuni siano incluse in questo dibattito, perché il filo dell'umanità che ci unisce costringe tutti noi a partecipare.
È l'esclusione della maggioranza moderata che permette agli estremismi di prosperare. La follia dilagante in tutto il Medio Oriente è così terrificante e inutile che la maggior parte delle persone, abbattute, preferisce girarsi dall'altra parte. Sappiamo che non ci si può fidare degli Usa. Sappiamo che l'ONU agisce lentamente. Sappiamo che bisogna fare qualcosa per fermare la violenza a Gaza e il nuovo orrore medievale dell'ISIS, ma di chi ci possiamo fidare? Dei nostri governi, sui quali non sappiamo nulla se non che mentono e che perseguono i propri fini, esaltandosi e semplificando, armando e attaccando, falsi amici sempre pronti a fornire armi?
Uno dei modi in cui noi, persone ordinarie e poco informate, possiamo fare qualcosa in un mondo in cui le grandi aziende e i governi non pensano ad altro che al profitto e alla prevaricazione, è dire loro che non agiscono nel modo giusto e che non approfitteranno della nostra indifferenza. Metodi come la petizione di Avaaz forniscono un modo diretto e moderato per affrontare i problemi più gravi a cui possiamo partecipare tutti. Non si tratta di un boicottaggio di Israele, o dei beni di Israele. Non supporterei il ritiro di alimenti kosher dai supermercati come sta succedendo in Gran Bretagna, misure di quel tipo influiscano negativamente sulle persone comuni che non hanno nulla a che vedere con questa problematica.
Non possiamo più permettere che le nostre idee e i nostri spazi comunicativi condivisi siano dominati da degli speculatori estremisti. Dobbiamo ripudiare l'antisemitismo e tutte le forme di pregiudizio che portano all'esclusione e all'esecuzione, come quelle che ora stanno affrontando i Palestinesi. Tutti i governi e le istituzioni che permettono la violenza e il proliferare di armi in vista di obiettivi territoriali o economici dovrebbero essere ugualmente condannati e affrontati ed io, come tutti noi, sostengo le iniziative con cui possiamo intervenire, da persone comuni.
Yeats scrisse, tra la prima e la seconda Guerra Mondiale: "Ai migliori manca la convinzione, mentre i peggiori sono pieni di energia e passione". Conosciamo tutti la storia "Quando vennero per i socialisti, non feci nulla, quando vennero per gli Ebrei, non feci nulla, quando vennero per me, non c'era più nessuno che potesse aiutarmi". Queste parole così come quelle di Yeats si riferiscono alla stessa tematica, la tirannia, e alle stesse persone, noi, la maggioranza rinchiusa nel silenzio, non perché siamo indifferenti ma perché siamo frastornati, spaventati, codardi. Minacciati e condannati se proviamo a parlare, ma non abbiamo scelta. Noi, le persone ordinarie, Americani, Curdi, Inglesi, Palestinesi, Israeliani e Siriani, dobbiamo identificarci nella nostra comune identità, non nelle differenze superficiali e indotte, che siano ideologiche o territoriali, o saremo dominati dagli estremismi. Fautori transnazionali degli estremismi, che vogliono il profitto, e gruppi estremisti religiosi, che uccidono per il territorio e per il potere, in Medio Oriente così come in Occidente.
Alcuni continueranno a darmi dell'antisemita, ed è improbabile fare cambiare idea a chi definisce antisemiti alcuni dei più fini pensatori ebraici al mondo come Naomi Kleini e Naom Chomsky. Non possiamo placare quelli che sono così determinati a censurare un dibattito che include la dannazione del popolo Ebraico e per i quali il vero antisemitismo porterebbe alla scomparsa delle loro famiglie e di loro stessi. Non possiamo placare quelli che diranno che quando scrivo "speculatori" o "capitalisti" o "fautori transnazionali" sto usando dei termini per infierire contro il popolo ebraico. Non sono eufemismi, mi riferisco davvero agli speculatori e ai capitalisti. Alcuni sono attaccati ai propri obiettivi con una tale virulenza e cecità che per loro niente è accettabile, se non un consenso silenzioso. Ma per me non funziona così. L'unico modo di raggiungere la pace è che le persone comuni, di tutte le religioni e i colori, condannino la violenza a Gaza, in Iraq, a Ferguson e ovunque nel mondo. Quando nascono dei mezzi dal basso, come questa petizione, che fanno pressione esclusivamente a quelli che lucrano sulla distruzione, tutti noi abbiamo il dovere di firmarla. Piccole misure come questa ricordano ai potenti che non sono liberi di fare quello che gli pare, che devono risponderne a noi, e se restiamo uniti la loro tirannia sarà sconfitta.
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