lunedì 26 gennaio 2015

Obama ,programmi e leva fiscale

La leva fiscale di Obama per rilanciare classe media e sviluppo. La centralità dell’istruzione.
di Renata Targetti Lenti
23 gennaio 2015
“What I offer tonight is a set of concrete, practical proposals to speed up growth, strengthen the middle class, and build new ladders of opportunity into the middle class”. Il discorso annuale sullo stato dell’Unione, che Obama ha tenuto lo scorso 20 gennaio, è pervaso di ottimismo. Respinge il tabù della progressività delle imposte e apre le porte ad una società più inclusiva. L’accesso all’istruzione di base e superioreè tra le massime priorità.  
 
Obama ha rivendicato con forza alcuni importanti risultati come la ripresa dell’occupazione (quasi 11 milioni di nuovi posti di lavoro), l’aumento dei diplomati e dei laureati, 10 milioni di americani in più che oggi sono assicurati contro le malattie grazie alla “sua” riforma sanitaria. Grazie all’ “Affordable Care Act” più di 3 milioni di giovani al di sotto dei 26 anni hanno potuto godere della copertura assicurativa dei propri genitori. Più di nove milioni di americani hanno potuto firmare una assicurazione sanitaria privata o di copertura sanitaria con il sistema “Medicaid”. Ma, soprattutto, grazie alla riforma non sarà più possibile negare la copertura a chi soffra di patologie come l’asma e il cancro. Obama ha sottolineato, tuttavia, come siano ancora inadeguate le politiche a favore delle famiglie, ed in particolare di quelle che appartengono alla classe media. Frenare la riduzione del reddito disponibile di questo gruppo di percettori attraverso una politica fiscale più equa e introdurre misure di sostegno per favorire l’istruzione dei figli e per la cura degli anziani è considerato un obiettivo prioritario.
L’obiettivo di ricostruire la classe media dovrebbe essere raggiunto grazie ad un piano “that raises taxes on the wealthiest and the biggest banks in order to pay for tax breaks for working families”. Le misure proposte prevedono il raddoppio dei crediti fiscali alle famiglie con redditi sotto gli 85 mila dollari, l’aumento dei finanziamenti pubblici a favore dell’infanzia, limiti al tetto massimo degli interessi da pagare sui prestiti universitari e lo stanziamento di un fondo di 100 milioni di dollari per aiutare le famiglie ad affrontare le spese per le cure degli anziani. Misure di riduzione dei mutui sulle case e di aumenti del reddito minimo “will make a meaningful difference in the lives of millions of families”. Altri importanti provvedimenti, sempre diretti a ridurre il peso delle cure domestiche, riguardano la possibilità di godere di alcuni periodi di assenza dal lavoro in caso di malattia. Il periodo previsto, per il momento, è ancora molto ridotto e cioè di soli 7 giorni all’anno.
Si tratta di misure che costituiscono un’importante novità rispetto al passato giustificate non solo da motivazioni di equità, ma anche, dalla necessità di stimolare la crescita. La politica dei trasferimenti sociali negli Stati Uniti è sempre stata limitata al sostegno dei più poveri, ma non è mai stata utilizzata come politica di sostegno della classe media, né tanto meno come politica perequativa per ridurre la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi.
Alcuni dati sono sufficienti ad indicare quanto elevato sia il livello della diseguaglianza negli Stati Uniti, non solo in senso assoluto, ma anche relativo. Un confronto con altri paesi industrializzati evidenzia come gli Stati Uniti siano caratterizzati dalla più elevata diseguaglianza non tanto nella distribuzione dei redditi di “mercato”, ma, invece di quelli “disponibili”. L’indice di Gini calcolato sulla distribuzione dei redditi di mercato non è molto superiore a quello della Spagna o delle Nazioni Scandinave, ma inferiore a quello di molti altri paesi europei come la Germania, la Gran Bretagna, Grecia ed Irlanda. Tuttavia la riduzione dell’indice dopo la redistribuzione risulta molto minore rispetto a quella di tutti gli altri paesi europei considerati. I dati mostrano anche come il reddito disponibile dell’1% più ricco della popolazione sia cresciuto, a partire dal 2009, con una velocità ben superiore a quella di qualsiasi altro gruppo. Una quota significativa di questo aumento è attribuibile all’aumento dei “top labor incomes”. All’interno di questo gruppo si collocano i “managers”, che  hanno progressivamente acquisito il potere di fissare le proprie remunerazioni sulla base della posizione di potere, spesso indipendente dall’effettivo contributo fornito alla produzione dell’azienda.
In corrispondenza all’arricchimento progressivo dell’ultimo quintile (20% di percettori) si è ridotto il peso della classe “media” definita come quella che corrisponde al secondo, terzo, e quarto quintile (60% delle famiglie). Nel 2012 questo gruppo ha ricevuto una quota di reddito molto inferiore rispetto al suo peso sul totale dei percettori. Questa quota, poi, si è drasticamente ridotta rispetto al 1968 quando era pari al 53.2%. Un livello di diseguaglianza così elevato, che colpisce anche la classe media può diventare un fattore di freno per la crescita, poiché si traduce in minori opportunità per le prossime generazioni. Già oggi il divario nei risultati delle prove (test scores) tra bambini ricchi e poveri risulta del 30-40% più ampio di quanto non fosse 25 anni fa. Anche le misure della mobilità sociale, che presentano livelli inferiori a quelle di molti paesi europei, continuano a restare basse. Si è verificata, così, una riduzione della partecipazione al processo di formazione del capitale umano da parte di una quota significativa della popolazione. L’accesso ai gradi più elevati dell’istruzione è infatti costoso e le categorie più povere, ma negli Stati Uniti anche gran parte della “classe media”, ne vengono escluse.
Molte delle cause dell’elevata diseguaglianza negli Stati Uniti sono strutturali, e richiedono interventi coordinati e di varia natura. Esse sono il risultato dell’operare del libero mercato in un’economia capitalistica avanzata. Politiche fiscali e di natura redistributiva potrebbero ridurre quelle distorsioni nella struttura impositiva che favoriscono i più ricchi. Non sarebbero tuttavia sufficienti a ridurre la diseguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile delle famiglie. I divari nella posizione reddituale non è altro che il riflesso dei divari nel livello d’istruzione e di competenze professionali dei diversi gruppi di popolazione. Accrescere le “opportunità” dei giovani, ridurre i divari nei ventagli retributivi, ed in particolare quelli tra uomini e donne, rafforzare il sistema sanitario pubblico sono considerati da Obama obiettivi prioritari. “Middle-class economics means helping working families feel more secure in a world of constant change. That means helping folks afford childcare, college, health care, a home, retirement”.
Particolare attenzione viene riservata al miglioramento dell’istruzione.  “We’re working to redesign high schools and partner them with colleges and employers that offer the real world education and handson training that can lead directly to a job and career”. La proposta più significativa, o per usare il termine di Obama “audace”, consiste nell’introduzione di misure che riducano a zero i costi dell’istruzione superiore nei “community college”. La misura dovrebbe riguardare circa il 40% degli studenti, giovani e meno giovani, e cioè chiunque voglia migliorare la propria preparazione per ottenere un lavoro migliore. Il rapido sviluppo dell’industria delle comunicazioni (Google, and eBay, and Tesla) richiede la formazione di lavoratori specializzati in mansioni e lavori che fino a 10 o 20 anni fa non esistevano e non erano neppure prevedibili. Helping hardworking families make ends meet. Giving them the tools they need for good-paying jobs in this new economy. Maintaining the conditions for growth and competitiveness. This is where America needs to go. I believe it’s where the American people want to go. It will make our economy stronger a year from now, fifteen years from now, and deep into the century ahead”.
Infine, Obama propone un piano per aiutare le famiglie con figli piccoli, in cui entrambi i coniugi lavorino. L’obiettivo è quello di ridurre il carico fiscale, ma contemporaneamente assicurare di elevata qualità della “cura” dei figli piccoli. “It’s time we stop treating childcare as a side issue, or a women’s issue, and treat it like the national economic priority that it is for all of us”. La misura concreta di aiuto dovrebbe consistere in un nuovo taglio del carico fiscale annuale fino a $3,000 per bambino. D’altra parte misure per migliorare l’educazione prescolastica sono particolarmente urgenti. Secondo l’OECD attualmente gli Stati Uniti sono solo al 28th posto su 38 paesi industrializzati con riferimento ad un indicatore come la percentuale di bambini di età inferiore ai quattro anni iscritti alla scuola materna. Obama ha sottolineato come gli investimenti in questa direzione riducano costi successivi molto più elevati come potrebbero essere quelli relativi alla prevenzione della criminalità giovanile, o della maternità delle adolescenti. L’auspicio è che il piano di Obama possa essere approvato dal Congresso, ed una volta implementato gli importanti obiettivi di natura sociale in esso contenuti possano essere conseguiti. 

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