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di Giovanna Mulas*
Adoro cucinare per la famiglia e gli amici più cari. In particolare amo fare il pane, e non m’importa il tempo necessario all’operazione: pochi ingredienti, economici e sani, il lavorare la pasta come ti chiede, con forza e dolcezza, a lungo, benedirla con olio e sale (e quando li ho a disposizione patata o cipolla a tocchetti), invadere la casa di aromi antichi.
Durante i viaggi amo provare il cibo di ogni paese; per me è sempre una scoperta, anche quando non lo è, è la vera identità di un popolo. Ho provato cibo di ogni tipo e latitudine: ricco e meno ricco, elaboratissimo. Eppure resto del parere che il cibo più semplice sia sempre il migliore, grande metafora di vita amici miei.
Mi piacciono i volti di mio marito e dei nostri ragazzi, accesi dall’aspettativa, e mi piace mangiare il pane appena sfornato, farlo prima con gli occhi, e a volte rammento mia nonna e il suo antico raccomandarci “pane caldo fa venire mal di pancia!”. E sorrido a quel ricordo, mi rivedo in lei.
Impastare è come fare l’amore, o come scrivere: fondamentali passione, volontà e tempo, il corpo si fa sacro e destinato, da sempre, all’eletto; è un tempio dedicato al tuo Dio. Un ingrediente miscelato male e l’esito sarà tristo, deludente: tu non sarai più tu, il tempio cadrà in rovina, il tuo pane non sarà più lo stesso. Impastare, come fare l’amore e come scrivere, richiede Verità, o almeno la ricerca di questa. E non è mai semplice, spesso in divenire.
È autocoscienza, cultura della vita, lontano da castrazioni e ipocondrie morali. L’Arte, parafrasando Wilde, è un sacramento da ricevere in ginocchio; "Domine, non sum dignus"dovrebbe volare sulle labbra e nel cuore di coloro che lo ricevono. Non si è degni di essere artista, se pure artista è. Non si è degni dell’ostinazione e di avvisare, infischiandosene, il fluire della vita, del suo mutare. Non si è degni di romanticismo, di divenire non pensando al domani… non si è degni di una natura poetica che ama gli ignoranti, quelli tra i quali può albergare il genio. Perché l’istruzione riempie la testa di concetti incomprensibili alle teste d’uovo riempite. Ne scrissi in un passo di "Dannati": œufs à la coque, aspirante intellighenzia pronta a mangiarsi il vomito (pensiero) altrui, per risputarlo tale e quale al gregge… . Sentire dentro l’odore del pane, fuggire gli abusi della ragione.
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Scrittrice, critica letteraria, pittrice e giornalista, nomination al Nobel per la letteratura e vincitrice di numerosi premi premi letterari internazionali, i suoi romanzi e i suoi libri di poesie sono tradotti in molte lingue. L’articolo inviato a Comune è stato pubblicato anche sul suo blog (con il titolo Umanità alla Catastrofe?)
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DA LEGGERE
Autoprodurre, mangiare, fare insieme sono parte di quel recupero di iniziativa per la trasformazione della società che non si traduce più in richieste al mercato o allo Stato. Non sono solo i tre temi di un nuovo dossier, ma i contenuti di un vero laboratorio di idee, incontri e pratiche promosso da Comune
“Cum panis”. Perché dovete chiamarmi compagno Mario Rigoni Stern
Il gesto del pane Rosaria Gasparro
Gente che sa fare il pane Franco Arminio
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domenica 4 ottobre 2015
fare il pane
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