domenica 11 ottobre 2015

Ignazio Marino piange...come i coccodrilli?

Manifestazione per Ignazio Marino sotto il Campidoglio. Lui fa il bagno di folla: "Non ci ripenso, ma ho pianto"

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Ignazio Marino, dopo il celebre battibecco con il Papa, adesso sembra assumere una posa da Papa. I suoi sostenitori lo aspettano all'ombra del cavallo di Marco Aurelio. In piazza del Campidoglio in una domenica soleggiata, dopo il temporale del giorno prima, ci sono oltre cinquecento persone con gli occhi puntati fissi verso la finestra del sindaco, che lunedì depositerà le sue dimissioni. Sono venute a sostenerlo e a chiedergli di ripensarci. "Daje, Igna', dajeeee", urla un uomo sulla cinquantina. E accanto a lui c'è la moglie: "Affacciateee, sindacoooo". Ma lui ancora non si concede.
"Resisti, resisti. Quelli sono dei fascisti", dice la piazza. Poi, da giù si nota che sono state aperte le tende bianche della stanza dove Marino è a lavoro. Ed ecco la prima esplosione di gioia: "Sei il sindaco dei romani onesti, rimani". Passano pochi minuti e appare Marino, che saluta da dietro la vetrata e le grate. Così la piazza, tutto a un tratto, intona il canto della Resistenza: "E questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà". C'è un ragazzo diciottenne che affascinato dice: "Che grande, ha fatto come er papa". Ma l'atmosfera non ha nulla di grandioso né di roboante semmai gli ultimi gesti di Marino sono all'insegna della malinconia. La scena si potrebbe accostare, ma senza raggiungerne la perfezione artistica, a quella in cui in "Habemus Papam" di Nanni Moretti il pontefice, che sta per lasciare, guarda la città di Roma con uno sguardo tormentato. In più Marino, al contrario del protagonista del film morettiano, ha un moto di commozione che però gli passa subito e infatti dice ai pochi amici che gli sono rimasti: "Bisogna tenere duro fino alla fine di questi venti giorni, non abbiamo nulla da rimproverarci e siamo soltanto vittime di un accanimento immeritato".
Sono queste le parole che pronuncia prima di uscire dal suo studio per scendere in piazza. I suoi sostenitori avevano già perso le speranze di poterlo incontrare. Ma lui, al suo staff, ha esternato questa riflessione: "Avevo deciso di non scendere e di guardarli da dietro la finestra perché non voglio che la manifestazione venga strumentalizzata, ma penso a tutte queste persone che sono venute qui di domenica e non mi sembra giusto, quindi scendo a ringraziarle". Marino, nel volto, è praticamente impassibile e sembra quasi che a stento trattenga le lacrime. Riesce a fare solo qualche sorriso tirato. Poi su Facebook ammette: "Ho pianto, mi sono scese le lacrime a
Vedere le migliaia di cittadini romani che in queste ore si stanno mobilitando con ogni mezzo, anche presentandosi qui in campidoglio di domenica. Vorrei dire loro che li vedo, che li ascolto, che li leggo e che li ringrazio uno ad uno".
Viene protetto da un cordone di sicurezza. Agli uomini della scorta aveva chiesto però di permettergli di avvicinarsi alle persone per stringere loro le mani, ma questo risulta quasi impossibile perché la calca di giornalisti e telecamere è tale che il sindaco non riesce a svincolarsi.
La folla è quindi inferocita contro i cronisti: "Fuori, fuori, fuori i giornalisti". I suoi sostenitori gli mostrano i cartelli. Si legge: "Noi con Marino, voi con il Padrino", "Qui per te, qui per noi, qui per Roma", "Aridateje Alemanno che devono continua' a magna". Il più gettonato è: "Il sindaco dell'onestà". Marino percorre la piazza avanti e indietro e saluta i cittadini. Un cronista gli chiede: "Ci ha ripensato?". E lui, laconico, risponde con un secco: "No". Saluta la folla mentre sale le scale che lo portano di nuovo al suo studio, alza le braccia, fa il gesto del pugno chiuso e va via. In piazza resta un cartello: "Grazie Marziano".
Intanto per lunedì è stata convocata un'altra manifestazione con inizio alle 12 davanti alla sede nazionale del Pd in Largo del Nazareno, dove hanno gli uffici sia il commissario romano dem Matteo Orfini che il premier Matteo Renzi.

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