venerdì 9 ottobre 2015

le macerie di Roma

Dimissioni Marino, le macerie di Roma: nuova scomunica del Vaticano a Marino, la città paralizzata, l'ex sindaco scheggia impazzita

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Macerie, a Roma. La scomunica finale del Vaticano arriva dalle colonne dell'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede: "Ora la capitale, a meno di due mesi dall'inizio del Giubileo, ha la certezza solo delle proprie macerie. Roma non merita tutto questo". È la seconda scomunica, dopo le parole del Papa su Marino a Philadelphia. Parole dure, poco felpate, sull'organo della Santa Sede, misurato nei toni per eccellenza. Perché l'apprensione è davvero grande se, come raccontano fonti informate, la segreteria di Stato ha avuto contatti informali sia col Vaticano sia con palazzo Chigi e col prefetto Gabrielli.
La città è ferma, paralizzata, impreparata al Giubileo, a sessanta giorni dall'apertura della Porta Santa. Aziende come Atac e Ama senza una guida politica, interventi per il decoro a rischio stop e soprattutto fermi i lavori per il Giubileo. E i soldi. Il governo - assicura il sottosegretario De Vincenti - ha sbloccato altri 30 milioni per Roma, ma a questo punto manca chi approva le delibere e gestisce le gare in tempi record. Anzi, c'è un apparato ancora infetto. Stefano Esposito, l'assessore sceriffo che si è dimesso per primo, è uno che in questi mesi ha lavorato confrontandosi spesso con Pignatone. All'Huffpost dice: "La macchina amministrativa è ancora opaca e va bonificata. È questo il punto se si vuole rendere efficace il lavoro della magistratura. La verità è che la macchina amministrativa vive di vita propria". In questo quadro Marino si muove come una scheggia impazzita. Sui giornali compaiono frasi minacciose, propositi di vendetta: "Se affondo li porto giù con me, faccio nomi e cognomi di chi mi ha chiesto favori". Frasi che Marino smentisce, annunciando querele. Nel Palazzo in parecchi giurano che è proprio così. Che Marino ha un'agenda su cui ha preso nota di parecchie cose: incontri, richieste, pressioni ricevute anche dal suo partito. Che ormai non ha più nulla da perdere ed è animato solo da un desiderio di far male a chi gli ha fatto del male.
Ecco, le macerie di Roma. Con 35 milioni di visitatori in arrivo, un'inchiesta per Mafia che ha travolto il cuore politico-amministrativo della città, e l'ex sindaco che medita vendetta. Oltretevere, un po' come a palazzo Chigi, viene vissuto come un moderno Nerone. I rapporti con la segreteria di Stato sono sempre stati pessimi. E non a caso, già ad agosto, l'Osservatore romano gli imputò il black out di Fiumicino. Più volte è trapelato il disappunto sugli strappi al protocollo del sindaco laicista e alfiere delle nozze gay che, a ogni occasione utile, si esponeva alle telecamere vicino al Papa. Fino alla scomunica di Philadelphia, che ha rappresentato una rottura senza precedenti tra Vaticano e Campidoglio. Al netto di questo, c'è che la segreteria di Stato ha considerato, da sempre, il sindaco inadeguato al ruolo. E non è un caso che da tempo, la gestione del Giubileo passa per i contatti tra Mons. Fisichella e il prefetto Gabrielli, bypassando il Campidoglio. Anche in queste ore. Soprattutto perché le informazioni che rimbalzano da un latro all'altro del Tevere sono di un Marino fuori controllo. Politicamente, la storia è finita. Ma ci sono ancora i margini per aggiungere macerie e macerie. A un certo punto, a palazzo Madama, un senatore renziano racconta che l'ex sindaco sarebbe andato all'ambasciata giapponese (luogo extraterritoriale) per depositare delle carte segrete. Un dettaglio, questo, indicativo del clima che si respira nei Palazzi romani. Anzi, tra le macerie di Roma.

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