venerdì 9 ottobre 2015

nobel per la pace

Il Nobel per la Pace si fa in quattro. E quest'anno la pace non è un sogno

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QUARTETTO
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Da Assisi guardiamo sempre con attenzione la consegna dei Nobel. Molti di loro, spesso, raggiungono la "Seraphica Civitas". La città della Pace. Verrebbe da dire che questa volta il Nobel "si è fatto in quattro", focalizzando l'attenzione su un'area che la attende da lungo tempo. Un riconoscimento che vuole difendere l'umano dall'inumano.
Sovviene subito in mente l'immagine di quei giovani che animarono la primavera araba ma anche una delle pagine più nere della cronaca mondiale degli ultimi tempi: l'attacco al Museo del Bardo da parte dell'Isis in cui persero la vita 22 persone. Ma soprattutto le lacrime del suo direttore, Moncef Ben Moussa, in Assisi il settembre scorso durante il ''Cortile di Francesco'' commosso davanti a San Francesco "l'uomo della Pace".
In queste stesse terre, nel lontano nel lontano 1219, si svolse uno dei più alti episodi di dialogo e conciliazione. Quando in un clima di guerre e scontri Francesco d'Assisi volle incontrare il sultano Melek-al Kamel. Una visita che si aprì all'insegna della diffidenza e del timore ma che si concluse con stima e amicizia. Ed è forse in questo concetto la chiave che permette di capire e leggere il lavoro del "Quartetto" premiato a Oslo, motivato dal "contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralistica in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini nel 2011".
La differenza sostanziale con la premiazione del presidente Obama è che allora si "sognava" un percorso di pace, mentre oggi, con il quartetto si premia una pace intrapresa sul campo, voluta e operata. Si tratta comunque di un premio che continua ad essere dato a persone che silenziosamente, all'oscuro di molti, scrivono le pagine mondiali del dialogo e della conciliazione. Perché vogliamo essere frastornati dal suono della Pace e non dal rumore delle bombe. Come Francesco portò la pacificazione nella relazione con il lupo, con i ladroni, con i crociati, con i lebbrosi, con tutto ciò che da lui era diverso.
Dice bene Papa Francesco quando afferma che "la guerra genera distruzione e la pace progresso", non ci resta che auspicare che tutti possano diventare "strumento di pace".

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