giovedì 8 ottobre 2015

da UBIK a Savona


Settimana di incontri e mostre alla Ubik dedicati a carbone, bitume e acqua pubblica…


Da mercoledì 7 ottobre:
“Aria, acqua, suolo.
L’arte in aiuto dei nostri beni comuni”
Mostra collettiva di molti artisti savonesi dedicata alle recenti problematiche nella nostra città:
il progetto di deposito di bitume al porto,
l’ipotesi di riapertura della centrale a carbone,
il forte rischio di privatizzazione della gestione dell’acqua.

Opere in tecnica varia, a cura degli artisti 
SANDRO LORENZINI, WALTER MORANDO, DANILO MARAMOTTI,  MIMMO LOMBEZZI, FRANCA D’ARIENZO,GABRY COMINALE, CRISTINA MANTISI, GABRIELLA SOLDATINI, LAURA PELUFFO, LUCIANA BERTORELLI





                             


Mercoledì 7 ottobre ore 18:
“L’acqua non si vende, si difende!”
Dal Referendum al Presidio Permanente di Savona in difesa dell’Acqua: una questione di democrazia e di civiltà.

Incontro informativo per la cittadinanza sui gravi rischi di privatizzazione dei servizi idrici nel savonese.
Partecipano 
ALBERTO DRESSINO ROBERTO MELONE,
Comitato Savonese Acqua Bene Comune, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

“Si scrive acqua, si legge democrazia”. Il Comitato Savonese Acqua Bene Comune esiste ed opera da oltre 13 anni. In questo lungo tempo ha più volte bloccato i tentativi di privatizzazione della nostra acqua, ha contribuito alla presentazione della legge di iniziativa popolare nazionale (oggi in Parlamento), alle modifiche degli statuti di numerosi comuni della nostra provincia, alla straordinaria campagna referendaria (15.000 firme raccolte in provincia), ha predisposto un progetto per la ripubblicizzazione dei nostri servizi idrici e, da ultimo, ha recentemente organizzato il presidio permanente in Piazza Sisto IV a Savona dove alcuni attivisti hanno intrapreso lo sciopero della fame contro il rischio, per l’ennesima volta, di privatizzazione dei servizi idrici per altri 44 comuni della nostra provincia. Presidio che ha ottenuto un risultato di partecipazione e condivisione straordinario che ci fa ben sperare per il futuro.
Oggi più che mai il Comitato continua la mobilitazione affinché i sindaci savonesi decidano in via definitiva per una gestione veramente pubblica dei nostri servizi idrici, che può essere garantita solo con la creazione di Aziende Speciali Consortili (e non SPA) che sono soggette al diritto pubblico, non devono fare profitti e aprono alla partecipazione della popolazione e dei lavoratori del servizio, unica garanzia di efficacia, efficienza, trasparenza e democrazia.
Il quadro savonese è complesso: la situazione più a rischio di privatizzazione, con IREN in agguato, è quella del savonese. Per questo bisogna restare vigili, attenti e pronti alla mobilitazione. Il Comitato nell’incontro alla Ubik mette a disposizione la passione e i saperi dei suoi attivisti per raccontare alla cittadinanza i rischi nei prossimi mesi per quanto riguarda il futuro della nostra acqua.










                                            


Venerdì 9 ottobre  ore 18:
“Savona: un futuro nero di bitume”
Perché hanno approvato in gran silenzio un progetto pericoloso per la città?

Incontro informativo per la cittadinanza sul progetto recentemente approvato.
Partecipano ANGELO ZOIA referente dell’associazione Savona porto elettrico, e alcuni esponenti della Rete fermiamo il carbone


Prima lo volevano tutti (Comune, Provincia, Regione, Sovrintendenza, ecc.), adesso non lo vuole più nessuno, ma ormai è stato approvato. Stiamo parlando di un deposito di bitume (uno dei più grandi in Italia, e soprattutto il più vicino a un centro abitato) da realizzarsi nel porto di Savona. Questo problema si prospetta per la Città come uno dei più gravi degli ultimi anni.
Passato sotto silenzio per molto tempo (l’iter per la costruzione dell’impianto è partito nel 2011), un’interpellanza in Consiglio comunale dell’aprile di quest’anno lo ha portato all’attenzione dei Cittadini e dei media.
Si tratta di un deposito per lo stoccaggio (39.000 tonnellate) e la movimentazione di bitume: progettato in una zona del porto a trecento metri dalla Darsena e dal Priamàr, a 700 m. dalla Piazza del Duomo: praticamente in Centro. In altre Città depositi di questo genere, nei rari casi in cui vengono autorizzati, per la tutela dei cittadini viene prescritta una distanza di almeno 1 km. dall’abitato.
Il bitume deve essere tenuto allo stato fuso (145°-165°centigradi) e in quella condizione emette H2S, altamente tossico, e altre sostanze altrettanto pericolose.  Se si pensa poi che, per raggiungere le autostrade dal porto, i camion e i treni  blindati devono attraversare la città, si capiscono le serie preoccupazioni della cittadinanza che in modo compatto si oppone al progetto. Inoltre, la Regione stessa ha dichiarato probabile un “disturbo olfattivo” nel raggio di 3 Km. dal deposito, e questo significa probabile puzza di uova marce fino a Lavagnola, alla Natarella, ad Albissola.
Il progetto aveva ottenuto tutti i pareri necessari per la  realizzazione, ma, dopo una vera sollevazione popolare (più di 10.000 firme raccolte a luglio e agosto), e dopo prese di posizioni politiche a livello comunale, anche il Sindaco ha dichiarato che Savona non è adatta a un’attività di tal genere, perché avviata a diventare una smart city.
Tante le criticità e tante le domande. Perché nell’ex zona industriale del porto si è investito su aree residenziali e turistiche, e adesso si autorizza un insediamento  che comporta molti rischi per la salute (per soli 6 posti di lavoro)? Ma soprattutto: perché il Comune non ha presentato all’Autorità portuale e alla BIT, al momento opportuno, prescrizioni rigorose per la sicurezza e la salute dei Cittadini?












Sabato doppio appuntamento sui temi ambientali, a cura delle Rete fermiamo il carbone…


                        


Sabato 10 ottobre  ore 10,30  Sala consiliare del Comune:
“Le associazioni francesi si mobilitano sul caso della centrale a carbone di Vado”
 incontro aperto alla cittadinanza
 con MALIKA PEYRAUT (di Les Amis de la Terre),
ANTONIO TRICARICO (di Re Common),
FULVIO GRIMALDI (giornalista),
CARLO FRECCERO (giornalista).
A cura della Rete fermiamo il carbone


Diverse associazioni francesi si stanno mobilitando sulla questione della centrale a carbone di Vado Ligure, centrale di cui il colosso energetico francese Engie (ex GDF Gaz de France-Suez) è importante azionista.
Questo incontro a Savona con tali esponenti di spicco dell’ambientalismo d’oltremanica è estremamente importante, a significare il sempre più grande interesse delle associazioni e dei cittadini francesi verso i gravi danni sanitari e ambientali che (secondo l’inchiesta della Procura di Savona) la centrale avrebbe provocato.
Questo incontro avviene a poche settimane dal reportage sulla centrale di Vado andato in onda in Francia in prima serata sul canale France 2 (la più importante emittente televisiva pubblica) e a pochi mesi dall'intervento sullo stesso tema dell'avvocato Matteo Ceruti (legale delle associazioni savonesi e nazionali) presso il Parlamento Francese.
Nonostante i gravi fatti emersi dall’inchiesta (dati di mortalità riscontrati, complicità e omissioni di vari organi dello Stato) e il sequestro giudiziario dei due vecchi gruppi 3 e 4, il rischio potenziale per la salute dei savonesi legato alla combustione del carbone a Savona non è affatto terminato. La conferenza di Savona sarà quindi una occasione per porre domande sulla posizione delle società energetiche francesi a partecipazione pubblica e più in generale dello stesso governo d’oltralpe sul futuro del carbone nella produzione di energia elettrica.









                        


Sabato 10 ottobre  ore 18  in libreria:
incontro con il giornalista
FULVIO GRIMALDI
e visione del documentario
“L'Italia al tempo della peste.
 Carbone, grandi opere, grandi basi, grandi crimini”
In collaborazione con la Rete fermiamo il carbone
Introduce il Portavoce della Rete GIOVANNI DURANTE



Fulvio Grimaldi (giornalista e documentarista,  già inviato di BBC e RAI,  impegnato in inchieste che rendono giustizia alla verità) con questo documentario illustra e denuncia alcune delle più significative aggressioni, "civili" e militari al nostro territorio, crimini perpetrati contro comunità, ambiente e salute, frutto di intrecci tra politica, mafia, imprenditoria senza scrupoli e poteri sovranazionali che rispondono solo a interessi economici. Tali aggressioni sono spesso volute da una strategia fondata sul disprezzo dell'ambiente e dell'autodeterminazione dei cittadini. Nel lavoro di ricerca il giornalista ha infatti incontrato e raccontato anche la resistenza delle popolazioni che cercano di opporsi ad un sistema che ignora e prevarica gli interessi delle comunità.
Sullo sfondo di una situazione nazionale e internazionale dominata dagli interessi dell'élite globale, incontriamo l'Ilva di Taranto, la centrale a carbone di Brindisi (che ha grandi analogie con la centrale di Vado Ligure), i gasdotti progettati per la Puglia, l'offesa a Venezia delle Grandi Navi e del Mose, le trivelle petrolifere che sconvolgono la Basilicata, altre regioni e tutti i mari, il buco nero dei traffici di rifiuti e delle discariche tossiche alla Spezia. Tutto ora potenziato e imposto con la forza dal decreto "Sblocca Italia".  E poi le basi, i poligoni, le servitù militari che costellano il territorio dalla Sardegna (già colpita da uno sviluppo fallimentare e dal successivo abbandono), al Friuli, da Lampedusa a Spezia.

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