domenica 11 ottobre 2015

Torino:follie urbane

L’orologio a muro non è più fermo alle 14,45

by JLC
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di Paolo Cacciari*
Avevano promesso che avrebbero fatto ripartire l’orologio a muro fermo alle 14,45 di chissà quale giorno di quale remoto anno e ci stanno riuscendo magnificamente. Dal maggio dello scorso anno nel cuore di Torino, tra Piazza Castello e la Mole Antonelliana, nel grande complesso seicentesco abbandonato della Cavallerizza Reale, ha preso vita una delle più partecipate esperienza di rianimazione urbana ad opera dei suoi cittadini.
Indignati per l’operazione patrimoniale avviata dal Comune, hanno voluto concretamente opporsi al trasferimento della proprietà ad una società fittizia il cui unico socio è il Comune stesso e che in realtà è il primo passo per la privatizzazione di un bene storico e artistico, già tutelato dall’Unesco, che misura 22.000 metri quadrati, comprendenti due teatri (uno nel monumentale ex maneggio coperto), 109 appartamenti, un giardino reale, annessi vari. Si sono così trovati adoperare fianco a fianco nella assemblea di gestione artisti, storici dell’arte, associazioni culturali, di promozione sociale e ambientaliste, studenti universitari e non, ragazzi dei centri sociali, abitanti del quartiere (https://cavallerizzareale.wordpress.com ).
Gli spazi occupati, faticosamente ripuliti e provvisoriamente attrezzati con lavoro del tutto volontario e gratuito, hanno cominciato ad ospitare un’infinità di iniziative musicali, teatrali, cinematografiche, ma anche laboratori scenici, artigianali, fiere e mercatini biologici, feste e incontri di ogni tipo a concreta dimostrazione di quale sia la vocazione del complesso e di quale debba essere la sua destinazione d’uso: un luogo pubblico, un’agorà, aggregante e coinvolgente, espressione dei bisogni di socializzazione degli abitanti.
In controtendenza alla progressiva commercializzazione, turisticizzazione e mummificazione che normalmente avviene nei centro-città. Il cuore della autogestione è l’Assemblea Cavallerizza 14:45 che si riunisce regolarmente (la plenaria è il primo mercoledì del mese), si articola in svariati gruppi di lavoro per fare fronte alle mille incombenze della gestione quotidiana e per la programmazione delle attività. Il metodo di discussione, della formazione delle decisioni e della ripartizione degli incarichi di lavoro è quello “sociocratico”, che combina il metodo del consenso con quello della votazione per maggioranza. Autogestire in occupazione, cioè prendersi cura di un bene comune così grande, richiede moltissime energie disinteressate e una responsabilità diffusa.
La prossima sfida è la progettazione di una proposta di fattibilità di un polo culturale e dell’economia alternativa da presentare al Comune e a tutte le istituzioni cittadine. Non si tratta solo di decidere come rifunzionalizzare gli spazi, ma anche di scegliere le più appropriate forme di governance e le strategie economiche per i restauri e per la gestione.
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* Paolo Cacciari è autore di articoli e saggi sulla decrescita e sui temi dei beni comuni. Il suo nuovo libro, Vie di fuga (Marotta&Cafiero) – un saggio splendido su crisi, beni comuni, lavoro e democrazia nella prospettiva della decrescita – è leggibile qui nella versione completa pdf (chiediamo un contributo di 1 euro). Questo articolo è stato inviato anche a Left.

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