Salento: gli ulivi risorgono, smascherando la bufala del “batterio
killer”
by admin on nov 20, 2013 • 00:37 44 commenti
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Chi si è recato nei giorni scorsi nelle aree “rosse”, quelle
maggiormente colpite dal fenomeno dell’essiccazione degli ulivi, vi ha
trovato alberi in pieno vigore rigenerativo. Tutto questo in uliveti
abbandonati, che non hanno subito nessun intervento “curativo”, ed è
tutto un tripudio di germogli e di nuova vegetazione!
L’area interessata comprende dagli 8.000 ai 10.000 ettari, e sarebbero
fino a 600.000 gli alberi d’olivo che rischiano l’eradicazione. Numeri
biblici, per uno scenario di devastazione da film di fantascienza!
Pesticidi e diserbanti chimici da usare con la scusa di eliminare tutti
i “serbatoi di inoculazione”, (si parlava, persino, di irrorazione
dall’alto con l’uso degli aerei), e squadre, financo, di militari,
lanciafiamme contro erbe e muschio, ed eradicazioni!
Si è parlato, non a caso, con preoccupazione e rabbia da parte dei
cittadini, di “shoah degli ulivi”, e di “olocausto chimico del Salento”,
e in tanti hanno perso il sonno per via degli incubi di tutto questo
assurdo scenario da guerra contro tutto ciò che vuol dire Salento!
Il brutto gioco messo in piedi ad arte, e che oggi crolla
rovinosamente, è ormai fin troppo palese. Dopo esser stati chiamati ad
intervenire per studiare la particolare sintomatologia del disseccamento
di alcuni rami degli ulivi, (chiamati anche da alcuni nostri attivisti,
cittadini sensibili all’ambiente), dei tecnici preposti giunti sui
luoghi vi trovano sugli alberi diversi patogeni, insetti e muffe, ma
anche poi un batterio, di questo i primi studi ben dimostrano essere non
patogeno per alcuna coltura e, addirittura, un batterio che esperimenti
pubblicati, inoculato nell’ulivo, non ha dato mai sintomatologie
patogene. “Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite a Bari
forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di Xylella
fastidiosa appartenga ad una sottospecie (o genotipo) che non infetta né
la vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi (California)
indicano come dotato di scarsa patogenicità per l’olivo” (articolo
pubblicato il 30 ottobre 2013 sul sito della Accademia dei Georgofili,
per l’approfondimento sul caso degli olivi salentini).
Per cui, dai tecnici locali, si è presentato tale batterio, qui nel
Salento, come concausa della sintomatologia degli ulivi; sintomatologia
bollata subito come “terribile contaminante epidemia senza alcuna
speranza”; finché, poi, nelle uscite sui media più nazionali, dai
medesimi tecnici, il batterio trovato è stato presentato come il
principale imputato responsabile, il “batterio killer”! E così, è stato
anche presentato da tutti gli enti sciacallo, e politicanti, accorsi
sulla scena come avvoltoi per banchettare del Salento e sui possibili
lauti fondi europei, nazionali e regionali così ottenibili.
Per di più l’innocuo batterio potrebbe essere persino endemico ed
endofito, come anche ipotizzato da alcuni stimati docenti universitari
locali, ovvero presente ovunque e da sempre nel Salento in maniera del
tutto asintomatica. Eppure, senza una diagnosi alcuna, o con una
traballante diagnosi, vacillante e scarna, contestata anche
pubblicamente da locali ricercatori universitari, si voleva procedere, o
meglio, imporre con sanzioni e coercizioni, una TERAPIA FINALE sugli
ulivi salentini.
Li abbiamo chiamati per osservare, analizzare e curare una
sintomatologia particolare e poco nota degli ulivi, al fine di un’estate
siccitosa, e di una prolungata estate dal punto di vista termico,
fenomeno naturale possibile, che ha portato anche quest’anno,
eccezionalmente, ad anticipate fioriture autunnali di tantissimi alberi
nel Salento, e questi non solo non studiavano e curavano un bel nulla,
ma si dedicavano a promuovere l’eradicazione del presunto paziente e di
ogni possibilità di sua rigenerazione, avvelenando e cancellando tutto
il vivente!
Da troppo tempo, ormai, stiamo assistendo a vergognose e continue
campagne di terrorismo speculativo sui naturalissimi parassiti delle
piante, non ultima quella sui nostri lecci, in cui strani tecnici e
politicanti, gridano al disastro, e mica per curare, ma solo per avere
fondi pubblici per estirpare le piante, o potarle a morte, e per
spandere tonnellate di prodotti chimici nocivi di ogni genere!
Le parassitosi sono fenomeni naturalissimi e transitori, e al più
effetti di squilibri in cui intervenire ricostruendo gli ecosistemi,
ripiantando di più, anche proprio le piante colpite, e favorendo così
anche il ritorno dei predatori naturali, quanto più autoctoni possibile,
dei parassiti, per ripristinare equilibri alterati a volte dallo stesso
uomo; ricreando gli habitat degli insetti insettivori, le macchie
ripariali e dei “sipali”, le stesse che oggi si vorrebbero cancellare
nel Salento, in preda alla follia più cupa; non, dunque, cancellando
parassiti, piante parassitate o semi-parassitati, e gli eventuali
insetti vettori, cancellando ogni insetto ed il loro ecosistema, come
nel parossismo intollerabile raggiuntosi con il “mal affaire Xylella”
ora in Puglia!
Dobbiamo, invece, aumentare non diminuire la biodiversità!
In Puglia ora, sul “mal affaire Xylella” pendono pesanti gli spettri
della speculazione del mercato della biomasse, delle multinazionali
della agro-chimica industriale, persino, degli OGM per produzione di
biocarburanti, come quelli di mille speculazioni consuma suolo.
Tutto quanto scoperto e diffuso in rete dai cittadini in pochi giorni,
è impressionate. I legami di accordi e convegni di diversi enti ed
associazioni di categorie, scese in scena in questi giorni, con le ditte
delle industrie che speculano sulle biomasse; il finanziamento delle
ricerche di università d’oltre oceano, oggi coinvolte nella questione
Xylella in Puglia, da parte di multinazionali della agrochimica e degli
OGM, il progetto Alellyx (che è impressionantemente l’anagramma del nome
Xylella, con cui in Paesi poveri i colossi mondiali delle multinazionali
degli OGM e dei brevetti sulle sementi, son entrare ad egemonizzare le
economie dei paesi del sud America, utilizzando la Xylella, come cavallo
di Troia, per imporre varietà brevettate, presentate come ad essa
resistenti, al posto della tradizione agricola delle locali genti per la
produzione in prevalenza di bioetanolo); ecc.
Ora, di fronte agli olivi che risorgono più onorevole sarebbe un
“scusate ci siamo sbagliati!”, invece crediamo sia anche possibile
assistere ancora a disonorevoli arrampicate falso-scientifiche ed
illogiche sugli specchi! Questa segnalazione poi degli olivi che
risorgono doveva venire data con giubilo da quegli stessi tecnici, ma
invece … nulla, e come sempre devono essere giornalisti attenti e
cittadini a colmare queste preoccupantissime mancanze!
Sia questa l’occasione per fare rinascere nel segno della salubrità il
paesaggio pugliese, all’insegna delle pratiche virtuose e dei principi
che abbiamo raccolto nel “Manifesto per l’urgente riconoscimento del
vasto ecosistema dell’uliveto quale Agro-Foresta degli ulivi di Puglia!”
La Regione Puglia deve d’urgenza fermare i 2 milioni di euro stanziati
ai consorzi di bonifica, nel quadro della quarantena, per il biocidio
della flora dei canali, che son i rivi, i fiumi di Puglia, dove vi è il
rischio non solo del taglio meccanico dei canneti, che rinascono, ma
anche dell’uso della chimica ad avvelenamento immorale di suoli, aria,
ed acqua, intollerabile, e il serio rischio di taglio eradicativo degli
alberi ripariali, protetti, che con le loro radici trattengono gli
argini terrosi degli stessi rivi.
Quei soldi siano ridestinati ad opere di rimboschimenti con piante
autoctone naturali NO OGM , magari da fare eseguire ad enti pubblici
(eventualmente anche gli stessi) e privati! Come agli orti botanici
universitari, e alla Forestale! Più alberi sui canali, non
l’eradicazione degli esistenti che finirebbero come biomassa chissà
dove, spacciati anche come lucroso rifiuto che non sono!
Il vero problema principale e precedente da risolvere è l’uso della
chimica nell’olivicoltura che va risolto imponendo la conduzione
dell’oliveto all’insegna delle filosofie del biologico e delle buone
pratiche agricole. Ed oggi, invece, si voleva persino aggiungere chimica
a chimica (quando una delle potenziali cause che può rendere un agente
da endofito e innocuo a patogeno è proprio lo stress chimico!).
Il danno di immagine all’economia salentina creato da questi
irresponsabili nel “mal affaire Xylella” è immenso ed inquantificabile,
ma è l’ultimo dei problemi oggi, e siamo certi sarà risolto in breve
tempo, ora che la stessa Natura, come sempre, dopo le copiose piogge
autunnali, ha smascherato il piano di ecatombe biocida che, taluni,
stavano portando avanti, progettando di fare di 10.000 ettari di
Salento, e forse oltre, letteralmente “tabula rasa”!
Forum Ambiente Salute
forumambientesalute@gmail.com
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