venerdì 18 settembre 2015

un Sud

Sergio Spatola  Headshot

Il Sud che c'è

Pubblicato: Aggiornato: 
TERRAFERMA
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Attorno alla parola "piagnisteo" si è consumato, prima della pausa agostana, il confronto a distanza tra Saviano ed il Premier Matteo Renzi alla luce dei dati diffusi dallo Svimez che tratteggiano un divario economico sempre maggiore tra Nord e Sud del Paese. Il rapporto Svimez, tuttavia, rompe il fronte di crisi graniticamente inteso: ci sono delle aree che potrebbero dare un contributo forte ad un'inversione netta di tendenza. È l'altro Sud, che raccoglie quasi 1.000 centri urbani, per 6,8 milioni di residenti in aree (i Siil - sistemi locali di lavoro) dove si registra un forte fermento economico.
L'Istat, peraltro, diffonde un quadro incoraggiante grazie a un saldo occupazionale positivo di 44.000 posti in più con un +2,1% al Sud pari a 120.000 unità. Da Bagnoli a Taranto non si può certo dire che il governo si sia disinteressato anche perché dal riscatto del meridione dipendono le sorti dell'intera penisola. Difficile dimenticare l'eco dello sciopero che a Pompei ha bloccato centinaia di turisti in fila, nel luglio scorso, così come le tante denunce di incuria o la cronica inefficienza dei trasporti e delle infrastrutture: l'elenco degli sprechi - dai 25 custodi, dipendenti della Regione Sicilia, che non hanno garantito l'apertura domenicale del Museo del Satiro di Mazara, ai 66 funzionari addetti alla casa museo di Pirandello che fa incassi estremamente magri nonostante i costi - è lunghissimo, ma va detto che esiste un Sud che il Pil non sa raccontare.
I dati "ammiccano" ad un Mezzogiorno cuore dell'area euro mediterranea e ricchezza inesauribile di possibilità che, proprio per i dati negativi, occorre organizzare e non demonizzare garantendo attenzione alle potenzialità e alle ricchezze al pari delle denunce. In attesa delle ulteriori misure che verranno adottate, è essenziale comprendere su quale tipo di sviluppo puntare, nel quadro di un nuovo sistema di welfare capace di ridisegnare il rapporto tra pubblico e privato.
Concluse le fallimentari esperienze dello Stato imprenditore e di quello pianificatore, che ha finito per aggravare la già bassa efficienza e produttività della P.A, la rinascita meridionale passa dalla riorganizzazione di un comparto pubblico che garantisca legalità, rilanci le infrastrutture e si riorganizzi in maniera efficiente e capace di stimolare imprenditorialità (basti pensare alla leva del credito ed alla semplificazione burocratica), creatività ed eviti l'emorragia di competenze in fuga da territori che non offrono né opportunità né speranze per il futuro.
Non è una questione di valore assoluto quando si parla di burocrazia: il 33% dei 3.500.000 di dipendenti pubblici può essere una cifra equilibrata a patto di non inserirla in un contesto confuso, colluso con la criminalità organizzata e che non ha ben chiare né le responsabilità né gli assi strategici su cui puntare per creare sviluppo e non cedere alla mera assistenza. Il grande patrimonio di cultura, saperi, base di un'industria turistica all'avanguardia è soltanto un aspetto di un rilancio della competitività dei territori fondato su un nuovo rapporto di collaborazione tra Istituzioni ed iniziativa privata. Il ruolo della politica è cruciale se darà slancio alla formazione di una classe dirigente nuova di zecca. Ciascuno, poi, deve fare la sua parte: cittadini, Stato e imprese.
Evidenziare realtà di alto profilo in una rete messa al servizio della crescita di un Sud finalmente competitivo è uno degli obiettivi di Myrrha, un progetto editoriale nato con l'intenzione - condivisa anche da Cantiere Idea - di non far dimenticare l'altra faccia della medaglia. Quella più operosa, nascosta, che quotidianamente da il proprio contributo a terre martoriate e note solo alle cronache nere o quelle che narrano disservizi, dei quotidiani.
Dalle startup innovative ai centri di eccellenza, dalla reinterpretazione delle produzioni tradizionali alla erogazione di servizi qualificati, tante sono le originali esperienze sulle quali accendere i riflettori, grazie ad una serie di interventi. Stimolare un patto tra cittadinanza ed Istituzioni che metta a sistema le esperienze positive maturate e, invertendo la tendenza, renda nuovamente fertile quella tremenda immagine di un terreno, economico e culturale, inariditosi dall'incuria e dal tempo, sul quale poter coltivare il risveglio del Sud.

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